Un fine intellettuale, capace di muoversi tra i potenti con accortezza in un periodo storico complesso. È Baldassarre Castiglione, protagonista della mostra Baldassarre Castiglione e Raffaello. Volti e momenti della vita di corte, inaugurata ieri 19 luglio a Urbino, nelle Sale del Castellare di Palazzo Ducale.

 

Castiglione è stato una figura centrale per la cultura del Rinascimento. Se l’alta società del XVI secolo ebbe infatti un esclusivo modello comportamentale da seguire è merito soprattutto del suo scritto Il Cortegiano, uno dei primi grandi libri moderni, edito a Venezia nel 1528 e presto tradotto in tutta Europa, nelle principali lingue nazionali, spagnolo, portoghese, francese, inglese, tedesco e polacco.

 

Un’opera che ha dato e dà ancora oggi fama al suo autore, limitandone tuttavia la grandiosità. Mantovano di nascita ma urbinate d’adozione, è proprio la città marchigiana a omaggiarlo con una mostra curata da Vittorio Sgarbi ed Elisabetta Soletti, in programma fino al 1° novembre.

Raffaello Sanzio, Ritratto di Baldassarre Castiglione (1516-19). Riproduz, laboratorio restauro Factum Arte - Adam Lowe

L’esposizione si divide in sette sezioni all’interno delle quali è possibile soffermarsi sul valore di opere di spessore, in grado di raccontare a tutto tondo un’intera epoca nei suoi più vari aspetti: manoscritti in antiche edizioni ma anche abiti per feste, riferimenti a tornei, parate, armi e musica. Con un notevole arricchimento, inoltre, offerto da soluzioni multimediali che consentono al visitatore di cogliere ulteriori chiavi di lettura, attraverso stimoli visivi, sonori ed emotivi.

 

La mostra restituisce così una visione complessiva di Castiglione, affiancandolo l’umanista a volti altrettanto affascinanti del suo tempo, da Leone X a Pietro Bembo, oltre ad artisti come Tiziano, Leonardo e soprattutto Raffaello, un genio della pittura che merita ulteriore rilievo a 500 anni dalla morte.

 

«Unire i nomi di Raffaello e di Baldassarre Castiglione – sostiene la curatrice Elisabetta Soletti – significa dare il giusto rilievo al fondamentale contributo del sommo artista e del grande scrittore nella creazione del mito di Urbino e della sua corte nei primi decenni del Cinquecento. A entrambi infatti si deve l’affermazione del primato culturale del Rinascimento italiano in tutta Europa».

Raffaello Sanzio, La Muta (1507), olio su tavola, Galleria Nazionale delle Marche, Urbino