I vigneti sono un microcosmo, la loro evoluzione determinata dalla natura ne decide, insieme alla mano dell’uomo, la qualità. Questo è il principio sul quale si basa Gilfenstein, prima idea, divenuta progetto e oggi realtà di produzione vinicola in Alto Adige.
Il tutto nasce da due amici, protagonisti del vino, Helmuth Koecher, detto anche “The Winehunter”, fondatore del Merano Wine Festival, e Roberto Di Toro, da tre decenni sempre in posizioni di rilievo nel settore vinicolo.
L’idea, che nasce anche da un viaggio nella regione del Bordeaux, è semplice: selezionare piccole parcelle di vigneti di altissima qualità, coltivarne le uve insieme a un enologo di fiducia e al proprietario e vinificare la massima qualità possibile.
Pinot Nero, Sauvignon, Pinot Bianco, Lagrein e l’aromatico Gewürztraminer sono i vitigni, i numeri sono piccoli, al massimo cinquemila bottiglie per tipologia, il risultato è uno stile sartoriale di grande eleganza e altissimo livello enologico.
«L’essenziale è invisibile agli occhi», scriveva Antoine de Saint-Exupéry ed è proprio il Piccolo Principe il riferimento letterario dell’approccio di Gilfenstein.
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