Riceviamo dal professor Alberto Brandani questa riflessione che condividiamo con i nostri lettori.
Dobbiamo esser grati a tanti giornalisti che in questi tempi calamitosi ci illuminano con le loro analisi e le loro osservazioni. Da Ernesto Galli della Loggia al coraggioso Pierluigi Battista e al sulfureo Aldo Grasso. Ma due su tutti ricevono la nostra benevola gratitudine: Massimo Gramellini e Mattia Feltri. Con i loro pensierini mattutini dissacrano le ampollosità, ironizzano al meglio, ridicolizzano quanto basta. Il tutto in modo comprensibile a qualunque lettore. I loro pezzi, credetemi, sono imperdibili. Ne cito solo due tanto per capirsi: I delitti del telo da spiaggia di Gramellini e Il tempo della corrida di Feltri. Ma tant’è, sono un po' come gli episodi del celeberrimo Commissario Montalbano, tutti penetranti, acuti, esemplari. Nel 430 a.C. Tucidide descrivendo la peste ad Atene scriveva grosso modo ”che di tutto il male la cosa più terrificante era la demoralizzazione da cui venivano prese le persone” e il conseguente montare di rancore e di panico. Mi pare che da allora poco sia cambiato e allora ancora grazie ai loro mattinali. Avrebbero avuto l’ammirazione di Giovenale ma in tempi, ahimè, più modesti si debbono contentare di quella di noi comuni mortali.
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