Un concerto di Time in Jazz 2019 a piazza del Popolo, Berchidda

Nonostante i tempi segnati dall’emergenza sanitaria, dal 9 al 16 agosto torna Time in Jazz, il festival che anche quest’anno è pronto a inondare Berchidda (SS) e i comuni limitrofi con 60 eventi, 150 musicisti, presentazioni di libri, mostre, progetti green e per bambini. Ce ne parla il trombettista Paolo Fresu, organizzatore della kermesse nel suo paese natio.

 

Quando hai deciso di confermare l’evento?

Nella mia testa anche un po’ prima dell’apertura decisa dal premier Giuseppe Conte. Volevamo dare un segnale positivo. È una sfida coraggiosa e a noi il coraggio non manca.

 

A cosa avete dovuto rinunciare?

Non vedremo il sassofonista statunitense Archie Shepp, una delle icone del jazz, e i 100 Cellos, i violoncellisti capitanati da Giovanni Sollima con Enrico Melozzi. Per il resto il

programma è confermato al 90%.

 

Il minimo comun denominatore di questa edizione?

L’italianità, per ovvi motivi. E questo non ci dispiace: può diventare una vetrina per talenti meno conosciuti.

 

Ci sono anche momenti dedicati ai più piccoli…

Sono appuntamenti mattutini e pomeridiani curati dagli artisti Debora Mancini e Daniele Longo, che preparano una serie di progetti dedicati all’infanzia, in un luogo all’aperto, coinvolgendo anche le famiglie. Stefano Baroni, invece, darà vita a un drum circle, laboratorio di brani in tempo reale, mentre Danilo Mineo e Roy Paci lavoreranno su un programma dedicato a musica e ambiente, che svilupperemo

anche nelle scuole, a settembre.

Paolo Fresu, photo by Roberto Sanna

E proprio al tema green voi siete molto affezionati…

Sì, è una tematica cara al nostro festival, seguito da quasi 35mila persone. Abbiamo una mensa a chilometro zero, utilizziamo materie che non contengono plastica, riflettiamo sull’imbottigliamento dell’acqua. E tutti i concerti – a eccezione di quelli nella location principale – sono alimentati con energia solare.

 

A questo proposito, chi ascolteremo in piazza del Popolo?

Apro io, poi ci sarà Rita Marcotulli col trio italiano, anche se avrebbe dovuto partecipare con un bellissimo progetto su Caravaggio, assieme ad artisti internazionali. Si esibirà la cantante Cristina Zavalloni, sentiremo il Voodoo Sound Club di Guglielmo Pagnozzi con Roy Paci. E le Connections suonate da Fabrizio Bosso e Rosario Giuliani.

 

Che mi dici, invece, degli concerti nei comuni circostanti?

Ci saranno la voce di Karima e il pianista e fisarmonicista Antonello Salis, che quest’anno compie 70 anni. E poi tanti altri della mia etichetta discografica. Da non perdere Daniele Silvestri con un progetto dedicato a Fabrizio De Andrè.

 

Il tema di quest’anno è l’anima.

È quella parte interna degli strumenti ad arco che serve per trasferire il suono e non farne implodere la struttura. Inoltre in Sardegna, quando una famiglia accoglie qualcuno come ospite, si dice che questa persona viene presa “a figlio d’anima”. I 100 Cellos avrebbero dovuto abitare nelle case dei paesani. L’idea che i violoncellisti sarebbero andati tra le famiglie del luogo ricalcava quel concetto, sottolineato dal fatto che ci entravano con uno strumento dotato di anima. Questa cosa non è stata possibile per rispettare il distanziamento, ma il tema ci è sembrato ugualmente molto

attuale in questo momento.