Illustrazione di Chiara Fagioli

Tutte le mattine, per cinque giorni alla settimana, mi sveglio prima dell’alba per andare a lavorare nella grande metropoli, in uno di quei giganteschi palazzoni che sempre più spesso sorgono in periferia per raccogliere grappoli di uffici come un alveare le celle delle api. Tutte le mattine i miei colleghi si stupiscono che, nonostante la levataccia, il mio viso sia disteso e riposato, il mio umore legge­ro, il mio attivismo solerte. Loro non lo sanno, ma ho una picco­la complicità con il treno regionale delle 6:28. Ogni mattina ar­rivo alla mia stazioncina qualche minuto prima della partenza. È fondamentale per conquistare l’unico posto singolo del vagone:il primo sulla destra. E appena mi siedo comincia il viaggio. Dopo pochi minuti, dal finestrino vedo il primo centro abitato. Riconosco il Tower Bridge: è Londra. Per un attimo intravvedo anche Westminster, ma il treno sfreccia veloce nella campagna. Tra gli alberi vedo spuntare una struttura in ferro scuro che si fa sempre più alta, slanciata, enorme. Ma sì: è la Tour Eiffel. Ciao, Parigi, prima o poi scenderò qui da te. Una torsione del collo per scorgere la basilica del Sacré-Coeur sulla collina di Montmartre, ma mi basta rigirare la testa per incocciare le Pi­ramidi che si precipitano verso di me. È troppo veloce questo treno; dal finestrino mi passano davanti agli occhi New York con il Chrysler, San Francisco con il GoldenGate, la Ginza di Tokyo, finanche la Grande Muraglia cinese che accompagna, interminabile, gli ultimi minuti del mio viaggio. Sono le 7:43. Mi sveglio, scendo dal treno e vado in ufficio.

Umberto Cutolo, giornalista e scrittore.  È stato direttore dell'Adn Kronos e dei mensili dell'Automobile Club d'Italia. Ha pubblicato saggi e romanzi, ultimo dei quali Omicidi all'acqua pazza.