In apertura, Il filo della bellezza (1963) di Luciano Ori. Prato, Collezione Palli

Il Gruppo 70, sodalizio artistico nato nel Secondo dopoguerra nel contesto delle neoavanguardie, è al centro della rassegna «La poesia ti guarda». Omaggio al Gruppo 70 (1963-2023) alla Galleria d’arte moderna fino al 5 maggio. La mostra, organizzata in occasione dei 60 anni dalla fondazione del movimento, ricostruisce le modalità espressive degli artisti, con particolare riferimento alle tecniche predilette dal gruppo. Nella loro ricerca, la ricombinazione di materiali testuali e iconografici attraverso il collage e il fotomontaggio dà corpo a poesie visive, da leggere e guardare contemporaneamente. Parti di giornali, pubblicità e segnaletiche stradali vengono mischiate per creare opere verbo-visuali in grado di veicolare messaggi eversivi, in sintonia con l’emergere di alcuni temi sociali all’interno del dibattito pubblico.

 

Il percorso espositivo si concentra sulle opere degli anni ’60 e ’70 con un particolare richiamo al periodo 1963-1968, in cui si collocano i due convegni fondativi fiorentini Arte e comunicazione Arte e tecnologia, fondamentali per comprendere il retroterra teorico del gruppo e l’intenzione di immettere l’arte nel più ampio territorio della comunicazione, in un confronto diretto con la modernità.

Le opere esposte testimoniano il lavoro di artisti come Eugenio Miccini, Lamberto Pignotti, Ketty La Rocca, Lucia Marcucci, Luciano Ori, Roberto Malquori e Michele Perfetti. 

Appendice per una supplica (1971) di Ketty La Rocca Prato, Collezione Palli

Appendice per una supplica (1971) di Ketty La Rocca. Prato, Collezione Palli

Alcune di queste riflettono sull’immagine femminile, in sintonia con l’emergere delle tematiche di genere nel dibattito pubblico: Pignotti rappresenta con ironia la famigliola borghese con i suoi ruoli ben stabiliti e demolisce con la risata di Marylin i fanatici dei muscoli; Marcucci deride il mito machista e i simboli del benessere, Ori prende di mira l’imperativo della bellezza a tutti i costi.

 

Diverso l’approccio di Ketty La Rocca che si concentra prevalentemente sulle componenti del linguaggio, riflettendo sull’equivocità semantica e sulla sequenza di progressiva astrazione simbolica oggetto-linguaggio-concetto mentre in Appendice per una supplica del 1971 rende le proprie mani un medium nuovo, un lessico senza alfabeto che, esprime l’urgenza del raccontarsi come artista e come donna. 

 

Completano l’allestimento i contributi sonori e video che, oltre a rendere la mostra spiccatamente multimediale, testimoniano la sperimentazione nell’ambito della poesia sonora, del video e della cinepoesia. A corredo, infine, una selezione di documenti dell’epoca, manifesti, locandine, inviti, brochure, riviste, saggi, e di libri d’artista che vogliono restituire il contesto storico e le premesse teoriche del gruppo, testimoniandone la poliedrica attività anche nell’ambito di importanti manifestazioni e rassegne pubbliche.