Materiali poveri come cemento, ferro, lamiera per un progetto site specific dal 10 settembre al 7 novembre alle Gallerie d’Italia – Piazza Scala. È la mostra Francesca Leone. Ulteriori gradi di libertà, nella città che resiste a cura di Andrea Viliani. L’esposizione prevede opere dell’artista capitolina realizzate ricomponendo materie logorate e abbandonate con la loro magnificenza e forza perduta o con i contenuti che avrebbero preso.
La Leone impiega ogni particolare della forma della sala come per gettare le basi di un’architettura ulteriore, che celebra e crea un disegno che non rifiuta il presente, ma non si rassegna a esso. Una opposizione rispetto alla metropoli globalizzata, digitale, sporcata, malata, atterrita o distaccata, spogliata e reazionaria in cui si sopravvive.
L’allestimento della esposizione esibisce otto opere di Francesca Leone in dialogo con due opere di Mimmo Rotella e Ugo La Pietra, che esprimono una visione e un’esperienza simili nell’esperimento di ricreare la realtà intorno a noi. Si tratta di grandi installazioni di lamiera, cemento, ferro. Sono i materiali di scarto che la città lascia dietro di sé quando cresce e cambia repentinamente. L’artista raccoglie le lamiere abbandonate dai cantieri smontati e le ricuce, le salda, le dipinge. Rende questo scarto protagonista di qualcosa di nuovo e artistico.
Tutti i lavori di Francesca Leone tentano di far convivere più aspetti, più visioni ed esperienze fra loro, a cominciare dall’architettura che partecipiamo con loro ma, al contempo, non l’accolgono: scalpellano la realtà in tutte le declinazioni che raffigura. Opere che rivendicano la durevolezza della libertà che, quando non è concessa, è comunque ancora possibile, continuando a ricordare e reinventare le tante storie di un mondo resiliente.
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