Raccontare il Friuli in un bicchiere, seguendo il paesaggio sonoro di uno spartito. Da questi spunti nasce 15 anni fa EnoArmonie, stagione di concerti in cui si degusta con naso, palato e orecchie, oltre che con gli occhi. Sì, perché per ogni appuntamento questa rassegna fa tappa in un luogo speciale, testimone della storia familiare e culturale di una regione così ricca, ancora, di bellezza nascosta. Con un comodo portabicchiere si partecipa a tre manche di degustazione ascoltando un programma musicale introdotto da un enorelatore, una trentina in tutto scelti tra le voci delle trasmissioni radiofoniche più seguite, naturalmente anche per l’esperienza e la passione verso il buon vino friulano.

 

L’idea è nata nel 2006 dall’incontro tra il musicologo Umberto Berti e il musicista Andrea Rucli, che da allora è direttore artistico della rassegna. «È profondo il senso di appartenenza alla mia terra, a questi luoghi di confine che ci hanno resi anche molto liberi, aperti all’incontro con il nuovo e il diverso. EnoArmonie rappresenta proprio questo: il luogo di confronto tra linguaggi differenti, la musica e il vino, i paesaggi friulani e i suoi idiomi».

 

Dal 2007 l’associazione Sergio Gaggia si prende cura della delicata macchina organizzativa di questi concerti enologici, circa 80 in 40 luoghi diversi, che ogni anno si rinnovano da gennaio ad aprile. I calici sono riempiti dall’immancabile gentilezza di Silvia Dreossi, che cura personalmente la preparazione delle sale e dei bicchieri e l’accoglienza del pubblico. Ma, oltre alla musica, sono protagoniste anche le famiglie che hanno fatto la storia del miglior vino friulano. Ogni concerto sinestesico racconta una vigna e un albero genealogico, come nel caso dei Perusini, tra i 50 happy few iscritti da Veronelli nel gotha dei vignaioli storici italiani.

 

A Corno di Rosazzo, in provincia di Udine, Teresa, di nobili origini, dirige l’azienda di famiglia con eleganza antica. Docente universitaria di Storia dell’arte, presidente delle Dimore Storiche del Friuli e viaggiatrice, è anche un’appassionata iticultrice, raccogliendo l’eredità di nonno Giacomo e del padre Giampaolo, ora tramandata ai figli Carlo, Tommaso e Michele. «Siamo nemici del gusto internazionale, dei vini uguali in qualunque Paese e crediamo che le aziende familiari debbano preservare i vitigni autoctoni». Come il Picolit, che Giacomo Perusini reimpiantò nei colli orientali, e che ogni anno vince premi sulle guide più importanti.

 

Poi c’è Elda Felluga. Nel nome del padre Livio, insieme ai fratelli Maurizio, Andrea e Filippo, prosegue l’antica tradizione enoica di famiglia. Moderna, entusiasta e appassionata, si dedica a progetti culturali e di valorizzazione del territorio. «Impossibile parlare di noi senza ricordare nostro padre, il Patriarca», racconta Elda. «Oltre 60 anni fa decise di fondare l’azienda partendo dalle colline di Rosazzo, dove sorge l’omonima Abbazia dell’XI secolo.

Lungimirante e visionario, ha saputo guardare lontano: a lui si deve la rinascita della collina friulana quando, alla fine degli anni ’50, era in totale abbandono». Il forte legame della cantina Livio Felluga con la terra è visibile anche nella famosa etichetta che contraddistingue il suo marchio, «una carta geografica ispirata a un’antica mappa del territorio, a indicare le zone di provenienza dei nostri vigneti». Un simbolo di qualità che oggi viaggia in oltre 70 Paesi con vini come il Terre Alte, che dal 1981 ha segnato la storia dei grandi bianchi italiani riscuotendo premi e riconoscimenti internazionali.

Tra i protagonisti più innovativi di EnoArmonie c’è la nuova generazione dei Pitars, così sono chiamati in friulano i fratelli Nicola, brand ambassador, e Stefano Pittaro, winemaker (rispettivamente 37 e 36 anni). Un’altra storia di famiglia intrapresa da un memorabile vignaiolo, il bisnonno Romano. Una famiglia le cui tracce sono documentate a San Martino al Tagliamento (PN) sin dal 1644, villaggio che guarda dall’altra sponda la capitale del prosciutto, San Daniele.

«La naturale ventilazione veicolata dalle Alpi attraverso il fiume ha fatto la fortuna del famoso prosciutto e dei nostri vigneti», spiega Nicola. Così i Pitars sono tra i bianchi più premiati del Friuli, come il Tureis, insignito della gran medaglia d’oro al Concours Mondial de Bruxelles, e il Sauvignon Braida Santa Cecilia, premiato quest’anno come migliore italiano e tra i primi sei al mondo al Concours Mondial du Sauvignon.

 

«Siamo un’azienda che ha un percorso avanguardistico di sostenibilità: la nostra sede è conosciuta come il più grande edificio  di bioedilizia del Friuli». Settanta in totale le aziende vinicole partner fino a oggi di EnoArmonie, 80 i concerti in programma in oltre 40 luoghi del Friuli, soprattutto nella provincia di Udine, ma anche in quelle di Gorizia e Pordenone. La stagione 2020 ha debuttato il 26 gennaio nella Cantina Jermann a Ruttars  (GO), con musiche di Mahler e Mendelssohn e continua con una serie di appuntamenti fino ad aprile.