Ma un poeta muore mai, veramente? O non è vero che resta vivo - e per sempre - nel cuore di chi lo ha letto e amato e ne ha trasmesso nel tempo le parole? E non è vero che queste parole sono un impasto di ricordi, di sentimenti, di pensieri, di sensazioni, di emozioni che alla fin fine costituiscono - loro - l’essenza più autentica e dunque la vita stessa di un poeta, anche dopo la sua morte? E, dunque, cosa importa dove sono sepolti? Cosa conta se sui loro resti mortali si protende un angelo in preghiera, si stende una lastra di marmo, si abbarbica un getto d’edera?  

Eppure quell’angelo o quella lastra o quell’edera continuano a trasmettere - a chi si sofferma davanti alla tomba - ricordi, sentimenti, pensieri, sensazioni, emozioni che vanno al di là del tumulo. Ne è la dimostrazione Qui giace un poeta. 60 visite a tombe d’artista, Jimenez edizioni, in cui più di cinquanta autori italiani e stranieri (scrittori, artisti, editori, giornalisti, librai, blogger) raccontano i loro pellegrinaggi fino ai sepolcri dei loro poeti più amati.  Poeti e non solo: una sezione è dedicata alle coppie indivise finanche nella tomba (Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir, le sorelle Brontë, Abelardo e Eloisa) e una a chi poeta lo è stato nella vita senza mai scrivere un verso (Ayrton Senna e non solo).

E allora incontriamo Massimiliano Governi sulla tomba di Sandro Onofri, Daniele Mencarelli sulle tracce di Camillo Sbarbaro, Barry Gifford tra i cimiteri di Parigi e Venezia, Matteo Trevisani in ricordo di Giordano Bruno, Giovanni Dozzini in cerca di Elio Vittorini, Tyler Keevil tra le brughiere gallesi con Dylan Thomas, Nicola Manuppelli sulle tracce di William Butler Yeats e molti altri autori per molti altri artisti. 

Ognuno scrivendo a modo proprio. Ne viene fuori un volume che si può leggere «come una guida di viaggio, una raccolta di racconti, un atto d’amore», secondo quanto recita la presentazione. E, chiusa l’ultima pagina, tutto diventa chiaro: i poeti non muoiono mai perché parlano per sempre al nostro cuore non solo con le parole che hanno scritto, ma soprattutto con le emozioni che hanno suscitato - e continuano a suscitare - in noi.