In cover, Quirinale di Bruno Vespa, edito da Rai Libri, pp. 256 € 20
Bruno Vespa, scrittore versatile e poliedrico come pochi altri nel panorama italiano, accompagna le stagioni della nostra vita con libri sempre stimolanti. Miniere di informazioni, aneddoti, ritratti. In attesa del volume finale della grande trilogia sul Fascismo, che tirerà il bilancio complessivo del ventennio mussoliniano, in Quirinale traccia la storia di 75 anni di Repubblica italiana.
A ogni presidente è dedicato un capitoletto pubblico e un’appendice privata, attraverso un periodare semplice e accattivante e, soprattutto, universalmente comprensibile. Nessuna finalità didattica nell’esporre la vita e le opere dei presidenti della Repubblica italiana. Ma la cosa sbalorditiva è che ciò, comunque, si realizza: Vespa fa conoscere ai giovani sprazzi di storia, fa riflettere gli adulti e fa ricordare i più grandi di età (come si dice a Livorno).
Due sono le cose che più colpiscono: il dramma del presidente Leone, completamente innocente e aggredito da una campagna di stampa falsa e diffamatoria, insieme alla bellissima moglie Vittoria – Vespa tratta questo personaggio femminile con le sue pennellate migliori – e il fastidio o l’ostilità che ben tre capi dello Stato hanno nutrito verso Silvio Berlusconi.
La carrellata sui presidenti inizia con Enrico De Nicola, il primo della storia repubblicana, che non concesse subito la sua adesione. Fu quindi la volta di Luigi Einaudi, che aveva votato monarchia nell’ultimo referendum. Grande economista, riuscì a garantire un bilancio dello Stato in perfetto equilibrio (come dopo di lui non è più successo). Poi Antonio Segni, con il primo Governo di centrosinistra presieduto da Aldo Moro. E Sandro Pertini, che continuò ad abitare nel suo appartamento in affitto nel centro di Roma. Vespa lo chiama “il Gian Burrasca del Quirinale”, per le sue popolarissime intemperanze.
Giuseppe Saragat, tirannico e presuntuoso: rientrò in Italia dopo la caduta di Mussolini e si adoperò sempre per l’unità socialista e un accordo con il Pci. Francesco Cossiga, il “picconatore”, con il quale Vespa, in qualità, all’epoca, di direttore del Tg1, ebbe scontri accesissimi, in contrasto con la profonda amicizia che nacque fra le rispettive famiglie. Carlo Azeglio Ciampi, l’uomo dell’euro, e Giorgio Napolitano, decisamente interventista, l’unico a essere stato rieletto due volte. Infine, Sergio Mattarella, il “nostro” presidente.
Esponente della corrente democristiana che si rifaceva a Moro, uomo riservato e schivo, ha saputo imporsi con determinazione di fronte a tre crisi di Governo durante il suo settennato. Memorabile il suo discorso a reti unificate dello scorso febbraio: «Avverto il dovere di rivolgere un appello a tutte le forze politiche affinché conferiscano fiducia a un Governo di alto profilo non politico, che faccia fronte subito a gravi emergenze non rinviabili». Un appello a cui tutti hanno risposto sì.
Accanto a ciascun presidente, una figura femminile: le mogli, mai scialbe o banali. Indimenticabile Carla Voltolina Pertini, che non usò mai il cognome del marito: proseguì la sua carriera di dottoressa in psicologia e stabilì con il presidente che il Quirinale avrebbe dovuto essere solamente il suo ufficio. E Vittoria Leone, la bellissima e corteggiatissima first lady che fu sempre perseguitata da una stampa scandalistica irrispettosa. Poi, Ida Pellegrini Einaudi, che s’innamorò, ricambiata, del suo professore. Donna semplice, schietta e generosa, mise a disposizione dei bisognosi un terzo delle dotazioni annuali del presidente. E Franca Ciampi, che conobbe Carlo Azeglio sui banchi di scuola. S’innamorò dei suoi capelli biondi e degli occhi azzurri e dopo la guerra si sposarono.
A gennaio scadrà il mandato di Mattarella e sarà eletto un nuovo capo dello Stato. Ancora non lo conosciamo, ma una cosa è certa: chiunque salirà al Colle supremo saprà rendersi garante della nostra Costituzione.
Articolo tratto da La Freccia
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