Foto e testo di Carlos Solito
NEL NOME DEL PADRE
E se guardo un ulivo,
metto i palmi su naso e bocca
chiudo gli occhi
e guardo mio padre
che sapeva ficcare i piedi nella terra
e stare bene contro il vento
a frugare nelle tasche del maestrale
per cucirmi le ali sulle scapole.
Queste ti serviranno, diceva.
Quando cadrai, perché cadrai,
toccati dalla testa ai piedi,
fallo in ogni piega del tuo corpo
in ogni epoca della tua esistenza
in qualsiasi stanza.
Svuota tutti i ricordi
assediati dalla rabbia,
dalla ribellione
dagli abbracci
dai pugni stretti
dai respiri stretti
dalle parole morte sul ciglio dei denti stretti.
Rimetti insieme i nostri fiati
tra i giorni i mesi gli anni,
ricuci il sentiero dei nostri passi
e torna a me.
Se guardo un ulivo,
chiamo in silenzio
col pomo d’Adamo che annega nella saliva,
col profumo di olio extravergine che svergina le narici.
E mi tocco lo sterno,
la valle del petto
nella quale il mio amore per te scende dolce
tra le costole
fino all’imbuto del cuore
oltre il quale riempie la damigiana della mia coscienza.
Auguri papà.
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