Medici che usano la stessa mascherina per settimane, infermieri con turni oltre le 12 ore. Con l’emergenza Coronavirus è sempre più difficile per gli ospedali reperire i dispositivi di protezione individuale. Alla richiesta d’aiuto le case di moda d’Italia e del mondo rispondono.

 

Ermanno Scervino ha deciso di venire in soccorso alla comunità: le sue sarte si dedicano alla produzione di mascherine e camici che verranno distribuiti gratuitamente nelle strutture sanitarie regionali. Toni Scervino, amministratore delegato della maison, ha dichiarato all’Ansa «Le nostre sarte erano a casa per precauzione, abbiamo chiesto loro se volessero fare volontariato per produrre mascherine, camici e cuffie, e hanno aderito tutte, anche le loro vicine di casa. Per noi è un grande orgoglio». Il brand toscano ha risposto all’appello della Regione e il materiale utilizzato è il tessuto non tessuto (Tnt), il cui impiego è indicato dalle amministrazioni sulla scorta delle analisi di laboratorio condotte da PontLab e dall'Università di Firenze. Il Tnt viene fornito da aziende di Prato: tutti i giorni gli incaricati di Scervino portano le pezze, gli elastici e i ferretti a casa delle sarte, ritirando nell'occasione anche i dispositivi già realizzati, destinati alle aziende sanitarie e alle residenze sanitarie assistenziali della Toscana.

In apertura e sopra le sarte della maison Ermanno Scervino

Anche Prada, sempre su richiesta della Regione Toscana, ha avviato la produzione di 80mila camici e 110mila mascherine da destinare al personale sanitario del territorio, con un piano di consegne giornaliere che termineranno il 6 aprile.

 

E ancora Gucci sta preparando nei suoi stabilimenti oltre un milione di mascherine e 55mila camici per gli ospedali italiani, Armani converte i propri stabilimenti nella produzione di camici monouso, il gruppo Miroglio ha intenzione di produrre 100mila mascherine alla settimana e allo stesso modo la S.p.A. padovana Plissè, proprietario dei marchi Made in Italy Beatrice .b, Sfizio e Smarteez, ha deciso di mettere a disposizione le proprie risorse per intraprendere la produzione di mascherine e camici da sala operatoria. «Siamo di fronte a una delle più grandi sfide mai affrontate, ma la nostra natura ci porta a non arrenderci» afferma Morena Bragagnolo assieme a Paolo Mason, Amministratori Delegati e Fondatori del Gruppo. «Vogliamo aiutare il nostro paese: per noi il Made in Italy non si traduce solamente nella qualità dei nostri prodotti, ma anche nell’amore e rispetto verso le persone».

 

Infine anche Calzedonia ha convertito tre stabilimenti nella produzione di camici e dispositivi protettivi e ha già donato al Comune di Verona 5mila mascherine.

La produzione di mascherine del gruppo Plissè

Oltralpe il brand francese per l’infanzia Petit Bateau ha collaborato con altri produttori tessili per mettere a disposizione della Regional Health Agency (ARS) mascherine protettive.

 

In Spagna il brand Mango ha offerto il proprio aiuto: «Nei prossimi giorni doneremo 2 milioni di mascherine ai nostri ospedali. Lo faremo usando il nostro reparto logistico e sotto stretta osservazione delle linee guida del Ministero della Salute», ha fatto sapere una nota stampa del marchio. E sempre in Spagna anche Zara, dopo una prima donazione di 10 mila mascherine, ha accelerato il ritmo di produzione prevedendo di realizzare 300 mila pezzi a settimana.

 

Infine anche H&M fa sapere dal proprio sito che sta rapidamente convertendo la propria filiera di produzione per realizzare dispositivi di protezione che fornirà in tutto il mondo. Anna Gedda, Head of Sustainability H&M Group, ha commentato: «Il Coronavirus sta colpendo in modo drammatico ognuno di noi e il gruppo H&M, come molte altre organizzazioni, sta facendo del suo meglio per aiutare in questa straordinaria situazione. Crediamo che questo sia un primo passo per supportare in ogni modo possibile».