Il viaggio in treno è un’occasione per immergersi nei paesaggi che scorrono oltre il finestrino, mentre il rumore dei binari diventa la colonna sonora del viaggio.

In questa fusione tra movimento e contemplazione, anche i versi poetici ci conducono attraverso un viaggio che cattura le sfumature dell'emozione e della riflessione.

 

Oggi, in occasione della Giornata Mondiale della Poesia, si celebra l'arte della parola esplorando il mondo attraverso i versi. Il podcast di FSNews, "Viaggi di-versi", è nato proprio per far scoprire le bellezze nascoste e far cogliere la poesia che si nasconde dietro ogni curva del binario, garantendo un'esperienza che va ben oltre il semplice spostamento fisico da un luogo all'altro.

 

Il podcast offre un viaggio poetico attraverso le varie sfaccettature della poesia di viaggio, unendo versi classici e contemporanei alla voce coinvolgente di attori e autori. Un'esperienza che invita gli ascoltatori a immergersi completamente nell'ascolto e a lasciarsi trasportare dalla poesia, diventando così un autentico compagno di viaggio.

 

In questa giornata, il viaggio ferroviario viene esplorato attraverso gli occhi dei poeti che si fanno trasportare dalle loro emozioni e riflessioni.

I treni diventano più di semplici mezzi di trasporto; diventano veicoli di esperienza e ispirazione poetica, simboli di innovazione, progresso e trasformazione.

Nella seconda metà del Novecento diventano un elemento distintivo della modernità, rappresentando il dinamismo e la velocità del cambiamento sociale ed economico. 

Non è un caso, dunque, se il poeta Giosuè Carducci, nella sua poesia "Alla stazione in una mattina d’autunno", l'ultima delle "Odi barbare", narra la tristezza e la grettezza della vita moderna simboleggiata dalla stazione ferroviaria. Utilizza la stazione come metafora di un luogo in cui il progresso è associato a un senso di vuoto. Il poeta trae ispirazione da un evento autobiografico del 1873: la partenza di Lidia da Bologna, una donna a cui era molto legato.

 

Eugenio Montale, invece, nella poesia "Addii, fischi nel buio, cenni, tosse", presente ne "Le occasioni", affronta il tema della stazione come luogo di nostalgia e separazione. Racconta la partenza della sua amata Clizia, utilizzando un'atmosfera autunnale e descrivendo i suoni metallici e la folla anonima come elementi che piano piano rinunciano alla propria autenticità.

 

In entrambe le poesie il treno è raffigurato come simbolo centrale del processo di modernizzazione. Nonostante rappresenti l'avanzamento tecnologico e il progresso sociale, le poesie identificano nel treno anche un senso di nostalgia e separazione dalla persona amata. Si avverte, inoltre, un sottile timore nei confronti dei profondi cambiamenti paesaggistici, urbanistici e spaziali causati dalla diffusione della rete ferroviaria nella seconda metà dell'Ottocento, che suscitano sentimenti contrastanti di fascino e inquietudine nei poeti.

 

Differentemente, Giorgio Caproni nel "Congedo del viaggiatore cerimonioso" vede il viaggio in treno come una metafora della vita stessa, in cui si attende la fermata finale. Il viaggio rappresenta un'esperienza introspettiva che si svolge all'interno dell'Io del viaggiatore, riflettendo sui suoi sospiri e sulla sua solitudine. In questo contesto, il treno non è solo un mezzo di trasporto, ma un'ispirazione che facilita la contemplazione e la riflessione.

 

Filippo Tommaso Marinetti nel "Manifesto del Futurismo", invece, esalta “le locomotive dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi”. 

Il treno emerge come un'icona di audacia e avventura, simboleggiando la temerarietà e il coraggio dell'uomo di fronte al futuro. Marinetti esalta la potenza delle locomotive come manifestazione tangibile del progresso tecnologico, rappresentando l'inizio di un'epoca di cambiamento e trasformazione