«Per il Cervino CineMountain, che esiste da 23 anni, non è mai stato così importante esserci. Se esistere è una questione di numeri che si sommano edizione dopo edizione, esserci, nel senso di essere presenti, di accogliere ospiti e pubblico, di favorire gli incontri, come suggeriscono le due silhouettes dell’immagine grafica di quest’anno, è un’altra cosa. Mai come in questo 2020, in cui si è imposta la distanza forzata tra le persone, ridotta solo grazie alla virtualità informatica che ha reso possibile scuola/lavoro/incontri cosiddetti smart, era importante incontrarsi, ovviamente con tutte le precauzioni del caso, ma ritrovarsi comunque» con queste parole i direttori artistici Luisa Montrosset e Luca Bich presentano la XXIII edizione del Cervino CineMountain, festival del cinema di montagna più alto d’Europa dall’1 al 6 agosto 2020 a Breuil-Cervinia e Valtournenche.

 

Anche quest'anno la kermesse attraverso le 26 pellicole in concorso, porta il pubblico sulle terre alte del mondo: dalle Alpi all'Himalaya, dal Medio Oriente alle Ande. Un viaggio verticale tra popoli legati fisicamente e spiritualmente alle montagne, un percorso di connessione con l'anima di ciascuna delle loro culture. Ma il festival è anche un modo per rivivere, insieme ai protagonisti, imprese al limite, salvataggi drammatici, sfide dal sapore di battaglie intime e sociali, conflitti su temi attualissimi come emancipazione femminile, valorizzazione delle culture indigene, connubio sport-disabilità e ritorno alla natura nell'epoca della comunicazione digitale. 

 

I film selezionati sono divisi in due categorie: la prima è con i lungometraggi vincitori dei festival del circuito dell’International Alliance for Mountain Film che concorrono per il Grand Prix des Festivals - Conseil de la Vallée. La seconda riguarda il Concorso Internazionale, con opere italiane e straniere sulle varie sfumature della montagna.

 

Non mancano le matinées letterarie, con le presentazioni delle ultime novità e i grandi ospiti dell’alpinismo e della cultura: da Mauro Corona, nella sua meno conosciuta versione di artista del legno, fino ai protagonisti della storia passata e recente dell’alpinismo sul Cervino come Hans Kammerlander, François Cazzanelli e l’unicità dell’esperienza di Didier Berthod, che ha scelto di abbandonare le rocce per vestire gli abiti talari.