In cover il cast della Caserma
Ventuno giovani tra i 18 e i 23 anni, una location immersa nel verde e la missione di formare un gruppo unito e solidale. Ecco i punti saldi del docu-reality La Caserma, prodotto da Blu Yazmine e in onda su Rai2, ogni mercoledì, nel prime time fino al 3 marzo.
Dopo l'exploit di ascolti della prima puntata, che ha segnato il 9,86% di share, ha raggiunto, con il secondo episodio 1.711.000 telespettatori. A conferma che il format ha fatto breccia nel cuore del pubblico e (soprattutto) dei giovanissimi. Il capo progetto Cristiano Rinaldi, autore di successi come L’isola dei famosi e Pechino Express, spiega che il programma racconta i ragazzi nati dopo il 1995, di cui si parla molto poco in tv: «La Banca d’America ha fatto una ricerca di mercato sulla generazione Z, definendola la più dirompente di sempre. Questi giovani sono cresciuti con Internet, sviluppando un sistema comunicativo molto avanzato, attraverso social media, scrittura veloce e messaggi vocali. Per loro regole e sistemi sono cambiati rapidamente, ma sono ragazzi speciali alla ricerca di un’autonomia intellettuale». In più, si sono dovuti confrontare con le pesanti conseguenze di una pandemia e quindi emerge «un vero affresco di una generazione inesplorata in un momento particolare della nostra storia».
L’intento è di farli rapportare con qualcosa che non hanno mai conosciuto, ma verso cui sono attratti: il mondo militare. «Soprattutto per l’attività fisica e la disciplina tipiche di questo ambito. Non è un caso se molti nuovi sport si rifanno ad addestramenti simili», continua Rinaldi. Che, durante le riprese, ha avuto conferma della straordinarietà di questi giovani: «Ci hanno dato un’energia enorme. Sono intelligenti, maturi, intuitivi e scaltri. Mi ha sorpreso la loro trasformazione, che va di pari passo con la velocità di apprendimento. In poco tempo sono diventanti una squadra capace di interagire in maniera intelligente e logica».
La struttura dove si dipanano le puntate è a Levico, in provincia di Trento, adattata per la trasmissione rispettando tutte le norme previste per l’emergenza sanitaria: «Abbiamo pianificato un isolamento e seguito tutti i protocolli, con tamponi e analisi costanti, così da creare una bolla protetta».
Ci sono poi altri due elementi da sottolineare: «Per la prima volta, un programma del genere non si svolge in estate o in luoghi caldi, ma in inverno in alta montagna. Inoltre, rispetto al format originale Lads' Army, ci siamo concentrati sulle relazioni dei ragazzi che entrano in una realtà diversa, lasciando a casa status symbol e mezzi di comunicazione, cercando di essere autosufficienti e di instaurare nuovi rapporti in una situazione estrema», prosegue l’autore.
Con un ottimo risultato: «Una generazione multitasking, costantemente connessa, scopre la noia e il silenzio, convivendo e comunicando in maniera differente. Nascono racconti e storie che possono sorprendere».
Articolo tratto da La Freccia
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