In cover Laghi di Cancano, in Valtellina: la salita finale della quartultima tappa del Giro 2020

Splende il sole della Sicilia sul Giro d’Italia. Il coronavirus ha spostato in avanti di cinque mesi la corsa della Gazzetta: è stata cancellata la partenza dall’Ungheria, sono stati giorni difficili. Ma come nel 1946 questo filo rosa ha unito l’Italia devastata dalla guerra e portato la luce della speranza sui volti della gente, adesso le 21 tappe diventeranno un viaggio nell’Italia della rinascita, nel Paese che ce l’ha fatta. Con prima tappa in Sicilia, che per la nona volta accoglierà il «via!» del Giro: l’ultima nel 2008.

 

Novant’anni fa, il 17 maggio 1930, i pionieri del Giro attraversarono lo Stretto: tappa Messina-Catania, prima Grande partenza nell’isola. Adesso, sabato 3 ottobre, 176 corridori si lanceranno da Monreale (PA), città fondata dai Normanni e gioiello Unesco, tra il Duomo del 1174 definito «il tempio più bello del mondo» e i mosaici bizantini. Ciclisti e squadre protette da un protocollo sanitario elaborato da Rcs Sport (che organizzala gara) per garantire la sicurezza di una carovana che sposta duemila persone a notte. Sull’isola ci saranno ben quattro delle 21 tappe della corsa che si chiuderà domenica 25 ottobre davanti al Duomo di Milano.

È questa la forza del Giro: indicare una via, sempre. La Valle del Belice, i templi di Selinunte e quelli di Agrigento, l’arrivo in salita sull’Etna a Piano Provenzana (CT) dal versante inedito di Linguaglossa dedicato al ciclista marchigiano Michele Scarponi e, prima di superare lo Stretto, l’omaggio a Vincenzo Nibali a Villafranca Tirrena, nel Messinese: è la tappa dei Due Mari, dallo Ionio al Tirreno, sulle strade di allenamento dello “Squalo” Vincenzo Nibali, l’italiano più vincente dai tempi di Felice Gimondi.

 

Il Giro è viaggio, turismo, storia, costume, tradizioni, gastronomia. È il meglio d’Italia che sale in sella, pedala e scopre nuovi orizzonti. È investimento sulle proprie bellezze, perché ci sono 198 nazioni che nel mondo attendono di vedere in televisione queste immagini. È investimento sulla tecnologia, perché da tre anni la gara dei professionisti viene affiancata dal Giro-E, percorso con le biciclette elettriche a pedalata assistita, vetrina industriale di un mondo sempre più in crescita, che ha rivoluzionato il rapporto con l’ambiente e la mobilità. E, quando si parla di trasporti, non può mancare la partnership con Trenitalia e il Gruppo FS italiane, Official Green Carrier dell'evento, con la prospettiva di un mondo più verde e sostenibile.

La statua di Marco Pantani a Cesenatico (FC)

Non c’è nessuno sport come il ciclismo, a parte NBA o F1, che permetta di valorizzare così tanto i soldi investiti: gli esperti calcolano in almeno quattro volte il ritorno economico tra esposizione pubblicitaria e passaggi dei marchi in tv.

 

Il percorso, i campioni, le grandi salite: è questo il cocktail vincente dal 1909, quando nella notte di Milano il Giro iniziò la sua pazza avventura verso l’ignoto. Il campione è Peter Sagan, 30 anni, slovacco cresciuto nella Marca Trevigiana, che incarna il ciclismo moderno. Il corridore capace di firmare la sua autobiografia in salita, mentre sta scalando il Tourmalet, e di far ballare i fan al raduno di partenza con la musica sparata a palla. Finalmente ha detto sì al Giro d’Italia. Con Sagan ci sarà Nibali, due volte re del Giro, nel 2013 e 2016: cresciuti insieme da professionisti, sono molto amici. Per loro la bicicletta non è uno strumento di lavoro, ma un prolungamento del corpo, per quanto sono innamorati del piacere di pedalare ed estremamente abili nella guida. Ricordate le impennate in salita di Sagan o le passeggiate in mountain bike di Nibali? E se allo Squalo riuscisse il tris rosa, cancellerebbe il record di Fiorenzo Magni e diventerebbe a 35 anni e 11 mesi il vincitore più vecchio del Giro.

Dai big alle salite. Il Passo dello Stelvio è il gigante dei giganti della corsa rosa, unito per sempre a Fausto Coppi dalla prima scalata del 1953: verrà affrontato a quattro tappe dalla conclusione, dal versante altoatesino di Trafoi, quello più duro. Una strada voluta dall’imperatore d’Austria per collegare la Val Venosta a Milano attraverso la Valtellina: tre anni di lavori, dal 1822 al 1825, diretti dall’ingegner Carlo Donegani, per far transitare le diligenze ai 2.758 metri del passo. E nel giorno dello Stelvio ecco l’arrivo ai Laghi di Cancano, una strada a spirale che sale in Valtellina verso le due dighe che forniscono gran parte dell’energia elettrica di Milano. Un traguardo inedito per il Giro, uno spettacolo nella natura di una zona che era nata esclusivamente per lo sci e adesso vive di ciclismo: le presenze dei turisti tra periodo invernale ed estivo ormai si pareggiano. Nella penultima tappa, in Piemonte, c’è il Colle dell’Agnello (di appena 14 metri più basso dello Stelvio) e poi l’Izoard e la sua Casse Deserte lunare, dove le pietre prendono il posto degli alberi, e il Campionissimo Fausto Coppi, al Tour de France, saliva, saliva, sempre più su, così come Gino Bartali: entrambi legati profondamente a questa montagna unica.

 

Ma il Giro è anche Matera, che sta vivendo momenti di splendore dopo essere stata Capitale Europea della Cultura nel 2019. È l’arrivo a Rimini per il centenario della nascita di Federico Fellini. È Cesenatico (FC), Marco Pantani e l’omaggio alla Nove Colli, che festeggia le 50 edizioni e nel 1971 ha creato un nuovo modo di andare in bici: quello delle Granfondo cicloamatoriali. È la tappa che scatta dalla base delle Frecce Tricolori a Rivolto (UD), con un’esibizione della Pattuglia acrobatica nazionale prima del via. È il riconoscimento del successo del Prosecco Superiore nella cronometro da Conegliano a Valdobbiadene (TV): ormai un’abitudine, questa, di unire una tappa a un’eccellenza della gastronomia italiana. E infine è Milano, il Duomo, la sua casa: per la 78esima volta. Il Giro non finisce maidi stupire. Anche a 111 anni.

 

Articolo tratto da La Freccia settembre 2020