In cover, Maglie rosa in mostra al Museo del ciclismo del Ghisallo (CO)

Un verso della Divina Commedia di Dante, l’ultimo del Purgatorio: «Disposto a salire a le stelle». E non è stampato su un libro per ricordare i 700 anni dalla morte del Sommo Poeta, ma sul colletto della Maglia rosa. Sì, su uno dei simboli sportivi più famosi al mondo, icona del Giro d’Italia, che identifica il corridore primo in classifica. Rosa come il colore della Gazzetta dello Sport, il giornale che nel 1909 ha inventato il più importante evento sportivo a tappe del nostro Paese.

 

L’edizione 104 celebra i 90 anni della rosa. La ricorrenza esatta è il 10 maggio, perché in questo giorno del 1931 si scriveva il primo capitolo. La Gazzetta voleva che il leader della corsa avesse qualcosa di speciale addosso, un simbolo di vittoria e felicità, che lo identificasse immediatamente.

Learco Guerra nel 1931 con la prima Maglia rosa

È il 10 maggio 1931, prima tappa, Milano-Mantova, 206 chilometri. In volata, sul velodromo del Te di Mantova, vince Learco Guerra, soprannominato la Locomotiva umana per la sua resistenza: batte Alfredo Binda, il campione più forte dell’epoca, che nel 1930 era stato pagato per non correre il Giro. Guerra è mantovano di San Nicolò Po: la Maglia rosa è in lana grezza, pesa 300 grammi, collo alto, due tasche sul davanti per infilarci panini e borracce. I suoi tifosi sono in estasi.

 

Sono 254 i corridori che l’hanno indossata, e ben 74 per un giorno solo. Campioni e gregari, gloria effimera oppure all’opposto, come al Giro 2020: il londinese Tao Geoghegan Hart la conquista per la prima volta proprio nella crono finale davanti al Duomo di Milano. Chi l’ha vestita di più? Il belga Eddy Merckx, 78 volte, poi Binda (59) e Francesco Moser (57). Marco Pantani l’ha indossata per 14 tappe e Vincenzo Nibali 21 volte.

 

Per ammirarla come mai prima, il Museo del ciclismo del Ghisallo (CO), creato da Fiorenzo Magni, e il Museo Alessandria città delle biciclette hanno allestito una meravigliosa mostra virtuale e interattiva, che permetterà di ammirare la collezione più vasta al mondo.

Articolo tratto da La Freccia