In cover, rendering del lanciatore Vega C di Avio

Orologi atomici e lanciatori spaziali, trivelle robotiche in cerca di vita su Marte e motori criogenici. Meraviglie tecnologiche che sembrano uscite da un libro di fantascienza ma che, in realtà, di immaginario hanno ben poco. Perché l’innovazione, la tecnologia, il saper fare di aziende made in Italy come Leonardo e Avio, leader nel settore dello spazio e dell’aerospazio, hanno trasformato l’inimmaginabile in progresso, il futuro in presente, preparando la strada per il mondo che verrà. Un mondo sostenibile, digitale, innovativo che regala un assaggio di sé al Padiglione Italia durante Expo 2020 Dubai, dal primo ottobre e il 31 marzo 2022 negli Emirati Arabi Uniti.

Il sito produttivo di Leonardo a Grottaglie (TA), in un frame tratto dal filmato girato da Gabriele Salvatores per Expo 2020 Dubai

Il sito produttivo di Leonardo a Grottaglie (TA), in un frame tratto dal filmato girato da Gabriele Salvatores

per Expo 2020 Dubai  © Indiana Productions/Gabriele Salvatores per ItalyExpo2020

«Nel Padiglione del nostro Paese si parla di bellezza, di unire le menti, di preparare la strada verso il futuro», racconta Giorgio Saccoccia, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). «Vorremmo riuscire a unire gli strumenti e gli operatori del settore affinché possano trasmettere ai visitatori, durante l’evento, quello che l’innovazione italiana nel campo può offrire al mondo». Se è pur vero che la parola racchiude ancora in sé quel fascino di mistero e di lontananza, oggi lo spazio non è un più un buco nero della conoscenza, ma una frontiera da esplorare.

 

«La tecnologia è qualcosa che può migliorare la vita giorno per giorno ma anche la chiave per proiettare il Paese verso il futuro», spiega Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo, azienda tra i protagonisti globali nei settori dell’aerospazio, difesa e sicurezza. «Per questo Expo 2020 Dubai è anche l’occasione per coinvolgere giovani studentesse e studenti, ricercatrici e ricercatori, in attività di formazione e condivisione, per creare connessioni e sinergie volte a favorire lo scambio di idee ed esperienze, indispensabili per disegnare le tecnologie di domani».

 

Lo spazio, insomma, è più vicino di quanto si possa pensare e le tecnologie del settore hanno già importanti applicazioni sulla Terra, che permettono un utilizzo più efficiente delle risorse naturali ed energetiche. «Il nostro razzo Vega ha messo in orbita i satelliti Sentinel 2A e 2B della costellazione europea Copernicus», spiega Giulio Ranzo, amministratore delegato di Avio, gruppo leader in Europa nel settore dei lanciatori spaziali, «contribuendo al monitoraggio dei cambiamenti climatici, del consumo del suolo e della gestione delle emergenze derivanti da disastri naturali o provocati dall’uomo».

Il convertiplano di Leonardo

A Dubai, Leonardo e Avio mettono in mostra il meglio della tecnologia spaziale e aerospaziale made in Italy. Leonardo racconta la sua visione di futuro con tre installazioni: l’orologio atomico, la trivella robotica e la gondola motore del rivoluzionario convertiplano AW609, tra le innovazioni più significative dell’attuale panorama aeronautico mondiale. Si tratta di un velivolo progettato e costruito per ottenere una sintesi efficace tra la versatilità operativa dell’elicottero, con decollo e atterraggio verticale, e i vantaggi e le prestazioni proprie dell’aeroplano.

 

Ricco di fascino è anche l’orologio atomico, uno strumento dalla precisione unica al mondo che rappresenta anche il cuore del sistema europeo di navigazione e posizionamento satellitare Galileo. A bordo dei satelliti di navigazione è infatti uno degli elementi chiave per l’individuazione del posizionamento a terra, e quelli sviluppati da Leonardo a Nerviano (MI) sono i più precisi mai realizzati per applicazioni spaziali.

 

Infine, la trivella robotica, che cercherà tracce di vita nel sottosuolo di Marte nell’ambito della missione ExoMars2022 dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) in collaborazione con la russa Roscomos. Realizzata a Nerviano con il supporto dell’Asi, sarà in grado di scavare, per la prima volta nella storia, il sottosuolo marziano fino a due metri di profondità, raccogliendo e analizzando campioni di terreno. Infatti, solo a questa profondità le eventuali attività biologiche non vengono distrutte dalle radiazioni cosmiche, aumentando quindi la probabilità di individuare tracce di vita presente o passata.

 

All’Expo Avio si fa promotore, invece, del tema dell’innovazione e della sostenibilità «sia nello spazio che dallo spazio. L’orbita terrestre bassa è sempre più congestionata da satelliti funzionanti e non, oltre che da detriti», spiega Ranzo. L’obiettivo per i prossimi anni è quindi sviluppare sistemi per mitigare i rischi di collisione tramite la rimozione di detriti e satelliti danneggiati o per ripararli in orbita. Avio, che fa parte del programma europeo Space Rider, sta contribuendo alla realizzazione di uno spazioplano riutilizzabile che, tra le sue capacità, avrà anche quella di riparare o rimuovere i satelliti non funzionanti.

 

Nel Padiglione Italia c’è anche un modello in scala del Vega C, il nuovo lanciatore spaziale del gruppo di Colleferro. Il nostro Paese, infatti, è uno dei pochi al mondo in grado di realizzare un vettore completo di questo genere. La missione di Vega è collocare piccoli satelliti nell’orbita terrestre bassa. Dopo la prossima missione, la VV20 prevista a novembre, Avio è pronta a far esordire il Vega C, la versione più potente del lanciatore. Il razzo sarà in grado di sfruttare a pieno la capacità offerta dal nuovo adattatore del carico utile Small Spacecraft Mission Service, in grado di portare oltre 50 satelliti in un solo lancio.

 

Ma in fase di sviluppo c’è anche il razzo Vega E, definito lo scuolabus per i piccoli satelliti. Sarà alimentato con motori spaziali green a propellente liquido di nuova generazione, testati nello stabilimento in Sardegna che Avio inaugurerà nelle prossime settimane. Vega E è stato oggetto di un recente contratto con l’Esa, che ha segnato l’inizio della nuova fase di sviluppo del razzo. L’ultimo stadio è un salto nel futuro: il nuovo motore M10, alimentato a ossigeno e metano liquidi.

Articolo tratto da La Freccia