Quale modello di trasporto sostenibile deve perseguire l’Italia e l’Europa nel prossimo futuro? Uno degli obiettivi comunitari è lo spostamento su ferrovia di una significativa parte di traffico che oggi si muove in aereo. Alcune nazioni già stanno legiferando in questo senso, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di Co2. È la strada giusta? Su questi temi il responsabile sostenibilità del Gruppo FS, Lorenzo Radice, si è confrontato oggi al Salone della Csr, in programma a Milano fino al 6 ottobre con alcuni rappresentanti dell’industria dell’aviazione come Rossella Bozzini (Aeroporti di Roma), Cristina Lazzaroni (Air France-Klm), Sebastiano Renna (Sea) e Davide Tassi (Enav).  

Il panel è stato introdotto da una relazione della professoressa Francesca Pagliara dell’Università Federico II di Napoli, che ha evidenziato i dieci benefici che derivano dall’introduzione di un trasporto di alta velocità ferroviaria: sicurezza nel trasporto, crescita capacità infrastrutturale, alta efficienza del servizio, sostenibilità verso ambiente, promozione del turismo, incremento posti di lavoro, rilevanti benefici economici al pil nazionale, migliore accessibilità per persone disabili e più equità di genere nelle posizioni apicali, crescita del valore degli immobili.

 

Radice, raccogliendo gli spunti della docente, ha evidenziato come gli obiettivi di sostenibilità vadano perseguiti con l’approccio chiamato ASI, sigla che racchiude i termini inglesi di avoid, shift, improve. Cercando, quindi, di evitare gli spostamenti di cui si può fare a meno,  Intervenendo a livello normativo sulle tratte brevi, incoraggiando il rovesciamento delle quote di mercato tra i vari mezzi di trasporto, a favor di quelli collettivi e meno impattanti, potenziando le infrastrutture e migliorando i servizi di trasporto. Il responsabile sostenibilità del Gruppo FS ha anche sottolineato come nel confronto tra diversi mezzi andrebbero considerati anche i costi esterni, su cui esistono già delle metriche internazionali di calcolo, “quei costi, cioè generati dagli utilizzatori del trasporto ma pagati dall’intera società, quali la congestione, l’inquinamento dell’aria, il cambiamento climatico, l’inquinamento acustico e altri”. Costi analizzati anche da un recente studio di FS Research Centre che ha dimostrato come l’introduzione dell’alta velocità in Italia ne abbia comportato una sensibile riduzione. Per Radice questi costi dovrebbero avere una incidenza sul prezzo del biglietto per una concorrenza leale tra mezzi diversi che oggi è, in parte, falsata.

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Nel sottolineare l’importanza del cosiddetto shift modale sostenibile, perseguito dall’Unione Europea, il responsabile sostenibilità del Gruppo FS ha aggiunto come con “gli amici dell’aria” si stia ragionando su progetti di integrazione legati all’intermodalità, favorendo un dialogo costruttivo tra treno e aereo attraverso la realizzazione di nuove infrastrutture, o il potenziamento di quelle esistenti, nuovi collegamenti verso gli aeroporti con alta velocità, linee regionali e pullman e un’integrazione tra i due sistemi di vendita. Un chiaro riferimento al recente accordo stipulato con Aeroporti di Roma che, partito con l’obiettivo di sviluppare prodotti integrati, ha poi generato un accordo triangolare con ITA Airways per l’acquisto di biglietti con viaggi combinati treno+aereo, un servizio check-in attivo, FCO connect, già nella stazione ferroviaria di Fiumicino aeroporto. Servizi che Rossella Bozzini di Adr ha anticipato che verrà esteso anche a altre compagnie aeree. “Vorremmo portare i banchi check-in anche nelle principali stazioni alta velocità”. L’intermodalità è indispensabile anche per le compagnie aeree, come ha spiegato Cristina Lazzarini di Air France-Klm, che ha ricordato l’esempio francese dove la compagnia aerea di bandiera già da 28 anni collabora con Sncf. Sinergia resa ancora più forte dopo il provvedimento governativo che ha soppresso i voli nazionali brevi, dove esiste un’alternativa con alta velocità. “La collaborazione con il treno ci permetterà di raggiungere l’obiettivo di abbattere del 30% le emissioni entro il 2030 e di arrivare alla neutralità nel 2050”.