Franco Fiumara è il direttore della Protezione Aziendale del Gruppo FS Italiane. In ogni grande organizzazione, chi riveste questo ruolo ha il delicato compito di garantire il massimo grado di sicurezza possibile a tutti gli asset e processi aziendali, ai dipendenti e ai clienti. Fiumara lo fa con una struttura composta da circa 700 specialisti di Security presenti su tutto il territorio, sfruttando nel migliore dei modi le tecnologie disponibili e curando gli aspetti di sicurezza dei flussi passeggeri e merci.

 

Alle emergenze di sempre, improvvisamente e rapidissimamente se n’è aggiunta un’altra, terribile: una pandemia da coronavirus che ci ha fatto scoprire come il nemico, l’aggressore, possa essere anche un organismo microscopico, invisibile, eppure devastante e persino letale. La safety, prevenzione di incidenti, infortuni e malattie, si è quindi sovrapposta alla security, diventando sicurezza tout court.

Dalla fine di febbraio Fiumara è a capo di una task force costituita da FS Italiane, alla quale partecipano gli amministratori delegati e i più alti dirigenti di tutte le principali società del Gruppo. Task force in costante contatto con la Protezione Civile e le massime istituzioni dello Stato per monitorare l’evoluzione del contagio da Covid 19 e mettere a punto tutte le iniziative necessarie per contrastare questa minaccia, offrendo precauzioni e difese a tutela della salute di dipendenti e viaggiatori. 

Quali sono state le principali iniziative adottate?

Molte e le più tempestive possibile, fin da febbraio. Il nostro primo totale impegno è stato quello di proteggere la salute dei nostri colleghi, in particolare di quelli più esposti per via del lavoro svolto sui treni e nelle stazioni, e naturalmente dei clienti. Abbiamo iniziato con l’informare capillarmente dipendenti e viaggiatori sulle norme di prevenzione, dotando i primi, che lavorano sui treni e nelle stazioni, di un equipaggiamento di sicurezza con mascherine, guanti e gel disinfettante. Abbiamo attivato interventi massicci e ripetuti di pulizia e sanificazione degli ambienti di lavoro, viaggio e sosta, installando dispenser con liquidi disinfettanti. Inoltre, sono state diffuse disposizioni per ridurre, fino ad annullarle, le riunioni e le trasferte, estendendo il più possibile lo smart working e le videoconferenze. Strumenti che da noi, in molti settori, erano già utilizzati da tempo

 

Progressivamente i servizi ferroviari sono stati ridotti all’essenziale…

Sì, è stata una rimodulazione coerente alla diminuzione di domanda, alle restrizioni sempre più pressanti sulla mobilità individuale definite dai successivi decreti del presidente del Consiglio dei Ministri a tutela della salute collettiva, fino a quanto poi disciplinato dal decreto del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di concerto con quello della Salute. Ma è giusto ricordare che il diritto alla mobilità è ed è sempre stato assicurato mantenendo i più elevati standard di sicurezza. Abbiamo anche introdotto criteri di acquisto dei biglietti ferroviari sulle Frecce che assicurassero tra ogni passeggero la distanza minima di almeno un metro e mezzo, così come prescritto dalle misure di prevenzione. E messo a disposizione del personale sanitario e parasanitario nelle stazioni oltre 500 termoscanner per check rapidi. 

Sui treni si sono manifestate situazioni delicate?

Alcuni casi sì, si sono verificati, era inevitabile. Ma le procedure e gli strumenti che ci siamo dati per affrontarli in sicurezza, isolando le persone che manifestano sintomi riconducibili a una possibile positività al coronavirus e attivando procedure ben codificate con l’intervento di personale sanitario, sembrano avere funzionato.

 

La collaborazione con la Protezione Civile è stata quindi positiva.

Lo è stata in ogni fase e lo è tuttora. Abbiamo instaurato un dialogo continuo e costruttivo con tutte le istituzioni, a iniziare dalla Polizia Ferroviaria che supportiamo con i nostri ragazzi e i nostri strumenti (anche termoscanner) nelle difficili attività di filtro e controllo delle autocertificazioni che chiunque si muova deve portare con sé. Tra l’altro, come Gruppo FS, abbiamo subito offerto la possibilità di viaggiare gratuitamente sui treni nazionali di Trenitalia ai medici e agli infermieri reclutati dalla Protezione Civile per costituire la task force a supporto delle strutture sanitarie regionali più impegnate nell’emergenza. E con la collaborazione della Protezione Civile e delle autorità sanitarie stiamo progettando uno speciale convoglio Medevac (medicine evacuation) in grado di spostare rapidamente da un centro ospedaliero a un altro pazienti particolarmente difficili, perché in biocontenimento o che necessitano di supporto alla respirazione. 

Insomma, i viaggiatori, pochi e tanti che siano, possono sentirsi tutelati.

Abbiamo adottato ogni misura utile perché lo siano, pur in un contesto complicato come quello dei mezzi di trasporto pubblico e delle aree annesse. Gli interventi di sanificazione sono costanti e prevedono l’uso di presidi medico sanitari certificati. Informazione e prevenzione fanno il resto. Anche se da noi, come dappertutto, a fare la differenza sono e saranno sempre i comportamenti individuali, il rispetto delle regole, la piena e convinta adesione alle raccomandazioni fornite.

 

Per i dipendenti l’azienda, oltre alla prevenzione, ha disposto ulteriori strumenti di tutela?

Sì, come altre grandi aziende abbiamo attivato una copertura assicurativa della durata di un anno che prevede un’indennità giornaliera in caso di ricovero per coronavirus, una diaria forfettaria in caso di terapia intensiva e un pacchetto di servizi di assistenza, fra cui informazioni sanitarie, consulenze mediche telefoniche e prenotazioni di prestazioni. Tra qualche settimana metteremo a disposizione di tutti i dipendenti uno specifico test speditivo del sangue che consentirà di verificare se hanno sviluppato anticorpi al coronavirus e quindi, anche in assenza di sintomi, se siano positivi o siano stati già contagiati.

 

Quando riusciremo «a riveder le stelle»?

Difficile, se non impossibile, dirlo. ll dovere di tutti è quello di seguire le indicazioni delle autorità, per noi oltre a questo c’è anche il dovere di salvaguardare la salute di dipendenti e viaggiatori. Tanti ferrovieri, con grande senso del dovere, continuano in condizioni davvero difficili a far funzionare il sistema per garantire al Paese, che può e deve ancora farlo, di muoversi per far girare la macchina dei servizi essenziali. So che hanno una grande forza d’animo, necessaria per sopportare la vista delle stazioni deserte, quasi addormentate e i treni così silenziosi e spesso vuoti. Lavorano, lavoriamo tutti, per rivederli presto di nuovo affollati, chiassosi e ancor più sicuri di prima.