A poco a poco si sta rianimando, ma sarà difficile dimenticarla vuota, nel bene e nel male. Firenze ferma pare si sia riposata. Proprio la città con i suoi sassi, le sue chiese, i suoi chiassetti ombrosi, le facciate bugnate, i marmi guizzanti e l’abbiamo ritrovata distesa e luminosa. Il racconto delle settimane di quarantena.
Photo Alessandra Cinquemani, Comune di Firenze
Piazza Santa Croce deserta sembra grande il doppio. Firenze in quarantena è vuota, fuggiti i turisti, chiusi B&B, uffici e negozi, è rimasta sola a crogiolarsi nella sua bellezza. Le città sono plasmate da chi le abita e vederla inanimata ha colpito anche il suo sindaco, Dario Nardella, che da questa brutta esperienza – «ho riscoperto tante cose date per scontate, quanto siamo fragili» – vuol ripartire incentivando la vita residenziale e puntando su un turismo più sostenibile.
Sindaco, che cosa resterà a tutti noi di questo periodo? E come cambierà, magari in meglio, il futuro della città?
La pandemia ci ha costretto a un forzato cambiamento dei nostri stili di vita, lavoro, cura ed educazione. Siamo di fronte a una straordinaria, seppur dolorosissima, occasione per rigenerare il modello di città e di cultura al quale eravamo abituati. Penso soprattutto all’ambiente e all’urbanistica: stiamo rimodulando la mobilità per privilegiare quella dolce della bicicletta e dei monopattini elettrici, da incrementare, ed elaborando la riconversione, nel centro storico, degli spazi dismessi in aree residenziali, a scapito di quelle turistico-ricettive, settore fortemente penalizzato da questa situazione.
Qual è l’immagine o l’episodio che le è rimasto più impresso in questo periodo particolare?
La grande richiesta dei buoni spesa, i voucher per comprare generi alimentari, distribuiti ad aprile. Oltre il 5% dei fiorentini ne ha beneficiato, non solo chi già gravava in situazione di bisogno, ma anche tante, nuove persone in difficoltà per aver perso il lavoro, costrette a scontrarsi con miseria e vergogna. Mi ha scritto un padre, umiliato nel dover richiedere questo sussidio per la sua famiglia. Era un cameriere precario, è stato tra i primi a ritrovarsi a casa per il Covid-19.
Come è stato il suo rapporto con i cittadini in queste settimane?
Ho cercato di stare vicino ai fiorentini, pur nella necessaria lontananza. Quando possibile, ho accompagnato la Polizia municipale e la Protezione civile nei loro percorsi di lavoro, di controllo, di consegna delle mascherine casa per casa, che ho fortemente voluto gratuite per tutti. Non ho mai interrotto il filo diretto con loro attraverso i canali social, le e-mail e le telefonate. Abbiamo realizzato dei sondaggi per cogliere l’umore dei fiorentini durante il lockdown, verificarne la consapevolezza e l’attenzione in merito ai rischi sanitari e al rispetto delle prescrizioni.
Cosa le resta di questa difficile esperienza, come uomo e primo cittadino?
Dolore al primo posto, per le tante, troppo vite perse. Rammarico per non aver fatto di più, pur conscio di aver compiuto tutto quanto era in mio potere. Il senso di impotenza di fronte a chi ha dovuto chiudere la propria attività. Ma anche tanta forza ricevuta dalle migliaia di volontari che hanno speso ore e fatica per aiutare gli altri, dimostrando che l'anima solidale di Firenze non è mai venuta meno. È questa forza la spinta per ripartire.
Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare la ripartenza nei vari settori della vita cittadina?
Stiamo studiando orari diversificati per uffici, negozi e scuole, per evitare le ore di punta e il sovraffollamento dei mezzi pubblici. Ma è necessaria una strategia unitaria che coinvolga tutti, dalle Regioni allo Stato centrale, senza sovrapposizioni e con compiti chiari e definiti. Pensiamo al Ponte di Genova: se il sindaco non avesse ottenuto più poteri davvero sarebbe stato ricostruito in così poco tempo? Andrebbero modificate alcune regole del codice degli appalti per le opere pubbliche rilevanti, con più semplificazione e trasparenza. E bisognerebbe dare ai sindaci i poteri di un commissario e la possibilità di firmare protocolli con i prefetti per garantire controlli antimafia e anticorruzione, anche con pene più severe per tali reati.
Quali strategie, idee, proposte state studiando per favorire il turismo nei mesi a venire?
È uno dei comparti più colpiti dalla pandemia, insieme alla cultura, e dal Governo ci aspettiamo un’iniezione consistente di liquidità. Ci stiamo già confrontando con gli operatori e le categorie di settore per creare le condizioni, appena possibile, utili a rimettere in moto in primis il lavoro. Questo stop è anche un’occasione per pensare a un nuovo modello di turismo, più sostenibile e meno “cannibale” per Firenze.
Dove vorrebbe andare e che cosa non vede l’ora di fare quando potremo tirare un sospiro di sollievo?
Ci siamo accorti delle piccole cose importanti, per troppo tempo le abbiamo date per scontate e adesso le agogniamo. Quando la città sarà ripartita e avremo ritrovato una nuova serenità, mi piacerebbe ritagliarmi qualche ora per tornare, da semplice cittadino, nei musei fiorentini. E sogno una vacanza al mare, con mia moglie e i miei figli.