Photo © Guido Harari

Viveva fino alle lacrime, la vita tutta intera, senza risparmiarsi un attimo. E quando suonava il piano lo faceva fino alle lacrime. Di commozione. Ezio Bosso è stato uno dei più grandi compositori della sua generazione e come direttore d’orchestra si è esibito nei maggiori teatri del mondo.

 

Ci lascia a soli 48 anni, dopo aver combattuto a lungo contro una malattia che lo ha minato nel corpo senza togliergli quella dirompente capacità di creare, suonare con vigore e rendere la sua arte una terapia capace di produrre benessere per la società.

«Un buon musicista deve saper estendere lo sguardo al più grosso dei miracoli, l’uomo», affermava.

 

Lo ricordiamo con due interviste rilasciate al magazine La FrecciaUna pubblicata nel gennaio del 2019, in occasione del concerto che diresse al Teatro Manzoni di Bologna per festeggiare il maestro Claudio Abbado.

L’altra rilasciata nell’aprile del 2016 durante il tour per l’Italia con l’album The 12th Room.

 

Abbado lo esortava a divertirsi durante i concerti e lui non solo eseguiva sempre con il sorriso sulle labbra, ma ogni volta ringraziava chi aveva suonato con lui, compreso il pubblico che, con il suo silenzio, lo aveva accompagnato.

«La musica è di chi la crea, di chi la esegue e di chi l’ascolta. Non è mia e fare musica classica è ancora un gesto rivoluzionario».