In cover, il pastificio Cuomo a Gragnano (NA) © Giulio Testa

Amelia Cuomo, insieme al fratello Alfonso, in sei anni ha recuperato due secoli di storia familiare legati indissolubilmente alla cultura della pasta di Gragnano (NA). Un prodotto celebrato anche a Expo 2020 Dubai attraverso i filmati del regista Gabriele Salvatores dedicati alle eccellenze italiane. Oggi, nell’ambito del Premio GammaDonna, Cuomo ha ricevuto il Giuliana Bertin Communication Award 2021 proprio «per la straordinaria capacità nel valorizzare eredità e identità dell’unica tra le più antiche famiglie pastaie di Gragnano ancora attive, facendo ricorso a un mix innovativo di storia, tecnologia, promozione del territorio, per raccontare la pasta da diverse prospettive».

 

L’imprenditrice campana ha rinunciato a una carriera come manager in una multinazionale della consulenza per far rivivere il pastificio fondato dai suoi avi nel 1820. «Ho ideato un modello di business capace di fondere insieme produzione agroalimentare, cultura, tecnologia digitale ed economia circolare», spiega. «Innovare era il solo modo vincente per ridare vita all’unica tra le più antiche aziende di Gragnano ancora oggi in attività negli stessi spazi di un tempo. Pasta Cuomo è rimasta ferma per circa 70 anni, ma nel 2015 abbiamo deciso di ricostruirla nella sua verità storica creando qualcosa di nuovo».

Amelia Cuomo © Alessandro Rocca

Come ci siete riusciti?

Ho messo a frutto la mia formazione, analizzando quello che facevano le altre imprese del settore, per poi diversificare. Siamo partiti da un prodotto di eccellenza puntando sugli elementi che ci rendono unici: la storia e il territorio. La pasta resta al centro del nostro business ma andiamo oltre, per generare turismo e cultura.

 

Qualche esempio?

I tour nel nostro pastificio, il bistrot a chilometro zero, la scuola di cucina, il b&b tematico e il museo interattivo. Abbiamo costruito un percorso esperienziale declinato su più fronti, permettendo a chi viene a trovarci di fermarsi a dormire negli alloggi dei vecchi pastai, rivisitati in chiave moderna: le camere del b&b – Vesuviotta, Spaghettona, Mafaldina e Lumacona – celebrano le donne illustrando la loro quotidianità e i piatti a cui si ispirano. Le nostre visite guidate hanno il merito di spiegare il made in Italy anche agli italiani, non solo ai turisti stranieri, proprio qui nei luoghi dove questa abilità imprenditoriale è nata e cresciuta. Per rilanciare l’antico pastificio siamo partiti dai nostri concittadini, raccontando loro una storia che molto spesso ignoravano, per poi aprirci al mondo. Organizziamo anche presentazioni di libri, mostre, eventi musicali e teatrali con autori e artisti locali. Abbiamo voluto compiere questo switch tra l’idea di un prodotto della tradizione e la volontà di personificarla e renderla tangibile venendoci a trovare.

Il museo interattivo © Giulio Testa

Siete una sorta di promotori della conoscenza, quindi.

Esattamente, e lo siamo in tanti modi. Offriamo corsi di cucina, come Fusilli class, Cooking class o Cucina con nonna, perché a Gragnano quest’abilità artigianale è detenuta dalle persone anziane che, però, sono poco valorizzate. Per noi, invece, cucinare con la nonna diventa un valore aggiunto per tramandare il sapere. C’è poi il tour per visitare il vecchio mulino a cilindro e il pastificio a vapore, in cui si utilizzava anche la dinamo: veri e propri ruderi di archeologia industriale di enorme valore. Abbiamo coinvolto professori universitari per studiare il passato di questa fabbrica e farne una vera ricostruzione storica, anche attraverso il libro Una famiglia, un pastificio (Belle Époque Edizioni, pp. 175 € 22), e Gragnano è risultata tra le città più industrializzate e all’avanguardia dell’800. Così un’identità familiare è diventata, nei canoni della microeconomia, inimitabile. Dico sempre che la nostra è stata un’operazione romantica.

 

E il museo?

Si può visitare sia in loco che virtualmente, attraverso l’app gratuita Discover Pasta Cuomo. È un mix innovativo di storia, tecnologia e promozione del territorio per scoprire tutto sull’unica famiglia bicentenaria di pastai in Italia e nel mondo.

Il bistrot a chilometro zero © Giulio Testa

Come mai Gragnano è diventata la città della pasta?

Gragnano ha costruito la propria identità sulla pasta, già di uso comune alla fine del ’600. Qui si posero le basi per costruire un’economia fondata sulla semola di grano duro, grazie alla ventilazione e alla possibilità di approvvigionarsi di acqua sorgiva e grano dalla vicina Puglia. Quello che maggiormente affascinò i nostri predecessori fu la possibilità di creare un mercato mondiale senza particolare aggravamento di costi per la conservazione del prodotto. Nell’800 le strade e i palazzi furono progettati e costruiti appositamente con volte e diagonali tali da convogliare i delicati venti, ottenendo mulinelli naturali per favorire l’asciugatura della pasta lungo le strade e sui balconi. In particolare sulla via Roma, attorno alla quale si è espansa la città, dove il microclima era perfetto per essiccare gli spaghetti. Qui si incontravano, e ancora si incontrano, i venti provenienti dai Monti Lattari e dal Golfo di Sorrento. Oggi l’essiccazione avviene in fabbrica, all’interno di celle statiche: abbiamo rinnovato tutti i macchinari e i risultati del rigoroso controllo di qualità ci arrivano sullo smartphone, grazie a un’applicazione collegata a sensori che forniscono dati sintetici e diagrammi di produzione.

Vi aspettavate di vincere un Award nell’ambito del Premio Gamma- Donna?

Assolutamente no, ci ha sorpreso. E poi io non sono abituata a ricevere premi. Mi ha reso felice che qualcuno abbia riconosciuto il sacrificio necessario per realizzare tutto questo. Ho vissuto lontano da qui dai 18 ai 34 anni, non ho ricordi dell’azienda da piccola, perché era chiusa. Ma una volta tornata, entrando in questi locali, per me è stato come un déjà vu. E la pasta è diventata la mia vita, le ha dato un senso. Ora la sfida dell’innovazione proseguirà: vogliamo avviare un restauro conservativo del vecchio mulino per trasformarlo in un cinema a cielo aperto, perché in città manca un luogo di aggregazione.

 

Il tuo piatto preferito?

Sono una sempliciona, senza alcun dubbio la pasta pomodoro e basilico. Il suo profumo è insuperabile.

Articolo tratto da La Freccia