Illustrazione di Chiara Fagioli

La pioggia aveva iniziato a cadere lenta. E con lentezza avrebbe reso l’acciottolato del cortile scivoloso. L’odore della grande magnolia ba­gnata sembrava esaltare quello penetrante della varechina che le donne e il portinaio Luigino usavano per lavare e disinfettare le scale, le ringhiere e i bagni comuni dei cavedi. Il Carlo aveva ritirato la 500 Abarth sulla quale stava armeggiando dal mattino. Si sentivano i col­pi nell’officina appena appena attutiti dalle casse di bottiglie vuote di Spuma Giommi ammassate nel retro del bar tabaccheria della via. In quella che faceva anche da osteria e trani per il borg degli scigoulat, il borgo degli ortolani milanesi, il fumo era insopportabile. Ed erano già partiti i tornei di briscola e scopa d’assi. Le “birrette”, i peroncini allungati con la gassosa, placavano l’arsura delle sigaret­te. Gli occhi rossi della Carlina, la povera figlia del Giuanin che dopo la scuola aiutava il padre nel bar, spazzolavano con lo sguardo la sala. Perdersi una mano alzata di un cliente, o una semplice alzata di sopracciglia, significava punizione sicura la sera a “cler” abbassata, “l’eren tuc meridiunal chel lì”. Per la prima volta avevano qualche lira in tasca e subito pensavano di trovarsi al Gallia con i camerieri pronti a servirli. Tranne quel ragazzino che stava sempre dietro al suo papà. Ragazzino poi… avrà avuto almeno 17 anni. Tutti i pomeriggi entrava con il padre che faceva il sarto e il calzolaio nel cortile a fianco. Entrambi con le mani grosse e segnate dal nero di lucido delle scarpe che non se ne sarebbe più andato via. A scuola non si era mai visto. Non diceva una parola si sedeva un po’ scostato all’indietro accanto al babbo e teneva la testa bassa. Aspettava che il giro di scopa d’assi fosse finito, che il padre si alzasse per lasciare il locale e immediata­mente si accodava per uscire in quel silenzio quasi imbarazzato che aveva tenuto per tutto il tempo. Una volta l’aveva beccato che la stava guardando ma si era subito ritratto. «Che storia che poteva nascere», pensò la Carlina. «Lei a fare la ciarliera con i clienti per fargli ordinare più roba possibile. Lui a guardare in silenzio le carte del padre». Un pensiero rapido prima di andare dietro al bancone di alluminio per tirar giù il solito cynarino per il Luigino il portinaio.

 

Daniele Manca, giornalista, ha lavorato nei principali quotidiani e settimanali italiani. Dal 1994 è al Corriere della Sera, dove ha cominciato come redattore fino a ricoprire l'attuale carica di vicedirettore ed editorialita.