Che quella dei ferrovieri sia, da sempre, una grande famiglia, è qualcosa di più di un mito per rafforzare il senso di appartenenza della categoria. Ci sono valori e principi che non tramontano e restano da esempio per le nuove generazioni. Anche quando chi li incarna ci lascia (Redazione)

 

 

Qualche settimana prima di morire aveva chiesto che sul manifesto funebre, insieme al nome e cognome, fosse scritto quello che egli, orgogliosamente, continuava a sentirsi: “capostazione FS a riposo”. Memori di quella richiesta, i familiari il 12 giugno scorso a Potenza, negli spazi riservati ai necrologi e nei pressi delle stazioni di Potenza Centrale e Potenza Superiore, hanno annunciato la morte di “Luigi Quaratino, capostazione FS a riposo”.

 

Quella di ferroviere era la seconda pelle di “don Luigi”, come lo chiamavano i suoi colleghi manifestando in tal modo, allo stesso tempo, confidenza e riguardo per la persona. Potentino “doc”, nato il 30 giugno 1923, appena diciottenne fu assunto dalle Ferrovie dello Stato, quale alunno d’ordine, presso la stazione di Potenza Inferiore (oggi Potenza Centrale) e dopo un brevissimo periodo di prova fu subito addetto alla circolazione dei treni, ritrovandosi, in età giovanissima, militarizzato a causa della guerra, con responsabilità che andavano ben oltre la sua poca esperienza.

 

Vita semplice e dignitosa quella di Luigi Quaratino, vissuta secondo i principi cristiani e nel segno dell’amore per la famiglia, dell’onestà e del lavoro quotidiano, che gli sono valsi la decorazione della Stella al Merito del Lavoro e l’onorificenza di Commendatore al Merito della Repubblica italiana.  Dopo aver diretto le stazioni di Avigliano Lucania e Potenza Superiore, ha appeso al chiodo berretto rosso e paletta, con i quali ha dato il via libera alla partenza di migliaia di treni, nel 1985, dopo 44 anni di servizio, con la qualifica di Capo Stazione Sovrintendente – grado più alto al quale poteva ambire – Titolare della stazione di Potenza Centrale.

 

Testimone di quasi mezzo secolo di vita ferroviaria in Basilicata, “don Luigi” ha portato con sé per sempre un ricordo dolorosissimo: quello del più grave disastro della storia ferroviaria italiana avvenuto fra il 2 e il 3 marzo 1944. Era una notte fredda e il treno 8017 si fermò nella galleria 'delle Armi', tra Balvano e Bella Muro, lungo la linea Salerno-Potenza, consegnando un pesantissimo carico di morte: oltre 520 viaggiatori persero la vita soffocati dal fumo delle locomotive a carbone. Quella notte Luigi Quaratino era telegrafista nella stazione di Potenza e seguiva la marcia dei treni. Lesse un dispaccio che era un sos e fece partire i soccorsi.

 

Durante il servizio vestì più volte “abiti” diversi: quello del mediatore quando protestavano i pendolari bloccando i treni, quello di “assistente al parto” quando una donna diede alla luce un bimbo in una vettura nella stazione di Avigliano scalo, quello di severo ammonitore quando i ragazzi attraversavano i binari, quello del generoso soccorritore all’indomani del disastroso terremoto che il 23 novembre 1980 sconvolse Irpinia e Basilicata, provocando lutti e rovine. Di fronte a quella immane sciagura anche le Ferrovie dello Stato furono in prima linea per dare assistenza alla popolazione. Nei giorni immediatamente successivi al sisma decine di famiglie vissero per alcune settimana all’interno dei vagoni ferroviari, che divennero la loro casa. “Don Luigi” non si risparmiò: Il ferroviere coordinò la sistemazione dei vagoni ferroviari nello scalo e le operazioni legate alla circolazione dei treni, l’uomo si spese dando aiuto e conforto ai senzatetto. Giuseppe Zamberletti, Commissario Straordinario del Governo per le zone terremotate di Campania e Basilicata, lo premiò con il diploma di “Benemerito con Medaglia”, con la seguente motivazione: “Grato a Luigi Quaratino, esempio di generoso altruismo e alto senso del dovere in occasione del violento sisma. Stazione di Potenza Inferiore 23.11.1980 e giorni successivi”.

 

Ora “don Luigi” riposa nel cimitero monumentale di Potenza. Quel berretto rosso, l’ultimo indossato in servizio, è gelosamente custodito, insieme alla sua memoria, dal nipote, Luigi Quaratino anche lui.