Foto ©Filippo Mancini. In apertura vista dall'interno del Liceo #3 di Irpin. La scuola è stata colpita da 8 missili che hanno provocato gravi danni all'edificio adesso inagibile. Duemila erano gli studenti iscritti nella scuola prima del 24 febbraio 2022
Interi quartieri sventrati, edifici distrutti, scuole abbandonate, ponti e strade bombardate. Tutto intorno, nei campi che una volta venivano coltivati, le mine disseminate a migliaia sono una incognita che non permette passi falsi.
Oltre alla devastazione materiale, negli occhi delle persone si leggono riflessi, ancora vivi, i traumi vissuti e le perdite sofferte. Da Kharkiv a Lviv, viaggiando da est a ovest del Paese, sono evidenti gli effetti di una guerra che è cominciata il 24 febbraio di un anno fa e la cui fine sembra ancora lontana.
Quando saranno cessate le bombe, al Paese serviranno comunque molti anni e soldi per tornare a una situazione di normalità. E ancor di più servirà alla popolazione ucraina per rimarginare le cicatrici più intime e profonde. Forse i due popoli una volta fratelli, quello russo e quello ucraino, non si riconosceranno più come simili e intere generazioni si dovranno alternare perché il tempo possa curare i danni provocati dal conflitto.
All'interno dell'Irpin Lyceum #3, le medaglie vinte dagli atleti di takewondoo. La scuola è famosa nella zona per fornire campioni sportivi in varie arti marziali
Ma la guerra è ancora in corso e in questo scenario è ancora più incredibile vedere la forza e i sorrisi di donne, bambini, anziani: famiglie intere che una vita, nonostante tutto, la stanno costruendo. Gli effetti catastrofici di una guerra, infatti, possono far tirar fuori alle persone una capacità di resilienza e di resistenza mai conosciuta prima.
È anche su queste capacità che si basa il lavoro svolto dalle organizzazioni umanitarie che operano nel Paese. Dall’inizio della guerra, in Ucraina si è attivato un movimento generale di aiuto e sostegno alle popolazioni colpite dal conflitto. Sia nei confronti di chi fuggiva per cercare riparo e salvezza all’estero sia verso chi restava, affrontando difficoltà crescenti. A oggi sono quasi un centinaio le organizzazioni umanitarie internazionali impegnate in progetti d'emergenza in Ucraina. Fra queste 15 italiane tra cui WeWorld, organizzazione indipendente impegnata da 50 anni a garantire i diritti di donne e bambini in 27 Paesi. L’Ong opera in quattro regioni – Lviv, Kyiv, Kharkiv e Odessa – portando aiuti alle popolazioni sfollate nel sud e nell’ovest, alle famiglie colpite dal conflitto a nord della capitale e alle popolazioni liberate nelle aree rurali dell’est. Oltre ai beni di prima necessità e ai kit per l’inverno, WeWorld offre sostegno economico e supporto psicosociale a donne e bambini, accompagnandoli in un percorso di ricostruzione materiale ed emozionale.
Foto apertura gallery Veduta dei quartieri di Saltivka, Kharkiv, da un palazzo danneggiato da colpi di artiglieria
Filippo Mancini è un operatore umanitario che da oltre dieci anni lavora in aree di conflitto o di crisi umanitarie. Fa base a Kyiv e oggi è Rappresentante Paese di WeWorld in Ucraina.
Articolo tratto da La Freccia di febbraio 2023
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