Fiori scolpiti nel ferro battuto e nella pietra, torrette arzigogolate, facciate con finestre decorate come quadri, dove composizioni floreali si mescolano a profili di fanciulle dai capelli d’oro. La Riviera romagnola conserva ancora oggi, in forma superstite, palazzi, grandi alberghi, ville e villini che sembrano spuntare da una fiaba.

 

Nella costa che si riflette sul mar Adriatico, partendo da Cervia (RA) fino a Cattolica (RN), si possono ammirare, grazie all’Associazione Italia Liberty, capolavori dell’Art Nouveau. Un viaggio per scoprire un tesoro della Belle Époque, in cui anche i complementi d’arredo, spesso in legno d’ebano, ornavano gli ampi spazi delle maestose architetture che ingentilivano la costa.

 

In particolare, nel tratto ravennate si trovano abitazioni realizzate per la solida vecchia borghesia. È il periodo in cui il podestà Giuseppe Palanti porta in Riviera la Milano bene e il sorgere di ville e villini favorisce un turismo d’élite sempre più diffuso nel corso degli anni. 

A Cervia, in via Toti 72, si segnala il villino Palanti. Era il 1912 quando la Società Anonima Milano Marittima decise di lottizzare la pineta della città, per realizzare un primo insediamento di villette residenziali che dovevano divenire, come scritto su un opuscolo dell’epoca, simili a «una piccola casa bianca in riva al mare, oppure nascosta tra il verde fresco di un bosco». Il progetto di urbanizzazione apparteneva proprio a Palanti, pittore e docente dell’Accademia di Brera, nonché socio fondatore dell’immobiliare che doveva realizzare i progetti e, non a caso, la sua villetta resta oggi una delle meglio conservate. In pochi minuti si possono raggiungere i villini Sgarbi, finemente decorati con motivi floreali alle pareti, e villa Righini, progettata da Matteo Focaccia in viale Roma.

 

Scendendo la costa, a Cesenatico (FC), in viale Garibaldi si incontra il villino Pompili, recentemente ristrutturato con cromie gialle che danno risalto alle maioliche Liberty. Di questa singolare costruzione si può apprezzare il cancello in ferro battuto che nelle ante raffigura 12 gatti, una farfalla, due teste di delfino e un pavone stilizzati dal fabbro Castellani. 

Villa Pompili (Cesenatico) - © Filippo Di Mario

 

Dopo Cesenatico si consiglia una tappa al Museo di Arte Povera a Sogliano al Rubicone (FC) dove, a ingresso libero, si può seguire una visita guidata alla scoperta di grafiche pubblicitarie e sculture di inizio secolo per conoscere un’inestimabile collezione di opere Liberty e Déco. Lo stesso Palazzo Ripa-Marcosanti ospita il Museo del Disco d’Epoca, dove si possono ascoltare le melodie più in voga nel periodo con l’ausilio del racconto del curatore Roberto Parenti.

 

Il viaggio continua a Bellaria (RN) con i villini storici in via Porto Palos, tra cui villa Adelia, caratterizzata dal portale d’ingresso curvo come il simbolo dell’omega. Che in periferia e nelle località marine era più facile uscire dagli schemi consolidati lo può testimoniare, proprio al centro della Marina di Rimini, il complesso del Grand Hotel, un’imponente struttura che ancora oggi rimane uno dei massimi esempi Liberty in Romagna, simbolo del ’900 balneare riminese nel mondo. Progettato dall’architetto Paolito Somazzi, fu inaugurato nel 1908 e suscitò subito ammirazione per i suoi quattro piani, le 200 camere, i numerosi balconi, le magnifiche terrazze e i giardini all’inglese, oltre a svariati e moderni comfort. Le linee architettoniche dell’hotel seguono la corrente modernista del Liberty, che incontra i gusti di una nuova borghesia colta e attenta, che cerca l’ostentazione del lusso nei dettagli che stupiscono. 

Riccione trovò a suo tempo una committenza per villini singoli nella zona Abissinia, dove si segnala l’opera di Mario Mirko Vucetich, villino Antolini, conosciuta come villa degli Americani o villa Egle, con una facciata curvilinea che riprende le architetture del Borromini, pensata in stile modernista anni ’20. È una vera fortuna che sia ancora integra, perché rimane un modello abitativo di raffinato gusto ed eleganza. Qui merita una menzione anche il lavoro del progettista Cesare Tamburini, che per la famiglia Piva realizzò la villa che era ubicata su viale Milano. Acquistata nel 1956 da Domenico Leardini e Dino Tentoni, nel ’62 fu demolita per erigere due hotel: il Lungomare e il Mon Cheri, che conserva ancora le pigne originarie della villa Domus Laeta, poste ai lati del cancello d’ingresso su viale Milano.

 

Proseguendo in viale Ceccarini, angolo via Marmolada, s’incontra villa Serafini, celebre opera dell’architetto Emiliano Sironi, e, all’incrocio fra viale Trento Trieste e via Cesare Battisti, la Pensione Florence finemente decorata con ferri battuti, stucchi e cementi decorativi nelle cimase, balaustre e fascioni floreali. L’epoca d’oro dell’architettura Liberty si conclude purtroppo quando, con la Prima guerra mondiale, diminuiscono le risorse da dedicare all’arte. Oggi si contano solo una cinquantina di capolavori architettonici sopravvissuti allo scempio delle demolizioni effettuate per lasciare spazio a mastodontici alberghi, nati negli anni del boom economico con lo scopo di soddisfare il mito delle vacanze di massa in riviera.

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