In apertura Le sponde del Lago d’Orta e l’antica torre di Pella (Novara) © Archivio Fotografico DTL

In bici a pelo d’acqua è il suggestivo nome che identifica una nuova esperienza di turismo lento all’insegna dell’intermodalità tra passi e bicicletta, treno e battello. Un unico grande itinerario di 270 chilometri, che ha come tema dominante l’acqua, lungo un percorso che affianca fiumi come il Rodano, il Toce, il Ticino e il Sesia, i laghi d’Orta e di Mergozzo, e una fitta rete di canali irrigui d’importanza vitale per questo paesaggio, da secoli abitato dalle risaie.

 

Il progetto, sorto per iniziativa della sede novarese dell’agenzia turistica Terre dell’Alto Piemonte, capofila italiano, e di Hes-So (Scuola di alta formazione turistica), capofila svizzero, vede la collaborazione di un vasto partenariato transfrontaliero delle principali istituzioni territoriali. Il percorso congiunge elementi culturali, naturalistici, storici ed enogastronomici di un ampio territorio transfrontaliero compreso tra il Piemonte e la Svizzera. Dalle vallate alpine del Cantone Vallese si costeggiano fiumi e laghi fino alle colline vitivinicole novaresi: territori da attraversare con lentezza, in bici o a piedi, per gustare poco alla volta una ricchezza non contaminata dal turismo di massa, fatta di paesaggi antichi, profumi e sapori di casa, forgiata dalla cultura della terra, per arrivare dolcemente a destinazione, nella caratteristica pianura risicola e a Novara.

 

Osservando il tracciato del progetto dall’alto, l’Italia e la Svizzera sono indistinguibili

l’una dall’altra ma il tragitto riunisce e organizza un network di vie in un itinerario coerente, a disposizione di un pubblico che, sempre più numeroso e internazionale, sceglie forme di turismo responsabile ed ecosostenibile. A ben vedere, i 270 chilometri di questa rete di ciclovie sono distribuiti su quattro tracciati preesistenti, che comprendono la Via del mare, la Pedemontana, la Via del Ticino e del Lago Maggiore e la Rhone Route. Percorsi adatti a tutte le età e a cicloturisti di ogni livello, tanto su e-bike quanto su bici muscolare, e che si esauriscono, lungo l’arteria dell’itinerario ciclistico, in tre o quattro giorni di viaggio, partendo dal Vallese e passando in rassegna l’Ossola, il Lago d’Orta e il Novarese fino alle risaie della Bassa, proseguendo lungo il Ticino e poi attraversando la provincia da ovest a est lungo la Pedemontana. E così,

per chi desiderasse intraprendere una vacanza slow più estesa di un lungo weekend, vale la pena segnalare alcuni dei luoghi principali attraversati da questa via, da esplorare al ritmo lento dei propri passi.

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In bici nel Parco della valle del Ticino  © patronestaff/AdobeStock 

Partiamo con il menzionare Domodossola, caratterizzata dall’affascinante piazza del Mercato, dai portici quattrocenteschi e da edifici del XV e XVI secolo. Ma anche il seicentesco Santuario del santissimo crocifisso sul Sacro Monte Calvario, Patrimonio Unesco, che sovrasta la città. Dopo qualche chilometro verso sud, merita una visita Omegna, situata nel punto più settentrionale del Lago d’Orta, celebre per aver dato i natali al poeta Gianni Rodari, cui è dedicato il Parco della fantasia. Lungo le sponde occidentali del lago sorgono il piccolo abitato di Pella, da cui è possibile imbarcarsi con la bicicletta per raggiungere l’isola di San Giulio e il borgo di Orta. Poco distante si può visitare Ronco, località caratterizzata dal fascino medievale. Proseguendo verso sud sul lungolago, si giunge al Lido di Gozzano, tra boschi e canneti. In località Buccione si possono ammirare l’antica Casa del vescovo, il luogo di sosta del clero in attesa di imbarcarsi per l’isola di San Giulio, e la chiesa di Santa Maria di Luzzara, risalente al X secolo, splendidamente affrescata.

 

Allontanandosi dal lago, poi, c’è Borgomanero, vivace cittadina di epoca altomedievale posta in posizione strategica sulle ciclovie Pedemontana e Via del Mare. Le nostre esplorazioni raggiungono anche Romagnano Sesia, un borgo immerso tra i vigneti delle colline novaresi, con la sua splendida Villa Caccia, opera dell’architetto Alessandro Antonelli, dove si produce il vino Docg Ghemme. Dopo aver percorso il medio novarese, caratterizzato da dolci colline appena accennate, si arriva ad avvistare le prime risaie. Si giunge quindi a Novara e lo sguardo viene subito attirato dall’imponente cupola della Basilica di San Gaudenzio. Da qui, spostandosi verso il centro, si incontrano il complesso monumentale del Broletto, il Duomo antonelliano di Santa Maria Assunta con il suo battistero paleocristiano, considerato il più antico del Piemonte, e il castello Visconteo-Sforzesco, contenitore di mostre di livello internazionale e sede dell’ufficio turistico. Merita una segnalazione, infine, anche il Mulino Vecchio di Bellinzago che si incontra lungo i sentieri cicloturistici della Via del Ticino: uno dei tanti della valle, ma l’unico rimasto in funzione a tutt’oggi.

 

In bici a pelo d’acqua intende valorizzare l’esistente senza dover creare ex novo piste ciclabili, potenziando itinerari su strade comunali, provinciali e interpoderali a basso traffico e favorendo anche la formazione di nuovi operatori del turismo e della ricettività per servizi sempre più moderni. In questa direzione, vale la pena citare l’esempio della storica Villa Picchetta posta nelle vicinanze delle rive del Ticino, a Cameri, a dividere Piemonte e Lombardia. Nel sontuoso edificio, impreziosito dalla splendida Sala dell’ottagono e da scenografici giardini, è stato allestito un bike hotel appositamente concepito per i cicloturisti con nove posti letto e una ciclo-officina a disposizione degli ospiti, che offre anche la possibilità di noleggio bici oltre che l’immancabile postazione per ricaricare i mezzi elettrici.

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Vigneti di Borgomanero (Novara) © Walter Cerutti

Numerose altre stazioni per le e-bike sono state distribuite lungo tutto il percorso: emblematica quella di Novara posizionata all’interno del cortile del castello, a confermare il ruolo centrale che questo territorio ha destinato al turismo slow. L’intermodalità, lo abbiamo già accennato, è una delle caratteristiche principali di In bici a pelo d’acqua. Chi vuole affacciarsi in Svizzera evitando tratti non semplici come il passo del Sempione può caricare il proprio mezzo anche sul treno che unisce Briga a

Domodossola. Mentre per chi vuole evitare di percorrere il lato orientale del Lago d’Orta, che presenta un’intensità di traffico maggiore rispetto alla sponda opposta, è a disposizione un punto di ricarica sul battello per andare da Pella all’isola o al borgo di Orta. Se, invece, si vuole utilizzare il treno semplicemente per raggiungere il percorso è possibile caricare le bici sulle tratte ferroviarie in direzione di Novara, Domodossola o Arona.

 

A livello infrastrutturale, notevole impegno è stato necessario per la creazione e la posa di una cartellonistica specifica, con cui segnalare tutte le informazioni utili al viaggiatore: monumenti, siti di interesse naturalistico o storico, strutture di ospitalità e anche punti di servizio specifico per i ciclisti.Va ricordato, poi, che tutti gli itinerari proposti si snodano lungo ciclovie che recuperano una generosa rete di tracciati preesistenti, evitando così lo spreco di risorse in nuove opere. I percorsi misti, tra vie sterrate di campagna, greenway o strade a basso traffico, consentono di procedere con lentezza e in sicurezza, ammirando i piccoli borghi con i loro castelli, il paesaggio di montagna che trascolora in collina, i fiumi che diventano laghi, solcando la pianura risicola novarese con le sue secolari cascine, silenti testimoni della cultura rurale di questo territorio. Storie di mondine, mulini e canti, lungo le loro antiche vie di percorrenza.

 

Articolo tratto da La Freccia