Nella stazione Termini di Roma, all’altezza della chiesa di Santa Bibiana e dei resti del Tempio di Minerva Medica, si trova un gioiello nascosto: la cabina Ace (Apparato centrale elettrico), la torre di controllo che un tempo regolava la circolazione ferroviaria nello scalo.

 

La struttura, ben visibile grazie all’attigua svettante torre rivestita di travertino, è un chiaro esempio di opera razionalista. Progettata dall’architetto Angiolo Mazzoni, fu inaugurata nel 1938 e ora viene aperta al pubblico solo in particolari occasioni. Nella cabina erano sistemate tutte le apparecchiature e i dispositivi elettrici per il comando automatico degli scambi e dei segnali.

 

I grandi banchi di manovra con 730 leve e i quadri per la segnalazione luminosa degli itinerari occupano un’intera sala, lunga 47 metri, al terzo piano. Mentre una serie di banchi identici sono ospitati ancora oggi in uno spazio interrato al livello -2. 

 

Questa sala, un vero e proprio bunker, era stata pensata da Mussolini alla vigilia della Seconda guerra mondiale per garantire il funzionamento dell’intera stazione anche durante un bombardamento. Cosa che avvenne la mattina del 19 luglio 1943, quando le sirene antiaeree avvertirono la popolazione romana dell’imminente attacco che avrebbe distrutto il vicino quartiere di San Lorenzo. Il personale ferroviario fu allertato e il bunker preparato per il suo primo utilizzo, ma non fu necessario: la stazione Termini fu risparmiata dall’incursione degli alleati.

 

Alla fine del 2019, grazie alla collaborazione tra Fondazione FS Italiane, Rete Ferroviaria Italiana e Ferrovie dello Stato, è stato avviato un cantiere per garantire la messa in sicurezza della struttura, adeguare gli impianti e abbattere le barriere architettoniche.

 

Il progetto completo prevede di trasformare in un museo i due locali che accolgono i banchi di manovra, realizzare una biblioteca e un archivio storico. Un modo per recuperare un edificio un tempo fondamentale alla quotidianità e donare alla stazione Termini una connotazione culturale che possa unirsi all’attuale funzione ferroviaria, commerciale e conviviale.