In cover l'ingresso della Necropoli della Banditaccia, Cerveteri (RM)

© Dino Frattari

 

Con un territorio che rappresenta l’area archeologica più vasta al mondo, seconda soltanto alla Valle dei Re in Egitto, Cerveteri è la meraviglia che, a 25 minuti dalla stazione di Roma San Pietro, non ti aspetti. A mezz’ora di auto dall’aeroporto di Fiumicino o dal porto di Civitavecchia, e ancor meno dal lago di Bracciano, in questi ultimi anni la capitale etrusca sta lavorando per tornare al suo antico splendore.

 

Dall’alto di oltre tremila anni dalla sua fondazione, l’antica metropoli è Città della Cultura del Lazio nel 2020 (titolo che conserverà anche per il prossimo anno a causa del fermo per il coronavirus) grazie a un patrimonio naturalistico, storico e artistico di rara ricchezza.

Una posizione unica, che sormonta la natura incontaminata del Monumento Naturale Palude di Torre Flavia, le riserve di Macchiatonda, Palo Laziale e Furbara, è un territorio che allunga il suo sguardo fino ai gioielli medioevali dei borghi di Sasso e di Ceri – teatro di posa naturale per le pellicole di Roberto Rossellini e Vittorio De Sica – toccando un litorale punteggiato dagli imponenti castelli Odescalchi (di Ladispoli e Santa Marinella), all’ombra delle pinete che hanno visto sfrecciare anche le celebri corna di Vittorio Gassman nel film Il sorpasso.

 

«L’attenzione di cui la zona ha goduto nei secoli si riverbera anche nella Villa Romana a Marina di San Nicola, probabilmente appartenuta al triumviro Pompeo Magno, così come nelle terme romane di Pian della Carlotta, tuttora attive e, in tempi meno remoti, nella medioevale Torre Flavia, che svetta sulla spiaggia regalando tramonti indimenticabili. Fino ai più recenti Palazzo dei Principi Ruspoli, Palazzo Patrizi al Sasso e Palazzo Torlonia», ci racconta Daniele Medaino di Artemide Guide, uno degli accompagnatori turistici più apprezzati della zona.

Eppure, la magnificenza di questo territorio – la cui attrazione principale, la Necropoli della Banditaccia con il suo anello di 12 chilometri di sentieri naturalistici, non ha nulla da invidiare ai siti archeologici più celebrati al mondo – è ancora ignota ai più malgrado uno scenario spettacolare. Camminando, svela alla vista la natura selvaggia e i resti di un mondo antico.

 

Un paradiso per gli escursionisti appassionati dei paesaggi avventurosi di Messico o Guatemala, Cambogia o Perù, «solo che qui a farla da padrone è la macchia mediterranea, caratterizzata da querce, lecci, lauri e ginestre con una fauna autoctona antica duemila anni», precisa Medaino. «L’area archeologica della Banditaccia appare immersa in una rigogliosa vegetazione attraversata da ruscelli e bagnata da cascate, entro cui la città funeraria ha disseminato migliaia di monumentali tombe scavate nel tufo, a imitazione delle antiche case».

Finalmente, dopo i tristi anni connotati dagli scavi clandestini e dal depredamento delle tombe, Cerveteri si sta risvegliando. Il presente che vuole riportarla al meritato splendore può contare su squadre di volontari e su una giunta giovane e appassionata, guidata dal sindaco Alessio Pascucci, 38 anni, recentemente eletto presidente dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale, l’ente che riunisce i comuni italiani che hanno sul proprio territorio un sito Unesco.

 

«Un riconoscimento importante per una città come la nostra», spiega Pascucci, «che negli ultimi anni si è impegnata in uno sforzo enorme per la valorizzazione e la tutela di questo patrimonio».

 

Uno sforzo che il passato di Caere merita sicuramente, lasciando un segno molto più rilevante nella storia del Mediterraneo di quanto i libri scolastici abbiano insegnato, come testimoniato dalla presenza unica di ben tre porti nel suo territorio: il più grande era quello di Pyrgi, corrispondente all’attuale Santa Severa. Tre porti sono sinonimo di grande potenza commerciale e militare, per questo gli archeologi hanno rinvenuto nelle tombe corredi di pregio provenienti dalle botteghe più importanti della Magna Grecia e persino della Grecia: tra tutti spiccano due preziosissime opere di Eufronio, il ceramista più in voga ad Atene ai tempi delle guerre persiane, considerato il primo artista della storia occidentale. Soleva infatti firmare le sue opere, a differenza dei semplici artigiani.

Cratere di Eufronio

«Una di queste, il Cratere – esposto permanentemente al Museo Nazionale Archeologico Cerite – è stata restituita all’Italia nel 2008, divenendo simbolo della lotta al traffico illecito e ora punta dell’iceberg di una grandiosa opera di recupero dei tesori di Cerveteri, sparsi nei musei più prestigiosi del mondo», spiega la guida Medaino.

 

La storia recente di Cerveteri racconta dunque di un rinascente impegno in cui, come si diceva, anche i volontari stanno giocando un ruolo fondamentale. Stefano Belmonti, 66 anni, accompagnatore volontario e vicepresidente dell’associazione Ogniquota, nel 2015 ha iniziato un lavoro capillare per riportare alla luce la spettacolare Via degli Inferi insieme a un coraggioso gruppo di amici provenienti dalla sezione di Cerveteri/Ladispoli del Gruppo archeologico romano e dalle associazioni Nuova generazione etrusca, Nucleo archeologico antica Caere, Gruppo archeologico del territorio cerite.

«Quando siamo venuti qui, io e Massimo Petrelli, la più maestosa delle arterie etrusche, la Via degli Inferi, era completamente ricoperta dalla vegetazione. Con il beneplacito della Soprintendenza e il sostegno dell’assessore al Turismo Lorenzo Croci, abbiamo iniziato la nostra opera di pulizia. A noi si sono unite altre persone, in particolare Stefano Cozzi, Marco Meconi e Assunta Contaldo. Per arrivare a questa stupenda passeggiata così come la vediamo oggi, ci sono voluti cinque anni di lavoro costante: 12 mesi l’anno, una o anche più volte a settimana, con decespugliatore in braccio, tronchesi e falce, oltre all’attrezzatura per montare la segnaletica, finanziata dal Comune», racconta Stefano.

 

«Le aree archeologiche di Cerveteri hanno tutti i numeri per diventare una delle maggiori attrazioni antiche del futuro», parola dell’assessore al Turismo Lorenzo Croci, anche lui 38 anni. «Si stima che solo nella Banditaccia vi siano oltre diecimila tombe, e il conto complessivo potrebbe superare le ventimila. Stiamo parlando di un territorio ben più vasto della necropoli principale della Banditaccia, dal 2004 Patrimonio Unesco insieme a quella di Monterozzi a Tarquinia».

L’opera dei volontari si rende più che mai preziosa, visto che l’amministrazione comunale non ha a disposizione fondi sufficienti per fare fronte alla manutenzione di un territorio immenso. Così il sindaco Pascucci lancia un appello al MiBACT, per ricevere maggiore sostegno, e al Presidente del Consiglio: «Abbiamo a disposizione uno dei massimi tesori archeologici del mondo, che in rete con Tarquinia e il comprensorio dell'Etruria Meridionale va a disegnare la culla della civiltà etrusca. Così vorremmo che questo messaggio fosse accolto dal presidente Giuseppe Conte e dal governo, in un momento in cui un rinascimento culturale è più che mai necessario: perché Cerveteri possa diventare un Parco Archeologico indipendente, al pari di Ostia Antica o di Pompei. Dunque lo invitiamo a venire a visitare questi luoghi incredibili, dove guardando al passato si può disegnare il futuro».

 

Terminata la ripulitura della Via degli Inferi con l’inaugurazione nel 2018, Belmonti insieme ad altri volontari comincia a tracciare ulteriori circuiti a piedi. Ne sono nati tre, di una lunghezza variabile, che attraversano in più direzioni la rigogliosa area archeologica, tra cui il meraviglioso sentiero delle cinque cascate. L’auspicio è creare un cammino a piedi di rilievo internazionale, una Via degli Etruschi capace di collegare l’Etruria Meridionale alle vie cave di Pitigliano, Sovana e Sorano.

Nel frattempo Cerveteri non si ferma qui, si modernizza e si rinnova: dopo la vittoria del terzo premio all’Architecture, Construction and Designing Award nel 2020 per la nuova stazione ferroviaria di Marina di Cerveteri, l’assessore alla Cultura Federica Battafarano, 32 anni, ci descrive lo spirito con cui è stata presentata la candidatura a Capitale italiana della Cultura 2021 (posticipata al 2022): «Il nostro dossier fa tesoro della presenza diffusa della civiltà etrusca e per questo è stato elaborato in partnership con Santa Marinella, Tolfa, Allumiere e con i comuni del lago di Bracciano, considerando il porto e l’aeroporto come l’alfa e l’omega di questo spicchio di Etruria meridionale, includendo Civitavecchia e Fiumicino».

 

Ma molti ancora sono gli ingredienti che concorrono a rendere unica questa “piccola Toscana”: dalle spiagge di sabbia nera scarsamente antropizzate di Campo di Mare alle colline note per la qualità dell’offerta enogastronomica che comprende le pesche Springtime, i veri carciofi romaneschi, il grano scelto dall’Associazione dei panificatori di Roma per il brand Pane Roma, la famosa Sagra dell’uva e l’Etruria Eco Festival di Cerveteri.

Un territorio ideale per escursioni in mountain bike che si estende fino ai Monti della Tolfa, dove si snoda una strada amata dai motociclisti di tutta Europa, e molto radicata anche tra gli amanti delle passeggiate a cavallo, mentre il versante marino è baciato da un vento che attira gli appassionati della tavola da surf da tutta la regione, tra cui brilla il talento del campione Leonardo Fioravanti.

 

Insomma, «gli Etruschi non si insediarono qui a caso, e quando Roma era abitata da sparute capanne e si praticava la pastorizia, Cerveteri governava il Mediterraneo con i suoi tre porti», conclude Pascucci. Aspettando la nascita del Parco Archeologico degli Etruschi.

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