In cover, la Rocca di Arignano (TO)

Il sogno di Luca Veronelli e di Elsa Panini era trovare un luogo del cuore che potesse dare concretezza alla vita e al futuro dei loro figli. Entrambi torinesi, manager d’azienda lui e biologa con la passione per la cucina lei, sentivano forte la necessità di costruire qualcosa. Fino al giorno in cui, in un piccolo borgo piemontese alle porte di Torino, si sono trovati di fronte al luogo in cui concretizzare le loro aspettative: la Rocca di Arignano, disabitata da 700 anni e anticamente di proprietà della famiglia dei conti Costa di Carrù e Trinità. Era il 2016 e in quell’anno è cominciato un delicato e complesso lavoro di ristrutturazione per restituire la dimora al trascorrere dei giorni.

 

«Questo posto, arrivato per miracolo, ha totalmente conquistato la nostra voglia di recuperarlo e restituirlo al pubblico», spiega Veronelli. «Abbiamo letto su un quotidiano l’annuncio della vendita della Rocca e, in un giorno d’estate, ce la siamo trovata davanti, innamorandoci della sua autenticità e personalità unica, diversa da qualsiasi altro posto. Non dimentichiamo che è stata in piedi mille anni per giungere fino a noi».

La cucina della Locanda

Un luogo vero la Rocca di Arignano, oggi totalmente restituita alla fruizione e alla quotidianità, diventando un relais con sei stanze di incredibile fascino e suggestione. Grazie al sapiente lavoro dello Studio Massimo Raschiatore architetto, in collaborazione con la Soprintendenza archeologica Belle arti e Paesaggio, che ha gestito la ricostruzione di mura storiche, camminamenti e torri.

 

All’interno, la Locanda della Rocca, guidata dallo chef Fabio Sgrò, è ispirata alla concretezza medievale fatta di semplicità e ricerca del conforto della tavola, come momento di sosta e condivisione di materie prime eccellenti e piatti di ottima definizione. Persino la Scuola di cucina, grande passione di Elsa, autrice del blog La cuoca insolita, ha trovato spazio in un ambiente che riprende atmosfere e stili di un passato quasi millenario.

Elsa Panini e Luca Veronelli

«La ricerca di cose belle, perché autentiche, è lo spirito che ci ha guidati in questo lavoro», prosegue Veronelli. «Prima dei due anni e mezzo di cantiere, abbiamo lavorato per 12 mesi al progetto e alla filosofia del restauro, ed è stato complicatissimo. Il timore era quello di intervenire, rovinandoli, su ambienti che la storia ci aveva consegnato. La Rocca versava in pessime condizioni, pareva una selva oscura, cresciuta dentro e fuori le mura, e a stento si riusciva ad aprire un varco per entrare».

 

Le architetture di tre diverse epoche sono state unite con armonia, senza alterare il fascino del luogo, arricchito dalla campagna circostante e dal lago di Arignano. Un bacino artificiale che serviva a convogliare le acque e che oggi Veronelli vuole riportare a nuova vita, trasformandolo in attrattiva turistica attraverso un progetto di valorizzazione ambientale in collaborazione con i Comuni del territorio e la Città metropolitana di Torino, presentato alla Regione Piemonte.

 

Così, lo scorso giugno, la Rocca di Arignano è stata riaperta alla comunità locale: sono possibili, infatti, visite guidate ed esperienze didattiche. «Lo abbiamo fatto come atto di restituzione», afferma Veronelli, «per condividere con gli altri questo sito affascinante del quale ci sentiamo, senza dubbio, più custodi che proprietari: siamo qui per accompagnarlo e difenderlo. Il momento più bello è stato quando abbiamo finalmente spalancato le porte della Rocca agli abitanti di Arignano, che l’avevano sempre vista inaccessibile. Ricordo con grande emozione diverse persone, in particolare anziane, che, giunte in cima alla torre, si sono commosse per quanto potevano finalmente vedere».

 

Un’emozione che si ripete ogni giorno e coinvolge tutti coloro che entrano nel fortilizio per soggiornare, sedersi alla Locanda, seguire un corso di cucina o un evento particolare, ammirare l’orto di erbe aromatiche ai piedi di un cedro secolare o semplicemente per visitarlo.

 

«La bellezza crea altra bellezza, e così sarà per Arignano e la sua Rocca, per chi la raggiunge e per coloro che ci vivono», conclude orgoglioso Luca. E chissà se, come ogni castello che si rispetti, anche quello di Arignano ospita, come cita la leggenda, il fantasma di una fanciulla di nome Cristina. Da tempo non si palesa, ma il ritorno alla vita delle sale potrebbe farle cambiare idea.

Articolo tratto da La Freccia