In cover, Cattedrale di San Ciriaco, Ancona © photobeginner/Adobestock
Un pezzo d’Italia che scorre leggera e illuminata d’estate, tra mare e monti. I finestrini del treno svelano una terra caleidoscopica che dalle colline raggiunge le spiagge in un battito di ciglia. Da una parte, la striscia dell’Adriatico che in certi punti sembra ingoiare le rotaie in un balletto di scogli sassosi, ombrelloni a strisce, arenili, palme, edifici colorati. Dall’altra, alture e rilievi scomposti che si alternano a borghi medievali, paesoni allungati verso l’entroterra, campi coltivati o disordinatamente brulli.
Siamo nelle Marche, su un Regionale nuovo che scivola rilassato sui binari, offrendo scampoli di panorama: una vera sorpresa piena di paesaggi naturali, acqua e terra, arte e architettura, tutto racchiuso in un pugno di chilometri. Il poeta Giosuè Carducci la definì «una terra benedetta da Dio». Per la sua bellezza e varietà feconda e per il «digradare di monti che difendono, tra questo distendersi di mari che abbracciano, tra questo sorgere di colli che salutano, tra questa apertura di valli che sorridono».
Spiaggia del Passetto, Ancona © ermess/Adobestock
Fresca di stampa, Marche in treno, una guida dedicata a questa regione, realizzata da Trenitalia e Giunti Editore, consente di scoprirla al meglio viaggiando sulle tratte dei treni Regionali. A misura d’uomo e in maniera sostenibile, si possono raggiungere i borghi medievali di Fermo e Recanati (MC) o tuffarsi nell’eleganza di Senigallia (AN) e nel Liberty di Civitanova Marche (MC), con i loro chilometri di litorale.
Ma anche visitare il seicentesco Teatro Rossini di Pesaro o festeggiare i 100 anni dello Sferisterio di Macerata, arena all’aperto che, dal 23 luglio al 13 agosto, ospita l’Opera festival. Tante le curiosità segnalate e i punti di interesse meno noti raggiungibili dalle stazioni, passeggiando tra porti, rocche, parchi, grotte, cattedrali di alabastro, piccoli musei civici, caffè storici e piazze da vivere.
Mole Vanvitelliana, Ancona © ermess/Adobestock
ANCONA COLOR PASTELLO
Merita attraversare Ancona partendo dall’alto, affacciati alla balconata sul colle Guasco, con vista sulla città intera, la riviera del Conero e lo strapiombo sul porto che, tra cantieri e attracchi, si proietta lungo la costa. Si riconoscono, abbozzate alla maniera della pittura macchiaiola, Falconara (AN), Senigallia e, nella punta estrema, Pescara.
Nella parte più tondeggiante dell’insenatura, ancorata alla terraferma da tre ponti, si vede la Mole Vanvitelliana, imponente e maestosa fortezza settecentesca che oggi ospita il Museo tattile statale Omero con percorsi scultorei per non vedenti. Più in là, sul molo, l’Arco di Traiano perfettamente conservato dal I secolo d.C. offre una visione prospettica sul mare.
Ancona vecchia, da quassù, pare un’elegante signora vestita di cashmere dai colori tenui: il tortora di palazzi e campanili, il pastello acquamarina delle persiane, il bianco sporco delle case incastrate tra loro e delle scalinate tortuose. Un tempo sede dell’acropoli greca, oggi culmine della parte monumentale della città, con la Cattedrale di San Ciriaco a far da faro e simbolo.
Forgiata in stile romanico-bizantina e agghindata da un ricco portale gotico a rilievi del XIII secolo, la si scorge da lontano, vigile e accogliente, anche arrivando in traghetto dalla greca Patrasso. I suoi toni di rosa antico appena accennato si incendiano all’ora del tramonto e dell’alba, trasformando la piccola piazza del Duomo con i suoi leoni marmorei in uno dei luoghi più poetici della regione.
Centro storico, Ancona © Sandra Gesualdi
Addentrandosi tra le viuzze ripide alla scoperta della parte storica, di giorno Ancona si svela sorniona e silenziosa: si incontrano anfratti quieti, torri campanarie intrappolate tra le case, ristorantini vista mare dove bere un Verdicchio o un Rosso Conero. Fino a riprender fiato seduti sulla grande scalinata in piazza del Plebiscito, trovandosi alle spalle la facciata non finita di San Domenico e di fronte l’ingombrante statua di papa Clemente XII.
Dalla città dorica, in un’ora e mezza o poco più, con un Regionale si raggiunge Ascoli Piceno. Finestrino lato monte sin qui perché, in pochi minuti, lasciate le scarpate brulle, quando meno te lo aspetti appare Loreto con gli spicchi bianchi della cupola del santuario della Santa Casa che domina dal crinale di un colle. L’effetto sorpresa prosegue, lato mare, fino a Porto Recanati, annunciato da una serie di palazzine in sequenze cromatiche di giallo, verde, rosso e celeste che si intonano con le file ordinate di ombrelloni.
Da lì in poi il treno scivola sulla costa, quasi a toccare l’acqua salata e distinguere bagnanti e pescatori, incontrando località turistiche che sembrano uscite da cartoline degli anni ’80. A San Benedetto del Tronto, la rotaia vira lentamente verso l’interno e si inoltra in un puzzle di campi dorati, filari di vigneti, orti privati e periferie industriali. A Offida si capisce di essere vicini all’arrivo perché sbuca il monte Ascensione.
Piazza del Popolo, Ascoli Piceno
ASCOLI, TRA PIAZZE E PONTI
Ascoli è circumnavigata per tre quarti da due torrenti – il Castellano e il Tronto, in cui il primo si tuffa – e più che la città delle 100 torri, come è comunemente ricordata, sembra la città dei ponti, porte d’ingresso al centro storico. Dalla stazione si sorpassa a piedi il Maggiore: affacciarsi fa impressione per quanto è alto. Sotto c’è una foresta rigogliosa e, di fianco, il grande Forte Malatesta con quel gioiello di ingegno che è il piccolo ponte romano di Cecco o del Diavolo.
L’aria in città è mite e l’atmosfera è un po’ salottiera, dalle strade principali scappano via come ragnatele le viuzze strette tra i muri, le rue. Il travertino dei palazzi, delle strade, delle piazze amplifica la luce del sole e assorbe i colori della giornata che trascorre e rende armoniose le architetture.
Quello che colpisce è il brulichio del vissuto, i negozi a conduzione familiare, i bambini che vanno in bici nella zona pedonale, i mercatini rionali a due passi dal Duomo. Tutto è vissuto e abitato. Anche piazza del Popolo, scrigno di forme e composizioni, loggiati gentili, merletti a coda di rondine, terrazze fiorite. È davvero una delle piazze più belle d’Italia e, senza abdicare alla sua portata artistica insidiata nelle volte medievali a mattoni, oggi è spazio pubblico da fruire e luogo di cittadinanza.
Uno dei nuovi treni regionali lungo la costa delle Marche © Archivio FS Italiane - Guido Calamosca/LaPresse
Allo storico caffè Meletti, sui tavolini liberty, si mescolano i turisti che assaggiano il caffè corretto all’anisetta, nonni che fanno colazione coi nipoti e colleghi in pranzi di lavoro. Ascoli accoglie con grazia turismo e quotidianità e si svela nelle sue bellezze senza snaturarsi.
In piazza Arringo, le due fontane gemelle, dimore di delfini e cavalli marini, fanno da spartitraffico a chi la attraversa per andare a scuola, a lavoro o in Duomo per cercare tracce antichissime e carolinge. Nello stesso spazio aperto, il palazzo sede del Comune ospita i Musei civici, dove merita farsi un giro tra arredi barocchi e specchiere veneziane, solo per soffermarsi di fronte alla Passeggiata amorosa di un insolito Giuseppe Pellizza da Volpedo. Che in questo tondo ha voluto raccontare la serenità di passeggiare, conversando, tra natura e paesaggi bucolici. Fuori, sulla panca di pietra da strada, ombreggia un gruppetto di signori anziani. Guardarli con un cartoccio di fritto misto in mano è davvero una benedizione.
Articolo tratto da La Freccia
Una guida per scoprire il Belpaese mangiucchiando qua e là
14 luglio 2021