Foto in apertura: La cosiddetta Collina dei ciliegi a San Severino Marche (Macerata). ©Luigi Alesi

«Una notte dell’aprile 2019, un’illuminazione improvvisa mi ha attraversato la mente: è allora che è nata l’idea del Cammino dei cappuccini. Da quel momento, ormai più di quattro anni fa, per me e molti altri è iniziata un’avventura nuova, un mondo da scoprire un po’ alla volta. Panorami inattesi, incontri sorprendenti, situazioni impreviste, cambi di prospettiva, sinergie e avvenimenti positivi tali da far sgranare gli occhi di gratitudine». Sono le parole di Sergio Lorenzini, che di “mestiere” fa il frate ed è ministro provinciale dei cappuccini delle Marche dal 2019. Questo cammino si presenta da subito con un elemento di unicità: è stato ideato da un uomo di chiesa, anche se per la sua realizzazione si sono impegnati in molti, laici e religiosi.

 

«L’ho costruito insieme a tanti volontari, ad altri fratelli dell’ordine, ai membri del Club alpino italiano, agli amministratori del territorio e con l’appoggio della Regione Marche. Con tutti loro è nata una rete meravigliosa di relazioni umane». In quella notteinsonne di quasi cinque anni fa, quindi, Lorenzini ha dato vita al progetto più emblematico del suo ministero, unendo la sua naturale curiosità e la passione per i percorsi a piedi con la consapevolezza di rappresentare un territorio straordinario, capace di raccontare come nessun altro la storia del suo ordine.

 

«Nelle Marche si conservano eremi, conventi, monasteri incredibili e, a volte, sconosciuti ai più», prosegue il frate. «La nostra è una terra che coniuga storia, cultura, natura, architettura e spiritualità, con molti elementi ignoti anche ai suoi stessi abitanti». È proprio per questo che Lorenzini ha scritto il romanzo storico Lo spirito dei cappuccini, nel quale racconta le vicende marchigiane dei primi confratelli, tra il 1525 e il 1535. «È una narrazione concepita proprio per accompagnare il pellegrino lungo il cammino, con un capitolo per ogni tappa, nell’attesa di comprendere cosa accadrà nella successiva».

Un frate cappuccino che cammina con un pellegrino. © Frati cappuccini delle Marche

Un frate cappuccino che cammina con un pellegrino. ©Frati cappuccini delle Marche

E così nel 2021 il percorso è partito e in questo mese fa il suo debutto la guida pubblicata da Terre di mezzo editore a firma di frate Sergio. Al suo interno c’è il racconto delle 17 tappe che compongono il tracciato di quasi 400 chilometri, poco più di 20 al giorno in media, con dislivelli anche di 800-1000 metri. Per i suoi continui e impegnativi saliscendi è un cammino in cui servono gambe allenate, ma il bello è anche questo: misurare il desiderio di una dimensione eremitica a contatto con i luoghi simbolo di ogni giornata. In un lungo abbraccio che va da Fossombrone, in provincia di Pesaro e Urbino, ad Ascoli Piceno, è protagonista la dorsale interna della regione, da nord a sud, lungo cui si espande la bellezza inaspettata dell’entroterra, con incantevoli borghi a misura d’uomo, in controcanto con il paesaggio naturale circostante. Qui l’orizzonte di montagne dal tratto selvaggio – come, in molti tratti, la catena dei Sibillini – incontra la dolcezza di colline coltivate da secoli, a conferma della vocazione agricola dei suoi abitanti. Boschi avvolgenti si alternano alla macchia mediterranea, i laghi alle cascate, sino alla visione in lontananza del mare.

 

«E così gli straordinari luoghi spirituali, che incontriamo ogni giorno sulla via, si presentano dal nulla ai nostri occhi e fanno vivere un’esperienza arcaica e autentica». Tra i luoghi più speciali da incontrare lungo la via, Lorenzini ricorda «il monastero di Fonte Avellana nel comune di Serra Sant'Abbondio, in provincia di Pesaro e Urbino, l'eremo di San Girolamo a Pascelupo, con un breve sconfinamento nella provincia di Perugia, e quello dei Frati bianchi a Cupramontana, vicino ad Ancona. Qui si trova anche l’abbazia del Beato Angelo, di cui si hanno notizie già nel 1180. A Camerino, in provincia di Macerata, c’è invece il convento di Renacavata, il primo dei cappuccini. E poi, ancora, il santuario della Madonna dell’Ambro a Montefortino, vicino a Fermo, conosciuto come la piccola Lourdes dei Sibillini per la sua somiglianza con il luogo di culto francese, secondo per importanza nelle Marche solo a quello di Loreto».

 

Percorribile anche in bicicletta, il Cammino dei cappuccini è stato adattato per i gruppi scout. Per loro ogni tappa è divisibile in due momenti, così che possano svolgere le loro attività nella restante parte del giorno. Come altri pellegrinaggi più famosi, anche questo cammino ha una sua credenziale che viene consegnata a Fossombrone, all’inizio del percorso, con una benedizione dei frati. Speciali timbri artistici, con gli episodi salienti del romanzo di frate Sergio, realizzati da frate Fabio Furiasse, vengono apposti tappa dopo tappa. Al termine dell’avventura invece, al santuario di San Serafino ad Ascoli Piceno, il pellegrino riceve il Testimonium, nel corso di una liturgia di ringraziamento. Per chi vuole arricchire l’esperienza, fra’ Sergio ha preparato una serie di podcast spirituali, 15 minuti da ascoltare la mattina, perché camminare diventi anche una fonte di crescita interiore. Attraversare questi luoghi così strettamente legati alla storia dei cappuccini dà poi l’opportunità a chi si mette in viaggio di entrare in contatto con uno degli ordini più importanti del mondo, che conta circa diecimila religiosi.

 

Noti come i “frati del popolo”, i cappuccini oggi sono presenti in 110 nazioni, anche se, a tanta capillarità, fa da contraltare l’incertezza sulle loro origini. Il cammino fa conoscere la storia dell’ordine e le sue figure più luminose ma consente anche di incontrare i frati che vivono lì oggi. I pellegrini, infatti, possono provare l’esperienza di entrare in famiglia, condividendo un pasto e una preghiera con i religiosi, poiché i conventi sono i luoghi principali dove pernottare, anche grazie all’ospitalità di camaldolesi o benedettini. In alcuni strutture, invece, l'accoglienza è di tipo laico come nel caso del convento di Cagli, in provincia di Pesaro e Urbino, che da marzo sarà gestito da una famiglia locale.