In cover, Bambini attorno al fuoco in strada a Racalmuto (AG), negli anni ‘50 © Fondazione Leonardo Sciascia
Una voce coraggiosa, una scrittura tagliente ma carica di poesia, un pensiero vivo che nasce da una coscienza accesa. Ha denunciato i mali del Paese, si è scagliato contro la corruzione della politica puntando il dito sulla strisciante mentalità mafiosa. Leonardo Sciascia è una delle figure di spicco della narrativa italiana del ’900 e oltre, con opere che sono diventate icone della letteratura: Il giorno della civetta, A ciascuno il suo, Todo modo e Una storia semplice, solo per citarne alcuni.
L’8 gennaio scorso sono trascorsi cento anni della sua nascita e a Racalmuto, il paese nell’agrigentino che gli ha dato i natali, ha riaperto e proroga fino al 31 maggio, la mostra a Leonardo Sciascia e la Fotografia, un progetto nella Fondazione a lui intitolata.
Courtesy foto © Fondazione Leonardo Sciascia
Ventisette scatti inediti, realizzati dallo scrittore nel corso degli anni ’50, che sono una finestra aperta sulla sua terra, dove è nato e cresciuto. «Bisogna andare in Sicilia per constatare quanto è incredibile l’Italia», scrive Sciascia nel Giorno della civetta. Paesi di roccia, donne ammantate di nero, bambini scalzi che giocano in strada, archi in pietra e tutta la semplicità della vita contadina. Immagini in bianco e nero intrise di polvere e povertà e, sullo sfondo, paesaggi che riemergono dal passato. Con una carica di umanità immortale. Un richiamo alla memoria collettiva del nostro Paese che Sciascia, in questo caso, descrive per immagini con la stessa intensità con cui costruiva le parole.
Articolo tratto da La Freccia
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