In cover, The First Embrace © Mads Nissen, Denmark, Politiken/Panos Pictures

È il primo abbraccio che Rosa ha ricevuto in cinque mesi, il 5 agosto 2020. A marzo, infatti, le case di cura avevano chiuso le porte a tutti i visitatori a causa della pandemia, impedendo a milioni di brasiliani di far visita ai loro parenti. Agli assistenti delle case di cura è stato ordinato di ridurre al minimo il contatto fisico con le persone vulnerabili.

Alla Viva Bem di San Paolo, una semplice invenzione chiamata The Hug Curtain, un telo di plastica con giromanica, ha permesso alle persone di riabbracciarsi senza rischi. Lo scatto di Mads Nissen è il vincitore del World Press Photo of the Year: «È una storia sulla speranza e l’amore nei momenti difficili. Quando ho saputo della crisi che stava affrontando il Brasile e della linea adottata dal presidente Jair Bolsonaro, che ha trascurato il virus fin dall’inizio definendolo una piccola influenza, ho sentito il bisogno di fare qualcosa», ha dichiarato il fotografo danese.

 

«Questa immagine iconica del Covid-19 commemora il più straordinario momento della nostra vita. Vulnerabilità, affetti, perdita e separazione, morte ma anche sopravvivenza, tutto racchiuso in un’unica foto. Se ci si sofferma a guardarla si vedranno le ali, simbolo di volo e speranza», ha aggiunto Kevin WY Lee, direttore creativo e membro della giuria del celebre concorso di fotogiornalismo.

Quello di Nissen e altri 140 scatti finalisti sono esposti fino al 22 agosto al Mattatoio a Roma. Quest’anno al World Press Photo hanno partecipato 4.315 artisti dell’obiettivo da 130 Paesi diversi, per un totale di 74.470 immagini presentate e 45 vincitori di 28 nazioni.

Articolo tratto da La Freccia