In cover, il Giro d'Italia 2019 - tappa 3, da Vinci (FI) a Orbetello (GR) - km 220 © Fabio Ferrari/LaPresse

Le stelle non stanno a guardare, anzi, e sono sempre più rosa. Dante non andava in bicicletta, però quando passeggiava nella pineta di Classe, alle porte di Ravenna, e pensava al Paradiso, aveva davanti quello stesso mare dove, d’inverno, Marco Pantani sarebbe andato a pesca di sgombri. E Verona? Qui Alighieri visse sotto la protezione di Cangrande della Scala, e all’Arena non si sono forse conclusi alcuni dei Giri più emozionanti – Giovanni Battaglin, Francesco Moser, Ivan Basso o Richard Carapaz – con le gradinate diventate un girone infernale del tifo?

 

Il ciclismo vive di sfide, sudore, fatica e prove all’estremo dei limiti umani, e sarebbe piaciuto a Dante. Perché la sua essenza è il duello, come quando si prendevano le parti di questa o quella fazione nella Firenze del ‘300. È affascinante vedere come il Giro abbracci la storia e la faccia sua. Perché se si festeggiano i 700 anni dalla morte del Sommo Poeta o i 90 della Maglia rosa, i 160 dall’Unità d’Italia o il centenario della nascita del mitico commissario tecnico Alfredo Martini, lungo il filo rosa della corsa ideata dalla Gazzetta questi eventi diventano scrigni di cultura popolare.

 

Da Torino a Milano, da piazza Castello a piazza del Duomo, da sabato 8 a domenica 30 maggio, per 21 tappe e 3.479 chilometri si corre la 104esima edizione del Giro, di cui Trenitalia è Official Green Carrier.

Photo Gazzetta dello Sport

LA STORIA

Una leggenda nata il 13 maggio 1909 alle 2:53, nella notte di piazzale Loreto, a Milano: al via 127 pionieri ai confini tra sogno e azzardo. Le bici pesano oltre 15 chili e non hanno cambio. La Gazzetta dello Sport organizza il primo Giro d’Italia, evento straordinario per l’epoca, in otto tappe e quasi 2.500 km: da Milano a Napoli, il punto più a sud, e poi il ritorno.

 

La prima tappa, con arrivo a Bologna all’ippodromo Zappoli (nella zona dell’odierna stazione Centrale), misura 397 chilometri, e il romano Dario Beni la conquista dopo 14 ore alla media di 28,090 km/h. Ma alle 20 l’ippodromo chiude e il traguardo viene spostato all’Osteria del Chiù: per l’ordine d’arrivo completo bisognerà aspettare il giorno dopo. La classifica generale non è a tempi come oggi, ma a punti, quindi conta soprattutto piazzarsi. La prima avventura nel nuovo mondo del ciclismo si conclude all’Arena di Milano il 30 maggio 1909, l’entusiasmo della gente è tale che devono intervenire i Lancieri di Novara per proteggere e scortare i corridori: le cronache parlano di 500mila persone lungo il percorso finale verso Milano.

 

Vince un murato revaresino, Luigi Ganna, 25 anni, 1,76 per 80 chili, che conquista le tre tappe di Roma, Firenze e Torino, cioè le tre capitali d’Italia. Nono di dieci figli abita a Induno Olona, fuori Varese, e tutti i giorni va in bici a lavorare a Milano e poi torna a casa: 190 chilometri, il suo allenamento. Con il premio finale di 5.235 lire e i riconoscimenti delle varie aziende incasserà in totale più di 25mila lire, sufficienti per aprire un negozio, che diventerà poi una fabbrica di biciclette con il suo nome. Equivalgono a 110mila euro di oggi.

LA RINASCITA

La Gazzetta dello Sport vince così la sua scommessa, la strada è aperta. Nulla sarà più come prima e per la bicicletta il primo Giro diventa, ancor più, una spinta formidabile. La Corsa rosa che parte sabato 8 maggio da Torino per la terza volta nella storia dopo il 1961 e il 2011 (rispettivamente, a 100 e 150 anni dall’Unità d’Italia) è all’edizione 104: si è fermata per la guerra soltanto dal 1915 al 1918 e dal 1941 al 1945. Si ricominciò nel ‘46, con l’Italia da ricostruire, le strade distrutte, i ponti di barche dell’esercito per passare i fiumi: dal 15 giugno al 7 luglio, da Milano a Milano, primo Gino Bartali, secondo Fausto Coppi a 47”. Il Tour de France ce la farà soltanto un anno più tardi, nel 1947.

Giro d’Italia 2020 - tappa 18, Passo dello Stelvio (BZ) © Bettini Photo

IL PRESENTE

Spostato nel 2020 da maggio a ottobre per la pandemia, il Giro ritrova adesso la sua posizione in calendario. L’anno scorso è stato il primo grande evento sportivo in cui i tamponi molecolari e, soprattutto, antigenici (una “prima” per l’Italia), hanno rappresentato una difesa eccellente dal coronavirus: ne sono stati fatti oltre 6mila, tra squadre e staff, uno sforzo imponente. La “bolla” ha retto, la Corsa rosa è arrivata davanti al Duomo di Milano il 25 ottobre.

 

Adesso si riparte con un tracciato spettacolare, che sarà trasmesso in tv in 196 Paesi del mondo, con un’audience di quasi 900 milioni di telespettatori: a iniziare dalla cronometro inaugurale di Torino, da piazza Castello alla Chiesa della Gran Madre, con Filippo Ganna (non parente di quel Luigi) favoritissimo, lui che è campione del mondo in carica della crono e ha già conquistato la prima Maglia rosa nel 2020 a Palermo.

 

E poi... ci sono 35 chilometri di sterrato tutti in salita nel finale di Montalcino, nel Senese, la tappa che celebra il Brunello, la Wine stage diventata simbolica del matrimonio tra Giro ed eccellenze italiane; il passaggio da Ponte a Ema (FI) per onorare Gino Bartali e a Sesto Fiorentino per Alfredo Martini nel giorno di Bagno di Romagna (FC); la tappa da Ravenna a Verona per Dante; l’arrivo a Gorizia-Nova Gorica, Capitali della cultura europea nel 2025, dove il presidente della Repubblica Sergio Mattarella andrà in visita a ottobre; il traguardo di Cortina olimpica 2026, in un continuo gemellaggio con Milano.

 

Il bilanciamento tra cronometro e salite, 38 chilometri contro il tempo e otto arrivi in quota (dislivello totale 47mila metri): i primi quattro più agevoli, poi dallo Zoncolan (versante di Sutrio, il primo scalato nel 2003 sulla montagna friulana, quando correva ancora Pantani) inizia un Giro(ne) infernale, con cinque frazioni micidiali su otto. Le Dolomiti con Marmolada, Pordoi-Cima Coppi (la vetta più alta: 2.239 metri) e Giau (il versante più duro: 9,9 km al 9,3%); le inedite Sega di Ala sul Lago di Garda (11,2 km al 9,8%, punte 17%) e Alpe di Mera in Valsesia (9,7 km al 9%, punte 14%), fino allo spettacolo del Passo dello Spluga (dalla Svizzera), amico di Adorni in Maglia rosa nel 1965, e l’Alpe di Motta sopra Madesimo (7,3 km al 7,6%), ultimi giudici al penultimo giorno.

 

In gara 184 corridori divisi in 23 squadre. I campioni? Tanti, e forti: Vincenzo Nibali (che è stato frenato nell’avvicinamento al Giro da una frattura composta al radio del polso destro), il colombiano Egan Bernal, lo slovacco Peter Sagan, il campione italiano ed europeo Giacomo Nizzolo, e poi Elia Viviani, Giulio Ciccone, Damiano Caruso, il belga Remco Evenepoel, il francese Romain Bardet, l’australiano Jai Hindley, lo spagnolo Mikel Landa, il britannico Simon Yates. Più Ganna: il suo Piemonte l’aspetta già, in rosa.

AL GIRO CON TRENITALIA

Trenitalia è Official Green Carrier del Giro d’Italia 2021. L’azienda del Gruppo FS è presente in tutti i Villaggi della Corsa rosa con uno stand nell’area di partenza e uno in quella di arrivo delle diverse tappe. Inoltre, partecipa con un proprio team al Giro-E, evento ecosostenibile dedicato alle biciclette elettriche che si svolge parallelamente al Giro. Per questa iniziativa, Trenitalia è anche sponsor della Maglia verde Ride green che viene assegnata al vincitore della classifica Prova speciale. Infine, un treno Regionale Pop dedicato all’evento il 22 maggio trasporta ufficialmente il Trofeo senza fine, simbolo della gara ciclistica, da Cittadella (PD) a Conegliano (PV).

Articolo tratto da La Freccia