In cover, Alessandro Mazzara © Piero Capannini/Red Bull Content Pool

«Sul mio profilo instagram, sotto il nome, avevo specificato la professione “sportivo”. Poi l’ho cambiata con “artista” perché quello che fai con lo skate lo scegli tu. Con i tuoi salti, sei come un pittore che disegna acrobazie in aria». A parlare è Alessandro Mazzara, giovanissimo skater romano, chioma ispida e bionda, sguardo furbo, mani e piedi che vanno velocissimi. Nato nel 2004 a Erice, in provincia di Trapani, ha iniziato a praticare questa disciplina all’età di sette anni, nello skatepark di Cinecittà, a Roma, dove vive.

 

Da quel momento non si è più fermato e tra poco più di un mese, a soli 17 anni, partirà per la sua prima Olimpiade. Lo skateboard, nato sulla strada, è stato infatti selezionato per la prima volta come disciplina olimpica. Durante la nostra chiacchierata telefonica, Mazzara è rimasto sempre sullo skate: «Vivo 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana attaccato alla mia tavola. È come se fosse la mia ragazza, è sempre con me».

Sei tra i primi atleti di questa disciplina a partecipare alle Olimpiadi.

Per molti ragazzi che considerano lo skate non uno sport ma uno stile di vita, questa scelta non è vista benissimo. Per altri, me compreso, è una grande opportunità che consente di avere visibilità a livello mondiale. In America questa disciplina è molto praticata, come il calcio da noi, ma in tanti altri Paesi le strutture scarseggiano. Dopo le Olimpiadi, ci aspettiamo che le istituzioni costruiscano nuovi skatepark dove allenarsi.

 

Cosa si prova a poche settimane dalla partenza per il Giappone?

Inizierò a sentire la pressione la notte prima della gara. In questo momento penso solo ad allenarmi e a fare del mio meglio prima di arrivare a Tokyo. Se ti sei preparato bene non hai niente di cui preoccuparti.

 

I tuoi avversari?

In gara ci sono i 20 migliori al mondo, quindi tutti da tenere d’occhio, ma anche loro temeranno me. Ognuno di noi cercherà di dare il meglio per conquistare la medaglia olimpica. Sarà una competizione sana, siamo tutti amici.

 

Cosa temono di te?

Essendo nato in Italia, non avendo le strutture degli americani, ho molti punti deboli rispetto alla maggioranza di questi atleti. Nonostante questo, sono riuscito ad arrivare al loro livello. Quindi dovremmo chiederlo a loro cosa temono (ride, ndr).

 

Saranno dei Giochi diversi, ridimensionati per il Covid-19. Come vivi questa situazione?

Purtroppo sì, ma resteranno ugualmente le mie prime Olimpiadi. Non potremo uscire dall’hotel, vivremo in una bolla. Ogni nazione porterà il proprio cuoco, spero però che i Giapponesi ci preparino il loro sushi, che amo, mentre noi cucineremo la pasta.

 

Come si svolgono le vostre gare?

Saremo giudicati da cinque persone che in passato hanno praticato lo skate. Ci saranno qualifiche, semifinali e finali. Abbiamo 45 secondi di tempo per presentare la nostra esibizione. Ognuno, con i propri salti e le acrobazie, proverà a prendere il punteggio più alto. Ovviamente è vietato cadere, se lo fai sei fuori.

 

Possiamo definirlo lo sport della libertà?

Certo. Ti permette di esprimerti come vuoi, nessuno ti dice quello che devi fare. Di solito non abbiamo coach che ci impongono tabelle o prove da seguire. L’allenamento è prendere la tavola la mattina e usarla da solo o con gli amici. Lo skate è anche una metafora della vita: si cade e poi ci si rialza. Quando sei sulla tavola non pensi che puoi farti male, sei concentrato sulle emozioni che provi. Skateare ti dà la possibilità di conoscere nuovi amici, viaggiare, stare all’aria aperta.

 

Seguirai anche altre gare a Tokyo?

Io non ho mai visto un’Olimpiade in vita mia: durante quelle di Rio, nel 2016, avevo 12 anni. Seguirò sicuramente il surf, un’altra disciplina che arriva ai Giochi per la prima volta. Peccato perché doveva esserci Leonardo Fioravanti, ma non è riuscito a qualificarsi

 

Cosa metterai in valigia per questo lungo viaggio?

Le mie tavole e i pezzi dello skate, ma devo capire come ci si potrà vestire in gara prima di preparare i bagagli. Sicuramente metterò in valigia tanta grinta.

Articolo tratto da La Freccia

Si scrive Tokyo 2020, si legge 2021. Il più grande evento sportivo al mondo, a causa della pandemia, è stato posticipato di un anno, ma non rinominato. Finora le Olimpiadi non erano mai state rinviate, ma cancellate a causa delle due guerre mondiali. Venerdì 23 luglio, in Giappone, iniziano i Giochi olimpici, ridimensionati a causa del Covid-19, per concludersi l’8 agosto. Dopo 13 anni di assenza tornano baseball e softball, mentre i nuovi sport voluti dal Comitato olimpico internazionale sono karate, surf, arrampicata e skateboard. A seguire le Paralimpiadi, dal 24 agosto al 5 settembre.