In cover, il murales Diversity in Bureaucracy di JDL (Amsterdam), realizzato con la pittura Airlite
AGGIORNATO IL 16/07/2021
Alcuni murales a Città del Messico, le pareti di una scuola a Londra, l’interno del reparto di Oncologia in un ospedale a Torino: ad accomunarli una speciale vernice mangia-inquinamento, mescolata a una massiccia dose di innovazione e tenacia. Airlite è una pittura naturale in polvere, senza resine, in grado di purificare l’aria, prevenire le muffe, distruggere i batteri, riflettere le radiazioni solari e fare da barriera per il calore.
Dietro il prodotto eco-friendly c’è la startup AM Technology, fondata nel 2013 da Massimo Bernardoni e Antonio Cianci, conosciutisi a Shangai durante l’Expo del 2010.
LA TECNOLOGIA DI AIRLITE
L’idea risale a molto prima del 2013: «All’inizio degli anni 2000 sono venuto a conoscenza dell’esistenza di una molecola, sensibile alla luce, che due scienziati giapponesi avevano utilizzato per depurare l’acqua. Ho pensato, quindi, a qualcosa che si potesse applicare nel mio campo», spiega Bernardoni, che allora lavorava nell’azienda di famiglia che produceva materiali per l’edilizia.
Così fa brevettare una tecnologia, per le sue vernici, basata su un principio attivo che, in presenza di luce, riesce a scindere le molecole di nitrati d’azoto presenti nell’aria. Il meccanismo è simile a quello della fotosintesi clorofilliana delle piante che assorbono anidride carbonica e rilasciano ossigeno. «Era stato intercettato un problema prima ancora si avesse coscienza del problema stesso. Si discuteva di inquinamento, buco nell’ozono ed effetto serra, ma si era lontani dalla consapevolezza attuale».
Massimo Bernardoni al keynote speech Endless Road, organizzato da Zaojiu e Treccani-La Cultura Italiana a Hangzhou, in Cina, nel 2019
L'ESPERIMENTO DEL TUNNEL UMBERTO I A ROMA
L’intuizione all’avanguardia si scontra, però, con la diffidenza del mercato: «I potenziali clienti lo ritenevano un giocattolo. Erano scettici riguardo le applicazioni nella vita reale, in particolare sulle grandi superfici», ricorda Bernardoni. Per dimostrare le proprietà di Airlite, nel 2007 l’imprenditore propone al Comune di Roma di stenderla all’interno del tunnel Umberto I, galleria nel centro della città con un elevatissimo tasso d’inquinamento. Il traforo diventa un grande laboratorio: viene monitorata la qualità dell’aria al suo interno prima e dopo l’applicazione del prodotto. Dopo un mese l’inquinamento si era ridotto del 50%, i cittadini erano tornati ad attraversarlo a piedi e le pareti erano rimaste del bianco originario.
LE CERTIFICAZIONI INTERNAZIONALI
Nonostante l’attenzione suscitata dall’operazione romana, ripresa anche dalle telecamere della CNN, la risposta del mercato rimane tiepida. Bernardoni decide di non concentrarsi sulle vendite, ma di dotarsi di tutte le certificazioni necessarie ad acquisire credibilità. Ottiene quelle più prestigiose, tra cui la Gold Cradle to Cradle che valuta: impatto sulla salute, riutilizzo dei materiali, gestione delle energie rinnovabili e delle emissioni, gestione delle risorse idriche ed equità sociale. Il processo per ottenere le certificazioni spinge ad apportare continui miglioramenti al prodotto e ai processi connessi: «Da alcuni anni la fabbrica è alimentata solo da energia proveniente da fonti rinnovabili, abbiamo completamente eliminato la componente fossile. La pittura è composta al 40% da materiali riciclati. L’attenzione alla sostenibilità va dalla produzione allo smaltimento».
Con lo scoppio della pandemia e i riflettori puntati sulla qualità dell’aria e la sicurezza sanitaria, AM Technology approfondisce la ricerca sull’efficacia nell’abbattimento dei virus. I primi test condotti in Cina, Italia e Regno Unito evidenziano la capacità di Airlite di eliminare alcuni ceppi virali. Successivamente, la ricerca portata avanti con il Laboratorio BLS3 dell'Ispettorato Generale della Sanità Militare “Celio” dimostra che Airlite è in grado di neutralizzare anche il virus Sars-CoV2 in soli 15 minuti, senza generare modifiche genetiche e lasciando le superfici sanificate.
L’attestazione delle caratteristiche green e la tecnologia brevettata in 50 Paesi dà i suoi frutti: l’azienda comincia pian piano a essere conosciuta e contattata da privati, istituzioni pubbliche e grandi brand. La domanda è per abitazioni, uffici, hotel, scuole, ospedali.
Il murales Pauhaus di Pao (Milano)
FACCIATE, PARETI, TETTI E MURALES
«La scelta di Airlite è per molti acquirenti un modo concreto per mostrare, a clienti e dipendenti, l’attenzione rivolta ai temi della sostenibilità. Abbiamo avuto un boom di richieste per i murales, una forma di arte urbana fruibile da tutti che molto spesso veicola messaggi ambientalisti: utilizzare una pittura naturale e atossica conferisce ancora più forza al messaggio». Infatti 12 metri quadri dipinti con Airlite eliminano quello che emette un’auto Euro 6 in un giorno, mentre una superficie di 1.000 mq equivale alla creazione di un bosco della stessa estensione. Il risparmio energetico fino al 50% è un altro fattore di successo: «Siamo stati chiamati in una villa di Abu Dhabi per verniciare il tetto. La superficie, sotto il sole, arrivava a toccare 70 °C. Con Airlite, che scherma il calore, è arrivata a 40 °C: il proprietario, che aveva in casa 11 condizionatori accesi tutto il giorno, ne ha potuti togliere quattro», racconta il fondatore.
Il murales Outside In di JDL (Roma)
Tra le applicazioni più recenti di Airlite c’è anche l’Innovation Hub del Gruppo FS Italiane di Roma Termini. Nello spazio di via Marsala – pensato per far incontrare startup, istituzioni e investitori e stimolare la contaminazione delle idee – anche le pareti respirano innovazione. E quelle mura potrebbero ospitare nuovi progetti, visionari e ostinati come quello di Airlite.
L'Innovation Hub del Gruppo FS, a Roma Termini