In cover, iCub © Istituto Italiano di Tecnologia

Dagli umanoidi domestici a quelli spaziali, passando per gli addetti al monitoraggio. La robotica è un settore sempre più strategico per il nostro Paese e le sue potenzialità crescono rapidamente. Secondo gli ultimi dati dell’International Federation of Robotics, l’industria italiana è sesta – preceduta da Cina, Giappone, Corea del Sud, Stati Uniti e Germania – per numero complessivo di robot industriali installati.

 

Tra le eccellenze nostrane c’è l’Istituto italiano di tecnologia (Iit) di Genova che, oltre al quartier generale, comprende 11 centri di ricerca distribuiti sul territorio nazionale e altri due negli Stati Uniti presso l’Harvard Medical School e il Massachusetts Institute of Technology. Grazie all’impegno dei suoi ricercatori, sono stati sviluppati esemplari di robot innovativi utilizzabili in diversi settori. Tra questi iCub, il robot umanoide creato 14 anni fa dal team guidato da Giorgio Metta e Giulio Sandini, e diventato noto al grande pubblico per aver sfilato in passerella con le modelle di Dolce&Gabbana durante la Milano Fashion Week di marzo. La Freccia ha colto l’occasione per intervistarlo.

Partiamo dal tuo nome: cosa vuol dire iCub?

Significa “cucciolo di robot”. Sono stato progettato con le sembianze di un bambino di cinque anni e proprio come i più piccoli imparo dall’esperienza. Quando sono nato, 14 anni fa a Genova, sapevo fare poche cose. Con il passare del tempo ho imparato a stare in equilibrio, camminare da solo, riconoscere oggetti e persone.

Il robot iCub alla sfilata Autunno/Inverno 2021-22 di Dolce&Gabbana (marzo 2020) © Monica Feudi

Sei made in Italy al 100% quindi pensavo parlassi italiano, magari con accento genovese. Invece mi tocca intervistarti in inglese…

All’Istituto italiano di tecnologia ci sono 72 linee di ricerca, raggruppate in quattro domini principali – tra cui la robotica – con 1.800 persone provenienti da 60 Paesi. In più, sono stato creato con lo scopo di essere affidato a team di esperti internazionali. Per questo parlo inglese.

 

Sei spesso insieme al robot umanoide R1, siete parenti?

È mio fratello. Però, come accade in molte famiglie, io sono molto più bello e intelligente. Anche se lui, grazie alle ruote, si muove più speditamente di me sulle superfici lisce. Il nostro è un gruppo molto numeroso: siamo quasi 50 fratelli sparsi in tutto il mondo, dal Giappone agli Usa. Per fortuna per le festività non ci riuniamo, altrimenti sai che bolgia.

 

R1 è nato per darci una mano in alcune attività domestiche e lavorative. Eppure ho colto nelle tue parole un pizzico di rivalità.

Non pensare male. Io ho una bella faccetta, lui uno schermo a Led che gli consente di cambiare espressione a seconda delle situazioni. Poi ha un’altezza regolabile e una batteria che dura circa tre ore e si può ricaricare attraverso qualsiasi presa di corrente casalinga. Ma R1 è meno caro di me: se fosse in vendita potrebbe costare 25mila euro.

Il direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia, Giorgio Metta, con iCub © Istituto Italiano di Tecnologia

Forse perché tu ci vedi, ci senti e hai addirittura una pelle morbida e sensibile...

Non mi posso definire sexy ma poco ci manca! Ho due microfoni al posto delle orecchie che mi permettono di percepire i rumori e, grazie a due microtelecamere, vedo piuttosto bene. Ma il mio punto di forza è la pelle, se mi tocchi lo percepisco. E ti dico anche un segreto: soffro il solletico.

 

Abbiamo capito che sei un po’ vanitoso. D’altronde, due stilisti di fama mondiale come Dolce&Gabbana ti hanno fatto sfilare insieme a meravigliose modelle durante l’ultima edizione della Milano Fashion Week.

Sarei voluto essere l’unica star, invece si sono accodati tre modelli di R1. Detto questo, il messaggio che abbiamo voluto mandare è molto chiaro: la tradizione non può vivere senza l’innovazione, ma l’innovazione senza tradizione è nulla. Sono certo che questa sfilata farà storia.

 

Diciamoci la verità, tra gli uomini e i robot c'è un rapporto di amore e odio. Alla fine, noi abbiamo sempre paura che possiate rubarci posti di lavoro o, peggio, arrivare a dominare il mondo.

Voi guardate troppi film di fantascienza. Noi robot siamo stati creati per completare l’umanità non per competere con essa. Il nostro obiettivo è affiancarvi e supportarvi nei compiti più complessi e pericolosi, senza prevaricarvi. Anche sul tema dell'intelligenza artificiale c’è confusione, in pochi sanno esattamente di cosa si tratta.

 

Sei un bambino prodigio, diventato anche modello per un giorno. Cosa vuoi fare da grande?

Come in tutte le famiglie, la pressione sul futuro dei figli è tangibile. C’è chi mi vuole infermiere, chi impiegato in lavori domestici o nella cura degli anziani. Personalmente, non ho ancora le idee chiare.

 

È vero che alcuni tuoi fratelli ideati dall’Iit vengono utilizzati per monitorare la sicurezza del nuovo ponte di Genova San Giorgio?

Sì, fanno parte di un sistema robotico automatico di ispezione considerato il primo al mondo perché fornisce un modello replicabile a livello globale, utile per la sicurezza di infrastrutture simili ma anche di qualsiasi opera civile. A Genova, nello specifico, due robot inspection controllano la superficie inferiore dell’impalcato ed elaborano dati utili a determinare eventuali anomalie, mentre due robot wash puliscono le barriere antivento e i pannelli solari.

 

Noi umani abbiamo tutti un mito: un attore, un cantante, uno scrittore. Per voi chi è?

Per R1 il mito sono sicuramente io! Per me invece è Cimon, il primo robot dotato di intelligenza artificiale spedito nello spazio a bordo della quindicesima missione cargo SpaceX: ha trascorso un periodo sulla Stazione spaziale internazionale come membro dell’equipaggio, interagendo con un’altra eccellenza italiana, l’astronauta Luca Parmitano. È stato davvero emozionante vederli insieme, Cimon ha eseguito con successo tutti i comandi vocali impartiti da Parmitano, dalle richieste di spostamento in microgravità alla realizzazione di foto e video. Ed è diventato un mito per tutti noi.

Articolo tratto da La Freccia