Sarà una bicicletta a salvare il Pianeta dall’inquinamento e dal surriscaldamento globale? La due ruote da sola non può essere certo la panacea di tutti i mali, ma rappresenta sicuramente un esempio di quel modello di mobilità sostenibile a cui è necessario rifarsi affinché l’uomo non si estingua come i dinosauri. Se si considerano i mezzi di trasporto elettrici già in uso, dal monopattino alle auto, passando per i treni, e tenendo in prospettiva la diffusione dei mezzi alimentati a idrogeno, gli strumenti per ridurre (se non proprio azzerare) le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera sono quasi al completo.

Urbanismo tattico a Milano

Quasi, perché ciò che a volte ancora manca è la consapevolezza diffusa, nella società quanto nella politica, della necessità di una cultura green applicata alla vita cittadina. Alcuni passi in questa direzione sono già stati fatti, ma è necessario che il dibattito pubblico continui ad essere rinfocolato. Da oggi 3 febbraio e per quattro mercoledì consecutivi, si tiene ad esempio la prima edizione di MobilitARS, una serie di incontri gratuiti in streaming, in cui esperti come urbanisti, economisti, accademici, tecnici e amministratori sono chiamati a dare spunti e fare proposte per costruire una mobilità urbana sostenibile. Tra i partecipanti alla tavola rotonda del 17 febbraio anche Alberto Fiorillo, responsabile Servizi Intermodali per Rete Ferroviaria Italiana, con un intervento dal titolo Treni, stazioni, persone: intermodalità urbana.

Bici posizionate su un treno Trenitalia

L’evento, organizzato dalla società di comunicazione Bikenomist, in partnership con Selle Royal Group, azienda internazionale di selle e accessori per il ciclismo, si sviluppa in ogni giornata attorno a due aree tematiche. La città sana, quella che tutela la salute del cittadino osteggiando fenomeni come l’inquinamento atmosferico, per il quale solo in Italia muoiono 80mila persone all’anno, la sedentarietà, prima causa di malattie cardiovascolari, diabete, tumore al colon, e l’incidentalità stradale, che provoca la morte ogni anno di 1,2 milioni di persone nel mondo. E la città resiliente, che si adatta al cambiamento tenendo alta la qualità della vita, che affronta la crisi climatica impattando sull’ambiente il meno possibile, che sceglie ad esempio il verde di parchi e aiuole al grigio dell’asfalto.

Il parco pubblico urbanistico Superkilen, nel quartiere Nørrebro di Copenaghen, in Danimarca

Emergenza ambientale e sanitaria, lo insegna la recente esperienza della pandemia, non devono e non possono competere in una classifica di priorità. La salvaguardia dell’ecosistema merita la stessa attenzione da parte di governi, amministrazioni, enti e media di tutto il mondo di quella prestata al coronavirus. D’altronde le due questioni sembrano avere un legame: secondo diversi studi le aree più inquinate della Terra e quelle più colpite dal Covid-19 combaciano; e ancora, per restare in Italia, tra le cause del 15% di decessi per Covid-19 nel nostro Paese risultano esserci anche le patologie dovute a polveri sottili.

Infografica sul rapporto l'inquinamento atmosferico e il Covid-19

L’impatto avuto nella vita quotidiana della collettività, la paura nel trovarsi ad affrontare un nemico inizialmente sconosciuto e il numero impressionante di vittime sciorinato ogni giorno da giornali, tv e siti web fanno sembrare la pandemia come il vero problema per l’uomo del Terzo Millennio. E tuttavia, per quanto sia difficile somministrarlo all’intera popolazione in tempi brevi, un vaccino è stato trovato. Possiamo e potremo dire presto di aver trovato ugualmente una soluzione all’inquinamento e al global warming?

Parcheggio di auto

La strada da percorrere sembra lunga se ancora oggi il trasporto merci su gomma rilascia in Italia 29,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica; o se 18 città italiane risultano tra le prime cento in Unione Europea per la presenza nell’aria di biossido di azoto, l’inquinante responsabile dello smog che nel nostro Paese causa 14.600 decessi. La sfida ecologica, per la quale anche il Gruppo FS Italiane sta facendo la sua parte, è ancora tutta da affrontare. Non c’è tempo da perdere perché, ricordiamocelo tutti, non esiste un Pianeta B.