In cover, il Memoriale della Deportazione a Borgo S. Dalmazzo, Cuneo © Alessandro Panerati - Archivio ATL del Cuneese (2019)
Il 21 novembre 1943, dalla stazione di Borgo San Dalmazzo, in Piemonte, 331 persone - uomini, donne e bambini - vennero fatte salire sui vagoni merci e condotte prima al campo di concentramento di Drancy, a nord di Parigi, e poi ad Auschwitz. Si salvarono in 39. Erano ebrei stranieri, in fuga dalla Francia, richiusi da due mesi nell’ex caserma degli alpini, situata a poche centinaia di metri dalla stazione, scelta come luogo al servizio del disegno epurativo nazista assieme a Fossoli, Trieste e Bolzano. Il 15 febbraio 1944, altri 26 ebrei, prevalentemente italiani, furono deportati da questa stazione, diretti a Fossoli di Carpi, da dove furono poi inviati ad Auschwitz e Buchenwald. Solo due di loro sopravvissero. Il Memoriale della Deportazione, nel piazzale esterno della stazione, riassume tutto questo in un’installazione dal forte impatto visivo.
Oggi 27 gennaio, dalle 14:30 alle 18:30, è prevista l’apertura del percorso visita allestito presso MEMO4345, il Museo della Memoria a due passi dalla stazione. Per i visitatori, la fruizione dello spazio è libera e gratuita. Si riceverà inoltre un lumino che, al termine del tour, potrà essere acceso al Memoriale della Deportazione.
MEMORIALE DELLA DEPORTAZIONE
Nel 2006 il ricordo di questi fatti storici viene reso indelebile con l’inaugurazione di un monumento che trasforma un binario morto e un vagone abbandonato in un racconto fatto di nomi e date, di vite spezzate e di viaggi senza ritorno per rinnovare la memoria di questo luogo che porta impresso il passaggio di un periodo intenso della storia. L’installazione, realizzata dallo studio Kuadra di Cuneo, è costituita da una piattaforma in cemento armato, un’ipotetica banchina di servizio ai tre vagoni merci acquistati dal Comune. Circondata da massi di varie dimensioni e illuminata lungo il perimetro, sulla piattaforma sono allineati i nomi dei deportati: in piedi, in grandi lettere d’acciaio corten, i nomi dei 19 sopravvissuti; a terra, incisi in targhe che corrono parallele ai binari, i 338 nomi di chi non tornò più. Accanto a ogni nome, un numero indica l’età della persona al momento dell’entrata nel campo di concentramento di Borgo San Dalmazzo e una sigla la sua nazionalità. I nomi sono raggruppati per nuclei familiari, separati da quelli successivi attraverso una lastra di metallo non incisa, a sottolineare quei legami che furono spezzati. Il Memoriale è stato realizzato nell’ambito del progetto Interreg La memoria delle Alpi, che ha coinvolto le zone alpine transfrontaliere di Italia, Francia e Svizzera per promuovere la conoscenza e la valorizzazione del territorio con particolare riferimento al periodo della Resistenza.
MEMO4345
Accanto al Memoriale della Deportazione di cui rappresenta un ideale prolungamento, lo scorso settembre è stato inaugurato MEMO4345: un percorso espositivo multimediale storico e didattico - allestito, dagli stessi architetti cuneesi di studio Kuadra, all’interno dell'ex chiesa seicentesca di Sant’Anna - nel quale i visitatori possono riflettere sugli elementi essenziali della Shoah in Europa e approfondire la conoscenza di quelle 357 persone portate barbaramente alla morte. Molti di loro erano nati in Polonia, Germania, Ungheria, Slovacchia, Romania, Ucraina, Russia; altri in Grecia, Croazia, Francia e Belgio. Uno luogo per capire e interrogarsi. Alla base della narrazione proposta dall’esposizione c’è la ricerca storica. Ne ha guidato la realizzazione Adriana Muncinelli, collaboratrice dell’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea in provincia di Cuneo e già ideatrice e responsabile del progetto Oltre il nome portato avanti insieme a Elena Fallo. Al centro dello spazio, l’allestimento di valigie e fagotti dei deportati si offre come seduta per la fruizione di contenuti audio-video (infografica, interpretazioni teatrali filmate, divulgazioni e riflessioni orali). Il museo varierà spesso i propri contenuti, per consentire a cittadini e visitatori di instaurare un vero e proprio dialogo continuo con la storia della città. Un progetto fortemente voluto dal comune di Borgo San Dalmazzo, realizzato con il contributo del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (nell’ambito di Vermenagna-Roya) e Fondazione CRC.
«Il Memoriale della Deportazione vuole essere a futura memoria: funge da simbolo, da significato di una storia che ha avuto un epilogo tragico, fatto di soprusi e di mancate libertà.» dice il sindaco Gian Paolo Beretta «E MEMO4345 nasce e sorge proprio vicino al Memoriale. Un laboratorio di idee, per gli studenti e la collettività, che non vuole fermarsi solo alla storia di quegli anni ma che vuole avere uno sguardo al presente e anche al futuro. Un museo dinamico, in itinere, affinché si crei sia una profonda coscienza storica sia una maggiore consapevolezza sull’attualità, in grado di farci comprendere cosa accade là dove la democrazia non c’è. Non a caso Borgo San Dalmazzo è stata insignita nel 2001 con la Medaglia d'Oro al Merito Civile.»
Numerose le iniziative in presenza e online per commemorare le vittime della Shoah
27 gennaio 2021