Photo Eleonora Proietti

“Tegamini è un diario che racconta di me da ormai 10 anni, stiamo sconfinando negli 11. Nel tempo, si è espanso su altre piattaforme, nuovi luoghi dove comunicare con linguaggi sempre diversi. Parlo di libri perché è la mia professione: ho iniziato nell’ufficio marketing di Einaudi, sono passata successivamente a leggere manoscritti per la narrativa straniera e poi anche a tradurli. Ed eccomi: traduttrice, blogger e, la parte del mio lavoro che definisco con una parolaccia, influencer.”

 

È così che si presenta Francesca Crescentini, conosciuta sui social come Tegamini e inserita da Il Sole 24 Ore nella classifica dei 10 book blogger italiani più influenti 2020. Miglior snapchatter ai Macchianera Awards 2016, oggi il suo profilo Instagram è seguito da oltre 120mila follower. Grande appassionata di libri, sempre allegra e sorridente, nei suoi contenitori online (da qui il nome Tegamini) mescola gli ingredienti che compongono il suo mondo.

Ascolta l'intervista integrale a Francesca Crescentini, in arte Tegamini

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Qual è stato il momento in cui la passione per la lettura ha dato vita sui social al tuo lavoro?

Non c'è una data precisa, è avvenuto gradualmente. Continuo ad alimentare Tegamini perché mi piace raccontare degli aneddoti e, inevitabilmente, parlo di libri perché sono parte integrante della mia vita. Un interesse che amo condividere con la community. Nessuna decisione finale quindi, è stato semplicemente uno sviluppo organico di quello che già stava accadendo.

 

I libri e i social, chi l’avrebbe mai detto! Pensi che le case editrici dovrebbero “osare” di più per arrivare a un pubblico più vasto?

È un percorso che si sta sviluppando. Quando mi affacciai al mondo del lavoro, Einaudi fu la prima casa editrice ad aprire un profilo Twitter. Un esperimento che ha funzionato e che fatto da apripista. Negli ultimi anni, gli editori si sono aperti al tema e a questi nuovi luoghi, diventati piazze virtuali dove chiacchierare e aggiornare il proprio pubblico. È ormai una parte importante della comunicazione con specificità e linguaggi da conoscere e gestire. Non ci si improvvisa.

 

La pandemia da Covid-19, a tuo avviso, sta contribuendo a far riscoprire l’importanza dei libri?

Siamo un Paese che si lamenta un po’ troppo dello stato drammatico dell’editoria quando, in realtà, c’è uno zoccolo duro di forti lettori. In questo periodo pandemico poi, i libri sono stati sicuramente un buon rifugio. Sono equipaggiatissimi per aiutarci: un modo per fare un passo a lato rispetto alla realtà ed evadere in altri mondi.

Tra i primi negozi a riaprire al termine del primo lockdown ci sono state proprio le librerie e anche in questa nuova fase sono rimaste praticamente sempre aperte. Pensi che vadano considerate nelle categorie essenziali?

Il fatto che si sia pensato alle librerie in questo modo è stato un gesto incoraggiante, positivo e utile. Un lumino acceso a fronte di altri settori del mondo culturale - musei, cinema, teatri e arene - rimasti chiusi e che tutt’oggi purtroppo non sanno quando potranno riaprire.

 

Il Natale è ormai alle porte. Un libro che consiglieresti in questo periodo storico?

Un libro che suggerisco e che potrebbe essere un interessante esercizio di lettura è 101 esperienze di filosofia quotidiana di Blackie edizioni. È scritto da Roger-Pol Droit, consulente filosofico dell’Unesco. Attraverso una serie di spunti e una meditazione guidata, vengono proposti dei semplici temi su cui riflettere. Quando parliamo di filosofia ci vengono in mente grandi pensatori e testi molto difficili ma in realtà, può essere una pratica quotidiana.

 

E un #LibriniTegamini per chi viaggia in treno?

Ho fatto la pendolare prima da Piacenza a Milano e poi da Torino a Milano e ho sempre avuto la mia oretta da dedicare alla lettura. Ricordo che tra i libri che mettevo in borsa, mi piacevano quelli brevi che iniziavo quando salivo in treno e finivo poco prima di scendere. Consiglio dunque tre libri di Francesco Piccolo: Momenti di trascurabile felicità, Momenti di trascurabile infelicità e Momenti trascurabili vol. 3. Sono testi arguti, simpatici e molto veri perché fotografano le nostre buone e cattive abitudini. È come se raccontassero anche un po’ di noi.