Foto in apertura di Giacomo Meneghello

Per scalare la cima del Monte Bianco, di solito, un alpinista impiega circa due giorni. Marco De Gasperi, lo skyrunner di Bormio (SO) che vanta sei titoli mondiali di corsa in montagna, il 16 luglio del 2015 è partito dalla piazza di Courmayeur per salire sulla cima più alta d’Europa e tornare di nuovo al punto di partenza. Per percorrere 51,8 chilometri, con 3.750 metri di dislivello positivo, ha impiegato 6 ore 43 minuti e 52 secondi, tempo con cui ha battuto per due minuti il record mondiale. Un sogno che si è realizzato dopo un’attesa di 22 anni.

L’impresa del “Dega”, come lo chiamano gli amici, è raccontata nel testo “Dio abita all'ultimo piano” scritto da Roberta Orsenigo, in libreria dallo scorso giugno, pubblicato da Gribaudo. Il volume fa parte di una nuova collana dedicata agli sport “minori” curata da Gabriele Romagnoli.

Foto di Giacomo Meneghello

Cosa ricordi di quel giorno?

Tante emozioni. Non è stata una semplice gara, ma una vera e propria impresa che ha richiesto una grande preparazione atletica e organizzativa. Ho seguito la logistica e l’organizzazione delle persone che mi hanno aiutato lungo per il percorso.
 

Il momento più difficile?

Scendendo dalla via italiana Ratti-Grassinelli, si passa su una cresta che si chiama Piton des Italiens. Qui ho perso un po' di lucidità per la stanchezza e sono scivolato. Grazie alle corde fisse messe dalle guide alpine, sono riuscito a fermarmi in tempo. Solo dopo mi sono reso conto che avevo rischiato di fare un volo di 600 metri.

Come è nata l’idea di questo record?

Era una cosa che mi frullava in testa da tempo. Fino al 1993 la salita sul Monte Bianco era una delle prime gare di Sky Race, riservata a pochissimi atleti. Io avevo 16 anni e mi ero qualificato per questa corsa. Purtroppo per motivi di età, essendo una gara molto pericolosa, non mi hanno fatto partecipare. A 38 anni, quando ho tentato questo record, è stato come tornare indietro nel tempo e chiudere un cerchio.
 

Corri anche sui ghiacciai. Come è il loro stato di salute?

Pessimo. A sedici anni ero salito ugualmente a seguire la gara come spettatore e avevo visto il ghiacciaio del Dome: era impressionante e grandioso. Rivederlo dopo venti anni è stato doloroso. Si è abbassato di oltre cinquanta metri in altezza, non è più il ghiacciaio che negli anni ‘90 faceva paura. 

Foto di Giacomo Meneghello

C’è un personaggio sportivo che ti ha ispirato?

Mio padre. È stato un precursore di queste corse ed è lui ad avermi trasmesso la passione per la montagna. Da ragazzo non avevo miti “patinati”. C’erano invece atleti come Adriano Greco, vincitore dell’ultima gara sul Monte Bianco. Per me era uno sportivo inarrivabile.
 

Hai corso anche dentro i grattacieli più famosi al mondo

Sono le gare sulle montagne delle città. Ho partecipato un po' per mettermi alla prova, un po' per curiosità. I gestori degli edifici invitavano gli atleti a correre per raggiungere la vetta: l’Empire State Building a New York con 1.586 gradini, il “Taipei 101” a Taiwan o il Menara KL Tower in Malesia con 2.058 scalini.

Foto di Giacomo Meneghello

Ci suggerisci qualche percorso da fare questa estate in montagna?

Io abito nella zona di Bormio, consiglio di scoprire le montagne dove i nostri soldati hanno combattuto la Prima Guerra Mondiale; sono luoghi ricchi di storia e ricordi. Località di questo tipo si trovano un po' su tutto l’arco alpino. Sull’Adamello, lo Stelvio, il Monte Scorluzzo o le Cime di Rims. In Valle d’Aosta è molto bello camminare in Val Veny, sul balcone del Grandes Jorasses da dove si può ammirare il massiccio del Monte Bianco. Dalla vicina Val Ferret invece si possono raggiungere gli storici rifugi Bertone e Bonatti.
 

E se volessimo dormire in rifugio?

Questa è sicuramente un’esperienza da provare. Ti permette di vivere la montagna di sera e la notte. Un’ occasione per staccare la testa dai nostri pensieri.
 

Cosa ci consigli di mettere nello zaino?

Quando prepariamo lo zaino non dobbiamo mai dimenticarci che il clima in montagna può cambiare in modo veloce e repentino. È importante partire con un cambio e delle scorte alimentari, utili per sopperire a eventuali cali che possono verificarsi durante la giornata.

La tecnologia come può aiutarci durante un’escursione?

Lo smartwatch misura la distanza e la quota salita, in modo da poter dosare al meglio le energie. Il GPS dà la nostra posizione. Sono strumenti che possono anche salvarti la vita, permettendo di essere rintracciati in caso di emergenza. Molto usata anche l’app “112 Where are u”, che dà la possibilità di inviare una richiesta di aiuto ed essere geolocalizzati immediatamente anche nei luoghi più remoti.