In cover, La Rappresentante di Lista © Rori Palazzo

Quest’anno il Festival di Sanremoal Teatro Ariston dal 2 al 6 marzo – ha puntato sulle realtà indipendenti. Il direttore artistico e conduttore Amadeus ha messo in piedi un cast che vede nomi (probabilmente) sconosciuti ai più, ma amatissimi dai giovani. Tra questi La Rappresentante di Lista, band nata nel 2011 dall’incontro tra la cantante Veronica Lucchesi e il polistrumentista Dario Mangiaracina. La loro idea unisce scrittura visionaria, cantautorato e sonorità elettroniche.

 

Dopo i dischi (Per la) via di casa e Bu Bu Sad, nel 2018 arriva il successo di Go Go Diva, seguito da un tour zeppo di sold out, con il brano Questo corpo inserito nel soundtrack del serial Sky The New Pope, di Paolo Sorrentino, e nella fiction Il Cacciatore 2, su Rai2.

 

Il pezzo in gara al Festival si intitola Amare. Che valore assume, oggi, questa parola?

[D] Ci piace l’idea che sia un verbo all’infinito, volendo anche un imperativo. Da quando abbiamo iniziato a scrivere, l’amore è stato al centro delle nostre canzoni. In un momento come quello che stiamo vivendo è giusto attivare l’amare, che non è amore.

[V] Esatto. L’amore, in qualche modo, è talmente grande da essere un colosso che non si riesce a spostare. Invece la parola amare è un moto verso qualcosa, verso una comunità che abbiamo voglia di riabbracciare.

[D] La canzone parla di rinascita. Tutti i nostri brani hanno un potere apotropaico: sconfiggere il male ed essere una speranza. Amare serve, a chi la canta, per risorgere e ricredersi sulla bontà del mondo.

 

Non eravate convinti della bontà del mondo?

[V] Abbiamo avuto crolli emotivi legati a questo tema.

[D] C rediamo c he l ’arte d ebba e ssere anche politica. Abbracciare il tema dell’amare – sviluppato in tutto il disco – è prendersi la briga di seguire anche altri filoni come l’ecologia e il femminismo. È una bandiera sotto la quale unire le voci di ripresa e resistenza.

 

La canzone, nello specifico, di cosa parla?

[D] È un inno in cui ci si accorge di essere in un momento disastroso della propria esistenza. E si trova la forza per risollevarsi. Abbiamo avuto la fortuna di portare il nostro collettivo nella produzione del brano, che ha visto la collaborazione del musicista e produttore Dardust.

 

L’avete conosciuto l’anno scorso, quando vi siete esibiti con lui e Rancore sul palco dell’Ariston, nella serata dei duetti.

[V] Un rapporto che ha mantenuto la sua spontaneità, anche quando ci siamo ritrovati in studio. Un bellissimo scambio di gioia a servizio del messaggio della canzone, per esaltare il significato di un testo.

Vi definite una queer band pop. Anche il pezzo sanremese prosegue in questa direzione?

[D] Queer pop significa libertà, fuori da ogni definizione catalogante. È come se il brano fosse costituito da scene che attraversiamo. Ed è legato alla fluidità di arrangiamenti, sonorità e percorsi musicali.

 

Vi siete spesi molto contro la chiusura dei teatri, avvenuta nonostante ci sia stato un solo contagio su 350mila spettatori da metà giugno a inizio ottobre 2020.

[V] Chi fa il nostro lavoro ha una gestione meticolosa del proprio pubblico. È stato molto strano vedere surrogati del teatro con spettacoli in streaming. Nulla di sbagliato, ma l’incontro con l’altro è la chiave fondamentale di questo mestiere e non si può sostituire.

 

Quello di quest’anno sarà il Festival della rinascita?

[V] Il cast restituisce una sensazione forte: ho ritrovato volti incontrati nei palcoscenici indipendenti. Mi sono sentita accolta.

[D] La direzione artistica si è accorta di qualcosa che era già in nuce: la musica indipendente fatta di artisti con un percorso già avviato, in alcuni casi, diventa mainstream. Non era scontato, ma ci ha aiutato a capire che eravamo sulla strada giusta.

 

Che cos’è, oggi, La Rappresentante di Lista?

[V] Un progetto plurale, una costellazione di professionisti mossi degli stessi sentimenti: stupirsi, meravigliarsi, cercare il bello.

[D] Adesso attorno a noi abbiamo un collettivo e un’ottima etichetta: il sogno di creare una factory è quasi realizzato.

 

Vivete a Palermo. Che cosa significa questa città per voi?

[D] È un porto dai mille colori che conosce l’accoglienza. Le contraddizioni sono tante, ma solo qui sarebbe potuto nascere questo progetto trasversale.

Articolo tratto da La Freccia