A due anni dall’album Singing to strangers, il cantautore Jack Savoretti ritorna in pista con Europiana, un disco fresco, dalle sonorità vintage, che pesca a piene mani dalle composizioni del Vecchio Continente. Ne abbiamo parlato con l’artista inglese di origini italiane che, nel 2022, inaugura il tour live proprio nel nostro Paese.

 

Qual è stato il punto di partenza per questo lavoro?

Il lockdown. In quel periodo, ho voluto creare un mondo nella mia testa con i ricordi più belli della mia infanzia. E ho scritto la colonna sonora del viaggio che non potevo fare. Spero di regalare a chi ascolta l’album la sensazione di spalancare la finestra in un giorno d’estate.

 

Come hai scelto i suoni?

Volevo la familiarità delle canzoni che mi hanno accompagnato, degli artisti che associo alle vacanze in Italia, all’essere liberi, al primo amore, il primo bacio, il primo viaggio di notte.

 

Quali sono i cantanti che colleghi all’estate?

Lucio Battisti, Abba, Air, Phoenix, Julio Iglesias, Daft Punk, Giorgio Moroder, Charles Gainsbourg, Yves Montand, Patty Pravo, Loredana Bertè, Massive Attack, la lista è lunga. Li ho messi tutti in campo per definire la musica di questo progetto: sono europei nel modo di presentarsi, di cantare, nel dare valore alla melodia, nel raccontare una storia.

 

Il singolo apripista Who’s hurting who vanta la collaborazione di Nile Rodgers degli Chic.

Ho pensato che ci sarebbe stata bene la sua chitarra. E il mio produttore mi ha proposto di chiederglielo. Ma prima di cominciare a registrare ho voluto spiegare bene a Nile il fulcro di questo concept album, che vuole essere una panoramica sul sound del Vecchio Continente dagli anni ‘60 a oggi. Perché Rodgers è stato un po’ il catalizzatore del progetto: ha portato la disco music dai club underground statunitensi al mainstream. E in Europa si è scontrato con la tradizione cantautorale. Essendo il padrino del movimento, volevo la sua benedizione.

 

In questo album, c’è anche la tua famiglia: The way you said goodbye parla dell’incontro con tua moglie che, insieme ai tuoi figli, è coinvolta nel coro di tre brani.

L’album si apre e si chiude con le voci dei miei figli. Le volevo naïf, per catturare l’innocenza nel modo di approcciare la musica. Mia figlia ha registrato ad Abbey Road nel microfono di Frank Sinatra. Le ho detto che da lì si può solo scendere (ride, ndr).

Articolo tratto da La Freccia di agosto 2021