In cover, da sinistra: Alessandro Armillotta, Marco Armellino e Alessandro Lancieri, fondatori di AWorld
Nella vita ci sono momenti o eventi che possono cambiarne il corso e farti ripensare a quello che stai facendo. Ad Alessandro Armillotta, piemontese di 34 anni, è successo quattro anni fa. «Lavoravo negli Stati Uniti per un’azienda di moda», racconta, «e un giorno sono andato a Guangzhou, in Cina, per visitare alcune fabbriche che producevano jeans e magliette. Ho visto persone in condizioni precarie, che faticavano dentro immobili fatiscenti per pochi dollari al giorno. Quando ho chiesto quale fosse il colore della nuova collezione, mi hanno risposto di guardare le sfumature del fiume dove finivano i prodotti di lavorazione delle industrie. In quel momento ho capito che quello che stavo facendo non rispecchiava il mio modo di essere».
Così insieme a due amici, Marco Armellino e Alessandro Lancieri, dopo una serie di studi e tentativi non andati subito a buon fine, ha creato l’app AWorld, disponibile per iOS e Android. Uno strumento che punta a promuovere uno stile di vita sostenibile attraverso il gioco. In breve tempo, la start up fondata dai tre giovani è diventata una struttura con 14 collaboratori e sedi a Torino e New York.
E non è tutto: la loro applicazione è stata selezionata dall’Onu come dispositivo per supportare la campagna globale ActNow contro il cambiamento climatico. Oggi chi apre il sito delle Nazioni Unite la trova direttamente in homepage. Un grande successo per un giovane imprenditore con la passione dell’e-commerce partito dalla provincia di Vercelli.
Alessandro, come sta la Terra?
In molti pensano che il lockdown abbia dato una grande mano all’ambiente, ma in realtà il pianeta non sta bene. Abbiamo perso il 40% della biodiversità negli ultimi 20 anni e si stima che nel 2050 il mondo sarà abitato da nove miliardi di persone. Malgrado nascano nuove idee per affrontare queste sfide, c’è ancora tanto da fare.
La tecnologia può aiutarci?
Sicuramente, ma la cosa più importante è la consapevolezza. Dobbiamo ricordarci sempre che ci troviamo in mezzo a una crisi climatica indotta dall’uomo: sono state le nostre azioni, nel tempo, ad aver creato danni enormi.
Com’è nata l’idea dell’app?
Volevamo sensibilizzare le persone sul tema della sostenibilità mostrando l’impatto di ogni singola azione. Chi compra una maglietta a Milano non sa che è stata prodotta dall’altra parte del mondo, da un individuo pagato pochi dollari al giorno che vive in un contesto precario.
Perché il nome AWorld?
Noi viviamo nel mondo A, l’unico che abbiamo a disposizione perché non esiste un pianeta B. Vogliamo bene a questa Terra e dobbiamo preservarla.
Come funziona?
È come un “Frankenstein” che unisce tecniche di vendita cinesi e conoscenza delle Nazioni Unite con un’anima italiana. Ci siamo mossi con l’obiettivo di creare una maggiore consapevolezza utilizzando il sistema del gioco a punti, come abbiamo imparato in Cina. Più azioni compi e più ottieni punti che si tradurranno in buone pratiche per la Terra.
Spiegaci meglio…
AWorld sfida la community a entrare in azione per raggiungere alcuni obiettivi, per esempio risparmiare in due mesi 200 tonnellate di CO2. Per ogni target raggiunto un partner mette in palio un premio destinato alla Terra, come la piantumazione di alberi, l’acquisto di un pozzo o di boe che raccolgono la plastica in mare.
Peccato che una vita sostenibile sia spesso vista come una vita di rinunce.
È vero. Vogliamo far capire che basta veramente poco per generare un impatto positivo. Una doccia che dura cinque minuti anziché dieci fa risparmiare 47 litri d’acqua. Non bisogna per forza smettere di mangiare carne, ma provare a fare un pasto vegetariano una volta a settimana. Il punto vincente sono le piccole azioni compiute dalla collettività.
Anche nei trasporti dobbiamo fare scelte green.
Tra le buone azioni c’è quella di prendere il treno e non l’aereo. Per noi il viaggio Milano-Roma si fa solo così, è diventato uno stile di vita. Il treno è il trasporto del futuro, magari da affiancare a un veicolo elettrico o un monopattino per raggiungere la stazione da casa e viceversa.
Aziende e governi stanno facendo abbastanza?
Sono convinto che questa sensibilizzazione parta dal basso per andare verso l’alto. Molte persone, soprattutto i giovani, nelle loro azioni quotidiane sono molto attente al risvolto ambientale.
Un libro che ti ha ispirato?
La nazione delle piante di Stefano Mancuso, pubblicato da Laterza. Mi ha fatto capire l’importanza di alberi, erba e foglie e la loro trasformazione avvenuta in milioni di anni. Ho scoperto che il nostro pianeta è in vita grazie a pochi elementi fondamentali: il sole e le piante che ogni giorno fanno il miracolo di trasformare l’anidride carbonica in ossigeno.
Come vedi il futuro?
Viviamo in un mondo dove un albero, dal punto di vista finanziario, vale più da morto che da vivo. Lo stesso accade per un elefante: sono più preziose le sue zanne che la sua salute. Fino a quando l’economia ragionerà così e non ci saranno regole precise per la salvaguardia del pianeta, lasceremo un mondo peggiore alle prossime generazioni.
Articolo tratto da La Freccia