In cover Massimo Ciccotti con Luca Argentero
«Piacere, sono Alessandro Moretti», dice stringendo la mano all’attonito medico d’ospedale, che scopre così l’impensabile, e cioè che la sua simpatica sorellina down ha un fidanzato, down anche lui. È una delle scene più belle della decima puntata di Doc- Nelle tue mani, la fortunata serie tv con Luca Argentero, in onda giovedì in prima serata su Rai1, che ha raggiunto più di sette milioni di spettatori e oltre il 30% di share.
Ma quasi nessuno sa che Alessandro Moretti è in realtà la prova provata che le politiche per l’inclusione e le pari opportunità di FS Italiane non sono soltanto nobili declamazioni destinate a rimanere sulla carta. Perché Alessandro è Massimo Ciccotti, 37 anni di Colleferro (RM), attore ma soprattutto ferroviere doc. Massimo, infatti, da ormai 15 anni è impiegato in Mercitalia Logistic, la controllata di FS che gestisce il traffico merci su rotaia. «Mi è sempre piaciuto recitare. L’ho fatto anche in teatro. Sono stato Rugantino in un’edizione interpretata da ragazzi e ragazze down. Ma il mio vero lavoro è un altro, e mi piace tanto».
Massimo con la sua amica Ludovica Scandorza
Massimo ogni mattina prende da solo il treno, viene a Roma Termini e da lì sale su un bus che lo porta allo scalo merci di San Lorenzo, dove è impiegato amministrativo nella società del Gruppo FS che si occupa di trasporti cargo e logistica. Nel pomeriggio stessa storia per il ritorno: due ore di viaggio al giorno che non sembrano pesargli affatto, tanto è il piacere di rendersi utile e di stare insieme ai suoi colleghi, che gli vogliono un gran bene: «Massimo ha portato una ventata di allegria nel nostro ufficio. È una persona sempre positiva, non lo abbiamo mai visto arrabbiato o triste. Ama scherzare e ridere con tutti», dicono di lui.
Ma come è cominciata l’avventura di Massimo in Ferrovie? Racconta la dirigente che lo selezionò: «Siamo sempre stati sensibili al tema dell’inclusione e delle pari opportunità. Poi una sera abbiamo visto in tv un servizio delle Iene che spiegava come la sindrome di Down fosse quasi sempre connessa a una progenitura tardiva. La vita media delle persone che ne sono affetti si è alzata parecchio negli ultimi decenni e, avendo genitori anziani, rischiano spesso di trovarsi soli in età adulta. Quindi il lavoro per loro significa soprattutto intraprendere una strada per l’autosufficienza».
Così è stato deciso di contattare l’Associazione italiana delle persone down, che in genere fatica a convincere le aziende ad assumere: «Quasi non ci credevano che un’impresa si candidasse spontaneamente. Per la selezione, ci mandarono due giovani poco più che ventenni: Giorgia e Massimo, appunto. Si presentarono tutti e due carinissimi e ingiacchettati. Io feci il colloquio di rito e riferii gli esiti al mio superiore, con una precisazione: “Sono entrambi in gamba ed entusiasti della prospettiva, io avrei deciso, ma avvisi lei il candidato che non prendiamo perché io non ho il coraggio”. Lui mi rispose: “Come dicevano i contadini? Dove c’è da mangiare per due c’è anche per tre. Prendiamoli entrambi!”».
Massimo Ciccotti
Ormai sono passati 15 anni e il bilancio della scelta è più che positivo, non solo per loro ma per tutti i colleghi. Quelle inevitabili difficoltà, gelosie e competizioni non proprio corrette che sempre albergano in ogni posto di lavoro finiscono per perdere efficacia quando devono confrontarsi con la diversità. Ovunque Massimo abbia lavorato in questi anni, ne ha beneficiato l’intero l’ambiente di lavoro.
«L’impiego in FS è stato importantissimo per lui, ha acquisito una maturità e una consapevolezza di sé che prima non aveva», conferma Fiorella, la sua splendida mamma. Per quanto riguarda il (poco) tempo libero Massimo lo utilizza per inseguire le sue passioni: «Faccio molta palestra, ho fondato un’associazione di fan del culturismo, poi non mi perdo una partita della magica Roma e amo viaggiare: i miei fratelli mi portano spesso con loro in giro per il mondo. Mi piace incontrare persone di altri Paesi e confrontarmi con chi ha la mia stessa sindrome (a tale proposito, infatti, cura la pagina Cromosomi in viaggio su Facebook, ndr). Poi recito. Lavorare con Luca Argentero e altri attori importanti su Rai1 è stato straordinario. Lo sai che adesso la gente mi ferma per strada e mi riconosce?».
Insomma, oltre ad avere una vita molto piena si sente veramente realizzato: «Fare l’attore e lavorare come ferroviere sono entrambe esperienze bellissime, ma quello che mi aiuta di più è il tanto amore da cui sono sempre circondato. Mi ha talmente cambiato che ormai mi scordo che da piccolo ero down!» E ridendo della sua stessa battuta se ne va, senza un abbraccio che solo il Covid-19 ha potuto impedire.
Articolo tratto da La Freccia