Il sale è prezioso. Fin dall’antichità ha avuto una straordinaria importanza economica, militare e sociale. Il termine “salario”, la paga che spettava ai soldati romani talvolta corrisposta in natura, dimostra quanto fosse prezioso. Il sale era indispensabile, oltre che per dar sapore alle vivande, anche per conservare carne, pesce e tutto quanto fosse utile per la sussistenza. Chi lo aveva a disposizione poteva intraprendere esplorazioni avventurose e campagne militari di conquista. L’estrazione e la lavorazione del sale sono frutto di un complesso e ingegnoso processo tecnologico millenario. Un tour tra le saline è una fantastica esperienza ecologica, storica e di gusto.
Trapani. Il sale dei Fenici
Nell’area del Mediterraneo i primi ad avviare una lavorazione del sale furono i Fenici, popolo dedito al commercio ed alla navigazione che dunque aveva bisogno vitale dei preziosi granelli per conservare le merci.
Le saline siciliane di Trapani, Paceco e Marsala sono ancora oggi funzionanti con grandi vasche di raccolta, mulini a vento, spettacolari piramidi di bianco abbagliante. Federico II ne favorì lo sviluppo iscrivendole al Monopolio imperiale. Il Sale di Trapani, è diventato un presidio Slow Food, utilizzato per la salatura della bottarga di Favignana.
L’oasi di Priolo
La riserva naturale delle Saline di Priolo (SR) è gestita dalla Lipu impegnata nella protezione dell’avifauna. La visita guidata è una straordinaria occasione per conoscere il patrimonio ornitologico italiano che si annida tra le vasche dove l’acqua marina, essiccando, genera il sale.
Sale di Cervia
Quello siciliano è un sale molto “salato”. Per assaggiarne uno più dolce bisogna viaggiare fino a Cervia (RA) nel Parco del Delta del Po. Il sale marino di Cervia origina dall’acqua di mare ed è integrale perché lavato solo con acqua madre dopo la raccolta. Nella vasca Salina Camillone, il sale è pazientemente raccolto a mano sotto lo sguardo attento dei fenicotteri che la popolano durante le varie stagioni dell’anno. Il Sale di Cervia è “dolce” perché composto da cloruro di sodio purissimo ed è particolarmente apprezzato dai gourmet più raffinati.
Il sale del Papa
Le vasche di Tarquinia, in provincia di Viterbo, risalgono al Medioevo. Il picco di produzione lo raggiunsero in epoca papalina, ai primi dell’Ottocento: si estraeva, infatti, il sale del papa. La produzione ha chiuso i battenti nel 1997. La salina ora è un’area ambientale protetta dove i visitatori possono consumare un pic-nic (portandosi però il sale da casa) ed ammirare durante la sosta la riproduzione degli uccelli migratori.
I record di Santa Margherita di Savoia
La salina più grande d’Italia, con 4.500 ettari di estensione, è quella pugliese di Santa Margherita di Savoia (BT). Fin dai tempi dell’antica Roma - siamo poco lontani dalla via Appia che collegava la Caput Mundi con Brindisi e l’Oriente - si svolgeva un’intensa attività estrattiva. Il sale si forma naturalmente nelle vasche ricoperte d’acqua. Oggi la produzione sfiora i 6 milioni di quintali l’anno. La visita al museo storico permette di comprendere a pieno l’affascinante nascita del sale.
I pellicani di Molentargius
Quella di Molentargius, in Sardegna, era una salina unica al mondo per la contemporanea presenza di bacini d’acqua dolce e salata. L’attività estrattiva è terminata nel 1985, ma la visita dell’ecosistema naturale è affascinante specialmente dopo l’arrivo di un pellicano che ha stabilito la propria dimora nel vecchio stabilimento per la produzione di sale.