In cover, la Dora Baltea (AO) © cosca/AdobeStock

«Almeno una volta l’anno, vai in un posto dove non sei mai stato prima». È il buon consiglio del Dalai Lama – che tutti speriamo di poter seguire presto, liberi dal Covid-19 – ad aprire il travel book Ciclovie di Trenitalia: un invito a scoprire itinerari green, con la bici e il treno regionale, magari costeggiando i principali corsi d’acqua del nostro Paese.

 

Camminare lungo le rive di un fiume accompagnati dai suoni e i profumi del bosco, scoprendo capolavori naturali e luoghi incontaminati, è una delle opportunità più rilassanti e rigeneranti che la primavera possa offrire.

LA DORA BALTEA E I SUOI GIOIELLI

Si può partire da Aosta, pedalando (o passeggiando) fino alla stazione ferroviaria di Verrès lungo le anse della Dora Baltea. Attraverso 50 chilometri di piste ciclabili ben mantenute e strade a bassa intensità di traffico s’incontrano splendidi castelli, come quelli di Fénis e Issogne, ma anche ponticelli, vigneti e boschi, con un’unica salita impegnativa che porta a Saint-Vincent.

 

Un altro itinerario, di media difficoltà ma per lo più pianeggiante, corre parallelo alla Dora Baltea nel cuore del Canavese, in Piemonte. Da Chivasso (TO) si raggiungono le frazioni di Betlemme e Mandria percorrendo vie secondarie e poi un saliscendi fino al lago di Candia, il cui parco è una delle zone umide più importanti della regione. Qui si può ammirare la flora e la fauna lacustre, come ninfee, iris, castagne d’acqua, pellicani e aironi bianchi e rossi. E non manca il bike park per chi vuole affittare una due ruote. Un ultimo tratto pianeggiante porta poi a Ivrea. Attraversata sempre dalla Dora Baltea, che dal Monte Bianco confluisce dolcemente nel Po, questa cittadina gode di bellezze naturali come l’Anfiteatro Morenico, un rilievo di origine glaciale creato dal trasporto di sedimenti nel bacino del fiume. A dominare il paesaggio, su una collinetta, il Castello Sabaudo dalle caratteristiche torri rosse. 

Una bici lungo il Delta del Po © alessandrogiam/AdobeStock

DAL TICINO AL PO
Un altro itinerario da non perdere parte da Pavia, la città delle cento torri, una delle località lombarde più ricche di storia. Catturano lo sguardo i pittoreschi vicoli del centro storico, la maestosità del Castello Visconteo, i chiostri universitari ricchi di storia e cultura, la Basilica di San Michele, capolavoro romanico-longobardo e luogo delle incoronazioni imperiali, e la Basilica di San Teodoro, dedicata al protettore di pescatori, barcaioli e commercianti.

 

Percorrendo il Ponte Coperto, antica porta della città, si raggiunge Borgo Ticino, dove le piccole case dei fiumaroli sono a pochi passi dalla riva. Appena oltrepassata la porta sull’argine, ci si ritrova immersi nel lussureggiante Parco del Ticino. Da sempre legato in modo inscindibile al fiume, nel borgo il tempo scorre placido come l’acqua. Meritano una visita le riserve naturali Bosco Negri e Bosco Grande, ricche di specie vegetali e faunistiche tipiche degli ambienti fluviali e paludosi.

 

Per osservare il gioco delle correnti nel punto in cui il Ticino confluisce nel Po, e si mescola a lui per due chilometri, si va sul Ponte della Becca, che congiunge i comuni di Vaccarizza e Tornello. Seguendo il grande fiume, lungo la ciclopista del Po e la Via Francigena, si arriva a Piacenza, catturando paesaggi dimenticati e scoprendo luoghi ricchi di curiosità e aneddoti legati ai popoli che da millenni ne abitano le rive. Il Po scorre sotto i ponti piacentini, si insinua nelle lanche dell’Isola de Pinedo e si allunga verso Isola Serafini dove, dalle grandi spiagge bianche che il fiume crea e disfa continuamente, si assiste allo spettacolo dell’Adda alla fine del suo viaggio.

 

Il sito visitporiver.net raccoglie tutte le informazioni sulle ciclovie e i consigli di viaggio per esplorare al meglio il più importante corso d’acqua italiano. Che nasce torrente dal Monviso, poi cresce e si gonfia con i primi affluenti fino al suo ingresso trionfale a Torino: qui è d’obbligo una visita al Castello e al Parco del Valentino che si specchiano nelle sue acque calme. 

Parco del Valentino, Torino © lorenzobovi/AdobeStock

IN SELLA LUNGO L’ADIGE
Un’altra ciclabile ben descritta nel travel book di Trenitalia è quella dell’Oltradige, 20 chilometri da Bolzano a Caldaro, realizzata recuperando il tracciato di un’ex ferrovia di fine ‘800. Il primo tratto fino a Castel Firmiano segue e incrocia il corso dei fiumi Isarco e Adige, passando attraverso vigneti e gallerie, dopodiché le possibilità sono due: seguire il percorso verso il Lago di Caldaro, il bacino d’acqua naturale più grande, basso e caldo delle Alpi, dove ci si immerge già da maggio, o passeggiare fino in paese.

 

I più allenati possono pedalare da Trento a Bolzano per 60 chilometri lungo l’Adige, mentre per chi vuole semplicemente godersi l’aria di primavera, in sella o a piedi, c’è il Tru do l’Ega, sentiero lungo l’acqua. Si parte dal paese di Badia (BZ) seguendo il torrente Gadera, su strada sterrata fino a La Villa e ritorno. Solo dieci chilometri con poco dislivello, adatti anche alle famiglie con bambini, con una divertente sosta al Parco dei cervi di Sompunt. Chi vuole può proseguire, sempre lungo il Gadera, fino a Corvara o, verso est, per San Cassiano.

SULLE RIVE DEL SILE
In Veneto, il tracciato della ferrovia dismessa che collegava Treviso a Mantova porta a scoprire verdi campagne ricche di gioielli architettonici tra cui Villa Badoer, Villa Cornaro e Villa Pisani. Gli ultimi chilometri del tratto padovano della Treviso-Ostiglia passano per Piazzola sul Brenta, dove non può mancare una tappa alla barocca Villa Contarini. La ciclabile è attualmente percorribile da Treviso a Grisignano di Zocco (VI), per una sessantina di chilometri, mentre a Badoere si incrocia la pista del Sile.

 

Da non perdere l’Oasi di Cervara, dove madre natura è regina, bagnata dai fiumi Sile e Siletto, con ingresso dal trecentesco mulino circondato anche dalle acque del torrente Piòvega. Qui, dove un tempo era attiva la peschiera, oggi si ammira il sistema di cattura dei pesci ben ricostruito nell’Oasi, mentre la ruota di legno gira ancora azionata dall’acqua limpida. Un ambiente naturale intatto, classificato come sito di interesse comunitario per il rifugio della fauna selvatica e la conservazione della flora spontanea del Sile. 

La Riviera Garibaldi del fiume Sile, Treviso © dianacrestan/AdobeStock

DAL TAGLIAMENTO ALL’ISONZO
In Friuli-Venezia Giulia a spiccare è il Tagliamento, con i suoi 170 chilometri di acque verdi e turchesi che attraversano le montagne. Ha una bellezza algida e selvaggia, come le Alpi Carniche da cui nasce. È possibile seguire il suo corso compiendo un viaggio all’insegna della natura selvaggia, grazie ad antiche vie di pellegrinaggio lungo le quali ammirare deliziosi paesini.

 

C’è poi la tratta italiana della ciclovia Alpe Adria, 176 chilometri da Grado (GO) a Tarvisio (UD). Si parte dalla città lagunare collegata alla terraferma con un ponte ciclabile di sei chilometri, direzione Aquileia-Palmanova- Udine. Pedalando verso nord, in provincia di Udine s’incontrano Buja, Osoppo, Gemona e Venzone, uno dei borghi più belli d’Italia, con le sue imponenti mura medievali e celebri monumenti come il Duomo di Sant’Andrea e la Cappella di San Michele. Lungo la Val Canale s’incrocia diverse volte il fiume Fella, che confluisce nel Tagliamento vicino Venzone, in un paesaggio bucolico quasi fiabesco.

 

Superando Pontebba e Tarvisio si giunge al confine di Coccau, dove la ciclovia Alpe Adria prosegue per altri 234 chilometri fino a Salisburgo, in Austria. Vicino a Udine, invece, Cividale del Friuli – cittadina dai molti luoghi d’interesse culturale – offre la visione del Natisone che corre verso l’Isonzo. In sella si percorre facilmente la strada principale che collega Cividale con la Valle dell’Isonzo, costeggiando Monte Matajur lungo il Natisone, godendo di scorci meravigliosi come la veduta del santuario della Beata Vergine di Castelmonte, della chiesa di Sant’Antonio con la cima del Krn sullo sfondo o del ponte di Napoleone nella stretta dell’Isonzo, sconfinando in Slovenia fino a Tolmin. 

Articolo tratto da La Freccia