In apertura il percorso tra Sezze e Priverno (LT), foto dell'Associazione Europea delle Vie Francigene

«Tutte le strade portano a Roma», si sentivano rispondere i viandanti medievali quando cercavano informazioni lungo la via, quasi a dire che era difficile perdersi in direzione della Città Eterna. Negli ultimi anni questo celebre motto sta tornando di attualità, grazie anche al notevole impulso che la Regione Lazio sta imprimendo nel mettere a sistema la rete viaria pedonale e rendere dunque effettivo l’antico proverbio. Una prospettiva interessante specialmente in vista del Giubileo, grazie alla straordinaria possibilità di percorsi a piedi che permetteranno a milioni di pellegrini di raggiungere il caput mundi anche con i propri passi. Un progetto che sancisce un ricongiungimento importante tra il Lazio e Roma, giacché comprendere una città di tale importanza nel proprio territorio porta con sé, tra i suoi impattanti effetti collaterali, sia onori che oneri.

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La difficoltà principale è frutto di un paradosso: l’infinita bellezza di una sola città rischia di eclissare un territorio straordinariamente prezioso. Quanti, infatti, trai turisti che prevedono di visitare San Pietro o il Colosseo, includono nel loro viaggio un passaggio nella Tuscia o in Ciociaria, in Sabina, nell’Agro Pontino o ai Castelli Romani? Anche per questo la Regione sta puntando in maniera specifica sul turismo lento, e in particolare sui cammini, non solo per collegare il territorio con la Capitale, ma anche «per connettere le aree interne tra di loro». Ce lo spiega l’assessore al Turismo Valentina Corrado: «La ricchezza del Lazio sorprende soprattutto nelle aree interne, capaci di regalare tesori artistici e naturalistici che non appartengono ai cluster turistici più frequentati, come per esempio quelli del mare o dei laghi. E per conoscere questi territori i percorsi a piedi sono il veicolo ideale».

Il cammino verso Poggio San Lorenzo (RI) sulla Via di Francesco

Il cammino verso Poggio San Lorenzo (RI) sulla Via di Francesco, foto di Fabrizio Ardito

È un progetto di attenzione corale al Lazio attraversato a passo lento, che ha preso ufficialmente avvio nel 2017, «quando è stata votata all’unanimità dal consiglio regionale una legge per la realizzazione, manutenzione, gestione, promozione e valorizzazione della rete dei cammini», prosegue Corrado, citando il testo ufficiale. «Intesi come vere e proprie infrastrutture turistiche, i cammini sono al centro dei pensieri della Regione: è un settore su cui investiamo ogni anno attraverso specifici programmi di finanziamento».

Un tema delicato riguarda la prolificazione di nuovi percorsi a piedi, visto che quello dei cammini è il trend turistico in maggior crescita nel Paese: «Per il momento ci siamo concentrati a riconoscerne ufficialmente cinque e questo ci mette nelle condizioni di promuoverli adeguatamente», continua l’assessore. «Ciononostante, esistono moltissimi altri percorsi con cui siamo in costante contatto, grazie al fitto intreccio dei sentieri curato dalle sezioni del Club alpino italiano (Cai) e a tante altre iniziative per creare cammini tematici organizzate da una lodevole rete di associazioni e volontari. Certamente estenderemo il numero degli itinerari riconosciuti a quelli che stanno dimostrando di lavorare su percorsi coerenti da un punto di vista storico, culturale e territoriale».

Senza contare che tutte queste vie portano un beneficio enorme alla popolazione, sia a chi abita nei luoghi che vengono attraversati – con una ricaduta straordinariamente positiva per gli esercenti nel settore ricettivo, commerciale e della ristorazione – sia per chi le percorre a piedi: «Camminare è ormai un’esigenza riconosciuta da tutti, e quando un’escursione ti offre anche l’opportunità di scoprire un borgo o fare tappa in un’area archeologica, il valore aggiunto è impagabile».

A tal proposito Silvio Marino, consulente di cammini e turismo outdoor per la Regione Lazio, che è anche un esperto viaggiatore a piedi, aggiunge: «In questi ultimi anni la Regione si trova a dover arginare il rischio di un’eccessiva proliferazione di iniziative, per garantire ai turisti standard ottimali in termini di sicurezza e di segnaletica, ma anche di promozione e valorizzazione. Solo così possiamo rendere efficace il lavoro compiuto da tanti cittadini che si sono messi a disposizione del territorio».

Abbazia di San Benedetto, Montecassino (FR)

Abbazia di San Benedetto, Montecassino (FR)

Il Lazio non è soltanto Roma, dunque, e la sua scoperta passa anche attraverso differenti possibilità di percorsi a piedi. Andiamo dunque a esplorare i cinque cammini già ufficialmente riconosciuti, partendo dai due più noti, la Francigena Nord e la Sud. La prima si sviluppa su nove tappe che toccano Acquapendente, Bolsena, Montefiascone, Viterbo, Vetralla, Sutri, tutti centri in provincia di Viterbo, e Campagnano, nella città metropolitana di Roma, per giungere nella Capitale dopo circa 200 km, includendo anche la possibilità della variante cimina (40 km). La Francigena Sud riparte da Roma in direzione Santa Maria di Leuca (LE), seguendo il tracciato delle antiche vie romane: Appia Antica, Prenestina, Latina, Casilina e antichi tratturi, per abbracciare cattedrali e santuari alla volta del Sud Italia e quindi del Medioriente. Con partenza dai Castelli Romani, attraversa località come Cori, Fondi, Formia, Gaeta, in provincia di Latina, fino a Sessa Aurunca (CE), lungo i 250 km della direttrice Appia Pedemontana. O come Palestrina (RM), Anagni e Paliano (FR), Frosinone, Ceprano (FR) sulla direttrice Prenestina-Casilina (220 km).

Il terzo è il San Benedetto, uno dei cammini più emblematici della regione, attraversata per 14 tappe (su un totale di 16) lunghe complessivamente 265 chilometri. Dalle pendici dei Monti Reatini ai Lucretili, passando per la Valle dell’Aniene, in direzione del fiume Liri, tocca Leonessa, Poggio Bustone, Cantalice, Rieti, Belmonte in Sabina, Rocca Sinibalda, Castel di Tora, Orvinio, in provincia di Rieti. Poi Mandela (RM) e, in provincia di Frosinone, Trevi nel Lazio, Collepardo, Casamari, Isola del Liri, Arpino, Roccasecca, oltre a meravigliosi luoghi del culto benedettino come Subiaco (RM) e Montecassino (FR).

La Via Amerina (VT)

La Via Amerina (VT), foto di Luca Cristofanelli

Enorme l’estensione del Cammino di San Francesco nel Lazio: 500 chilometri distribuiti tra un percorso principale da Labro (RI) a Roma (123 km, accedendo alla Capitale da Monterotondo), un percorso nella Valle Santa reatina (dov’è imperdibile la tappa a Greccio), la direttrice Tiberina (85 km, con passaggio a Farfa), oltre a ulteriori varianti, per disegnare una lunga avventura a piedi che interseca in più punti il percorso dedicato al patrono d’Italia (San Francesco) e al santo patrono d’Europa (San Benedetto).

La Via Amerina, invece, nacque come collegamento tra l’antica città estrusca di Veio – ora corrispondente al borgo di Isola Farnese (RM) – e Ameria, l’attuale Amelia, in provincia di Terni. Nella sua parte laziale consta di 60 chilometri, attraversa territori vulcanici, la Valle Tiberina e antichi reperti di epoca preromana, toccando Campagnano di Roma e, in provincia di Viterbo, Civita Castellana, Corchiano, Nepi, Orte e Vasanello.

Tra i numerosi altri cammini che attraversano il Lazio citiamo alcuni trai più importanti, a partire dal Di qui passò Francesco (cammino pioniere del turismo lento in Italia) e il suo affascinante proseguimento, il Con le ali ai piedi (da Poggio Bustone, nel reatino, alla Puglia), il Cammino nelle terre mutate, che passa per Amatrice e Accumoli (RI), il Cammino naturale dei parchi, la Via dei lupi, il Cammino dei briganti, fino all’antica Via Clodia, che dal Colosseo conduce alla Maremma Toscana.

Articolo tratto da La Freccia.